Il Torino aveva iniziato bene, per certi versi alla grande. Il mercato era sembrato – ed era – ordinato, sensato, intelligente e consistente. Un Torino pronto per l’80-90 percento (all’incirca) è stato consegnato nelle mani di Ventura e poi aggiustato ulteriormente nel corso della prima fase di ritiro. Qualche intoppo ha poi complicato i successivi piani granata: l’incognita portiere, la telenovela Ghoulam e il punto interrogativo riguardante l’attacco hanno reso più complicato il mercato del Toro. Là davanti Cairo infatti vorrebbe ancora fare un regalo a Ventura, ma le opzioni per cui vale la pena spendere qualcosa sono davvero poche e difficili da raggiungere comunque: e poi bisognerebbe sfoltire. E Meggiorini, pur essendo in bilico, sembra motivato a restare. Ecco poi che sul lato sinistro del campo resta un vuoto, parzialmente colmato solo da Masiello e dallo spostamento di D’Ambrosio dalla sua fascia di competenza. Qui, a differenza dell’attacco, bisognerà intervenire a tutti i costi: e lo stesso vale per il discorso portiere. Assodato che su Gomis non si vuole puntare come titolare (legittimo e comprensibile), allora il talento cresciuto nel vivaio granata è bene che trovi una squadra nella quale giocare (in prestito): nel frattempo il Torino dovrà prendere un nuovo numero uno. Il tempo però non è poi molto: se è vero che la società si era mossa bene, scandendo al meglio l’arrivo di nuovi acquisti, ora rischia di essere di nuovo in ritardo e di ingaggiare gli ultimi 2-3 rinforzi necessari con l’acqua alla gola e a condizioni sconvenienti. Con un’aggravante tecnica: più passa il tempo, e meno possibilità avrà Ventura di mettere al pari dei compagni gli eventuali nuovi arrivi del Toro.