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  • Udinesemania: se non vinciamo ce ne andiamo

    Udinesemania: se non vinciamo ce ne andiamo

    Hanno decisamente colpito l'ambiente bianconero le dichiarazioni rilasciate da Antonio Di Natale nel post partita di Udinese Verona: 'Ho già parlato con il presidente, a fine stagione smetto'. Ciò che più di tutto ha ferito i tifosi dell'Udinese è il tempismo e le modalità con cui tale affermazione è stata rilasciata. Il fatto che il capitano decida di appendere le scarpe al chiodo, prima o poi, non sarebbe una notizia così drammatica vista la carta d'identità e il fatto di essere già entrato nella storia del calcio italiano e della città di Udine; ma quello che il tifoso di qualsiasi squadra si aspetta, al termine di una sconfitta casalinga, sono parole di rivalsa, voglia di rimettersi in gioco come squadra per tornare a lottare punto dopo punto, non certo una resa come singolo.

    Il problema è che queste parole, sono apparse molto simili alle dichiarazioni del tecnico Francesco Guidolin, rilasciate dopo la sconfitta contro il Torino: 'Se mi accorgo di essere un peso, me ne vado'. Dura quindi la vita del tifoso dell'Udinese, che si ritrova quasi solo a dover credere in una squadra giovane, che regolarmente di anno in anno vede partire i pezzi migliori e nel momento di difficoltà, non trova conforto neppure nelle dichiarazioni dei suoi unici simboli rimasti. Già perché entrambe le affermazioni sono arrivate in momenti di sconforto, dalle due persone che più di tutte rappresentano la compagine bianconera, sia in Friuli ma anche nel resto d'Italia.

    Se per il tecnico, si possono archiviare le parole all'interno di una particolare umiltà che ha caratterizzato gran parte della sua carriera, su Totò il problema è leggermente più profondo. Il ragazzo ha abituato il pubblico negli ultimi anni con valanghe di gol, ma si è abituato lui stesso ad essere osannato a tempo indeterminato, quindi non è più avvezzo a superare i momenti di difficoltà e anche le motivazioni per rimettersi in gioco non sono dalla sua. Il giocatore che si vede in campo nell'ultimo periodo non delude, tifosi e addetti ai lavori, per la mancanza di reti, tanto per lo scarso impegno e soprattutto per le critiche che rivolge ai compagni ogni qualvolta arrivi un passaggio sbagliato. Il tifoso poi è stato costretto dalla filosofia societaria a credere ogni anno in nuovi giovani e a sostenerli come campioni, capite quindi che il dover incoraggiare un trentaseienne che cerca di focalizzare la manovra, in tutto questo stona un po', e non stupiscono quindi i fischi che gli sono piovuti anche ieri pomeriggio dopo un paio di errori.

    Non ci sono mezze misure, ciò che sta avvenendo a Udine fa capire che: o si crede sempre nei giovani lasciandogli spazio incondizionato e rendendoli assoluti protagonisti del progetto, o le critiche saranno sempre dietro l'angolo. Totò sia ben chiaro è un campione assoluto, non sta a me giudicare la persona, personalmente sono consapevole che tra una ventina d'anni al solo nominare il suo nome, i ragazzi della mia età e non solo, sentiranno i brividi per le emozioni che ci ha fatto provare. Ma qui stiamo valutando la condizione fisica/psicologica di un giocatore che anche non al top, non viene messo in panchina per la storia che ha alle spalle, e questo posso dirlo con serenità non mi pare giusto.

    Infine a margine di tutto questo, in un clima non certo sereno, quando oramai la sala stampa, al termine della sfida contro l'Hellas Verona andava svuotandosi, Maicosuel ha pensato bene che fosse il momento migliore per seminare il panico. Il giocatore ha ricercato tra i cronisti rimasti, quello reo di aver riportato su un quotidiano locale, le dichiarazioni di un articolo apparso in Brasile, su una prova del Dna a cui il brasiliano sarebbe stato sottoposto. I due sono arrivati al faccia a faccia, ma la situazione è stata sedata dai presenti, certo è che anche questo non è un segnale che fa ben sperare per una stagione che vivrà giovedì sera, nella sfida di Coppa Italia contro l'Inter, un crocevia importante tra sogni e realtà.

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