Le premesse negative c’erano tutte prima di Torino-Catania: i siciliani erano reduci da una buona ripresa dopo un avvio di campionato non all’altezza delle loro aspettative, ma si trattava comunque di una squadra ‘malata’, piena di difetti e lacune. Il Torino invece era la squadra che doveva vincere a tutti i costi dopo la brutta figura di Cagliari. Il confronto numerico tra le due formazioni non indicava altro che una vittoria sicura dei granata e questo solitamente era il momento in cui il Toro perdeva, resuscitando l’avversario di turno, ormai calcisticamente morto. Stavolta invece non è accaduto, anche se quel gol di Leto ad inizio del secondo tempo ha fatto pensare a tutti: ‘Ecco, ci risiamo. Non vinciamo nemmeno questa’. Sì, è un pensiero negativo e che non dovrebbe insinuarsi nella mente dei tifosi, ma c’è: perché il passato resta, in qualche modo, ed è difficile cancellarlo in dieci minuti. La diffidenza resta per anni, anche se le cose vanno discretamente bene, perché per troppo altro tempo le cose sono andate malissimo, anche nel recente passato. Quindi è legittimo pensare che a Torino ci sia una corrente di negativismo eccessiva, ma è anche legittimo che le cose stiano così: provate a mettervi nei panni dei tifosi, per capirlo. Detto ciò, quello di ieri è stato un piccolo ma significativo passo in un cammino ben più lungo di 90 minuti: prima di Natale bisogna trovare un minimo di continuità di risultati. Ed è qui che arriva la seconda prova di maturità di questa settimana per il Toro: vincere ancora senza sedersi dopo una vittoria convincente come quella di ieri. Il pensiero negativo dice ‘figurati se vinciamo a Genova, avranno già tutti la pancia piena dopo il 4-1 al Catania’, ma una squadra che vuole dimostrare di avere una mentalità vincente saprà rispondere a queste voci mettendo in campo la giusta fame sabato prossimo. Per adesso però godiamoci una vittoria, per una volta in cui è possibile.