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  • Udinese, sistema di scatole cinesi per nascondere i capitali al Fisco e favorire il Watford. La società smentisce

    Udinese, sistema di scatole cinesi per nascondere i capitali al Fisco e favorire il Watford. La società smentisce

    16.45 LA SMENTITA - L'Udinese ha pubblicato sul suo sito ufficiale una smentita all'articolo di Repubblica di questa mattina.

    8.45 UDINESE SOTTO INCHIESTA - Lo Stato italiano ha una squadra in Premier League. A sua insaputa. E anche lo Stato spagnolo ne ha una. Ma la cosa ancor più singolare è che la squadra è la stessa. Il Watford Football Club. Potrebbe sembrare una battuta, ma in Europa ci sono almeno due magistrati, il procuratore di Udine Antonio De Nicolo e José de la Mata di Madrid, che non stanno ridendo. Da tempo infatti hanno aperto due inchieste sullo stesso argomento: il “Sistema Pozzo”. A spiegare di cosa si tratta è il magistrato spagnolo del Juzgado Central de Instrucción numero 5, che si occupa di reati economici. «L’oggetto delle investigazioni sono le presunte irregolarità commesse da Gino Pozzo ed Enrique Pina Campuzano, nonché dalle imprese e dai club di calcio a loro collegati» . Ovvero l’Udinese, il Watford e, fino al 2016, il Granada. Tre squadre, tra campionati, un unico sistema.

    Gino è il figlio del patron dell’Udinese Giampaolo Pozzo ed è accusato, sia in Italia sia in Spagna, di frode fiscale. Pina Campuzano, arrestato un mese fa, è l’ex presidente del Granada sospettato di essere, oltre che evasore, anche riciclatore di soldi. I tre club, secondo le carte istruttorie visionate da Repubblica, formano un triangulo mercantíl. «I ricavi generati dalla vendita dei giocatori vengono sistematicamente distratti all’Erario dei rispettivi Paesi e vanno a finire in una holding lussemburghese chiamata Fifteen Securitisation» . Secondo il registro commerciale spagnolo, non presentano bilanci dal 2015. «La Fifteen è collegata a sua volta con altre due holding nello stesso paradiso fiscale, la Gesapar e la Kalmuna, che sono le vere proprietarie dell’Udinese Calcio. Entrambe controllate da Gino Pozzo».

    Gesapar e Kalmuna, dunque. Non due società qualunque. Della Gesapar Giampaolo Pozzo ha appena l’1,56 per cento, Gino lo 0,1 per cento. «I primi amministratori della Gesapar - si legge nel libro Fuori Gioco del giornalista dell’Espresso Gianfrancesco Turano - sono il fiduciario svizzero Giuseppe Volpi e il lussemburghese Jean Faber, referente di Sergio Cusani per i soldi della maxitangente Enimont trasferiti alla Banque International à Luxembourg».
    Gli investigatori italiani e spagnoli concordano su quale sia lo scopo del triangulo mercantíl, costruito su una galassia di società e scatole cinesi alcune delle quali aperte in Paesi offshore: drenare capitali dall’Udinese e dal Granada, nasconderli al fisco e pomparli nelle casse del Watford. «Che grazie ai diritti televisivi della Premier League è diventata la gallina dalle uova d’oro del Sistema Pozzo», ragiona un finanziere. Qui occorre aprire una parentesi: i diritti della serie A inglese valgono moltissimo. Basti pensare che nella passata stagione il Sunderland, ultimo in classifica, percepiva 93 milioni di sterline, al cambio più di quanto abbia preso la Juventus campione d’Italia. Sempre in quella stagione il Watford incassò 102 milioni di sterline.

    La famiglia Pozzo acquista il Watford nel 2012 quando è una presenza abbastanza anonima della Championship, la serie B inglese. Con l’imprenditore italiano arrivano anche il portiere dell’Arsenal Manuel Almunia, Marco Cassetti in prestito dall’Udinese e il tecnico Gianfranco Zola. Nella prima annata della nuova gestione si classifica al terzo posto. Nel 2015, finalmente, la promozione in Premier League, da cui il Watford mancava da otto anni. Per la famiglia Pozzo è una notizia due volte buona: sportivamente ed economicamente. Cominciano, però, anche i guai. Secondo i magistrati di Udine prima, e di Madrid poi, la promozione è stata ottenuta con una maxi evasione fiscale a danno dell’Erario italiano e della Agencia tributaria spagnola.


    La guardia di Finanza lavora sull’Udinese e i suoi proprietari da due anni. Nella prima perquisizione fatta nella sede i militari clonarono tutto il contenuto del server. La procura italiana si è basata su 24 rogatorie ( tra cui Spagna, Inghilterra, Lussemburgo, Montecarlo, Svizzera, Ghana, Olanda, Cina) per arrivare a contestare 63 milioni di euro per nove operazioni ritenute inesistenti, evasione ed esterovestizione. Di questi, una quarantina sarebbero finiti al Watford, il resto al Granada il quale, in parte, li avrebbe girati al club inglese.
    «Non è vero» , spiega a Repubblica Gino Pozzo. « E abbiamo una perizia firmata dalla Deloitte che dimostra che nel periodo di più attiva collaborazione tra i club, l’Udinese ha ricavato più di quanto ha contribuito». Sul piano fiscale i Pozzo hanno firmato un concordato da 11,5 milioni per chiudere la pendenza con l’Agenzia delle Entrate, spiegando di aver smontato otto delle nove contestazioni. L’inchiesta penale di Udine però è andata avanti e verrà chiusa con tutta probabilità entro un paio di settimane. «Siamo certi che il fascicolo sarà archiviato» , dice l’avvocato Maurizio Miculan. Il tema però sembra andare oltre il rapporto con l’Erario. «È stato possibile riscontrare - scrive la Guardia di Finanza in una delle prime informative - una serie di elementi probatori riguardo l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte del Watford nei confronti dell’Udinese, per un valore imponibile da 16 milioni di euro (...) al solo fine di giustificare il trasferimento di rilevanti capitali dalla società italiana a quella estera, comunque posseduta dalla famiglia Pozzo» . Denaro che è servito per comprare buoni giocatori e passare in Premier League. Le fatture si riferiscono in particolare a: 1) “ valorizzazione dei calciatori trasferiti all’estero”; 2) “apprendimento di conoscenze dell’academy del Watford”; 3) “ servizi di scouting”, cioè l’attività di scoperta dei giovani calciatori di talento su cui investire.

    Nel 2016 gli uomini della Finanza si incontrano con quelli della Unidad de Delincuencia Económica y Financiera della Policía Nacional per uno scambio informativo. Gli spagnoli già avevano aperto un’indagine su Enrique Pina Campuzano, grazie alle rivelazioni di una gola profonda dentro l’azienda sponsor del Granada. Incrociando le rispettive notizie, gli investigatori hanno potuto tracciare con ragionevole precisione la sterminata mappa societaria delle partecipazioni, “ reali, formali e di semplice management”, di Giampaolo Pozzo.
    Soffermandosi, in particolare, sul ruolo di due personaggi chiave di questa storia. Jordi Trilles Pardo e Raffele Riva. Pardo era l’amministratore del Grup Serton a cui sono affluite le rendite del Granada. Riva, avvocato di Lugano, fino al 2016 è stato il Presidente operativo e Ceo del Watford. Poi è stato travolto dallo scandalo fideiussioni: Scotland Yard sta indagando su un paio di garanzie bancarie della Hsbc presentate al momento dell’acquisizione del club e che si sono rivelate sospette. Riva era per il Watford quello che Enrique Pina era per il Granada. E Pina sta parlando.

    Per uscire dal carcere, l’ex presidente ha scaricato Gino Pozzo. Durante l’interrogatorio di lunedì 19 febbraio il magistrato De La Mata gli ha chiesto del fondo di investimento lussemburghese Fifteen Securitasation, terminale del 90-95% degli scambi tra Granada, Udinese e Watford. Pina, per allontanare da sé ogni responsabilità, ha dichiarato: «Non abbiamo mai svolto attività per identificare chi fosse dietro al fondo. Mi sono fidato di Gino, che era il proprietario. Penso che era lui a contrattare».
    La sua linea è presentarsi per quello che era: non un presidente vero, ma un semplice esecutore degli ordini che gli arrivavano da Londra. Dove Pozzo ora è residente.

    articolo da Repubblica

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