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  • Trump presidente, capire prima di giudicare

    Trump presidente, capire prima di giudicare

    • Luca Serafini
    Dopo l'esito delle presidenziali americane, in Italia da una parte si è scatenata l'ondata delle vignette, dei toni della tragedia, degli insulti all'elettorato statunitense, della paura.

    Chi davvero è preoccupato o come al solito indignato - l'indignazione in epoca Social non si nega mai a niente e nessuno - per l'esito del voto americano (ma anche chi non lo è), dovrebbe piuttosto interrogarsi. Dovrebbe avere dubbi. Dovrebbe cercare di capire. Dovrebbe cercare risposte facendo domande, non emettendo sentenze su processi di cui non sa nulla. 

    1) Com'è stata possibile una sconfitta così cocente per i media? Com'è possibile che non avessero né intuito né tanto meno capito niente, ma proprio niente, di quello che stava accadendo?

    2) Perché gli americani hanno votato così? Per protesta contro il passato o per reale fiducia nel futuro promesso da Trump? 

    3) Erano più spaventati dalla realtà, della quotidianità che stavano vivendo (loro, nel loro Paese, giorno dopo giorno) o da quello che sarebbe accaduto con la Clinton invece che con Trump? 

    4) Le prime parole del presidente Trump, da toni e contenuti così lontani da quelli della sua campagna elettorale, sono credibili? 

    Non si possono liquidare temi così profondi, inquietanti con 140 battute o con fotomontaggi ironici. E basta. La sorpresa del mondo deve avere elementi per arrivare alle radici di quanto è accaduto e soprattutto quanto accadrà. Per potersi preparare. 

    Davanti ai grandi eventi dell'umanità dovremmo imparare a farci domande e cercare risposte. Per capire. Prima di giudicare.

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