E' un dato di fatto emerso in modo evidente in queste prime cinque giornate di campionato: questo Toro senza Bianchi non può stare. Che piaccia o meno, l'attaccante e capitano granata garantisce alla squadra di Ventura peso specifico là davanti, in un reparto che già fa molta fatica a segnare e a farsi rispettare. Il tecnico ligure ha provato diverse soluzioni in questo avvio di stagione, ma i migliori risultati a livello di prestazioni, di gioco e talvolta anche di punti, li ha ottenuti con il numero nove in campo.

Contro l'Inter, anche per una chiara questione tattica, sull'1-0 nerazzurro toglierlo ha portato la squadra di Stramaccioni al raddoppio: d'altronde i granata, che sulle palle lunghe potevano affidarsi all'ex giocatore del Manchester City, avevano perso il loro riferimento. La cosa si è ripetuta a Genova: questa volta l'1-0 è del Toro (ed è firmato Bianchi), ma arriva poi la sua sostituzione e poco dopo arriva anche il pareggio blucerchiato. Anche in questa situazione non è un caso, al di là delle ingenuità individuali (vedi Glik): il Toro, a Genova, nel finale è andato in sofferenza e non ha più avuto Bianchi come soluzione offensiva utile.

Ultimo esempio è Toro-Udinese: Bianchi è fuori dall'undici titolare, i granata giocano bene e creano anche senza di lui, ma col suo ingresso si fa strada un pizzico di rammarico, forse anche nella testa di Ventura. Bianchi dà l'impressione di essere il padrone dell'attacco e insieme con Santana dà un ultimo impulso a un match stregato: non basta, ma la sensazione è stata chiara. In questo Toro la qualità manca un po' dappertutto, anche e soprattutto in attacco, dove di alternative 'vere' a Bianchi non ce n'è: deve giocare lui, possibilmente sempre, altrimenti un Toro che già fatica a fare gol finirà per tornare in quel posto che nessun tifoso vuole più sentire nominare.