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  • Udinesemania: un 2015 sull'altalena della famiglia Pozzo

    Udinesemania: un 2015 sull'altalena della famiglia Pozzo

    A pochi giorni dalla fine del 2015 è giunto il momento di tirare un po' le somme sull'annata dell'Udinese. La fine della stagione di Stramaccioni e l'inizio di quella di Colantuono per certi versi hanno avuto vicissitudine comuni, con un gioco sempre difficile da trovare e due squadre che hanno saputo imporsi solo attraverso la grinta e la spinta motivazionale arrivata nei momenti più difficili.

    Ma iniziamo con ordine: Stramaccioni a gennaio riparte senza Muriel ceduto alla Sampdoria, la squadra vive ancora di rendita dei venti punti conquistati nelle prime dieci giornate. L'anno inizia con l'immeritata sconfitta contro la Roma per 1 a 0, poi la squadra si riprende portando a casa un paio di pareggi e una vittoria, ma soprattutto fornendo una bella prestazione di carattere contro il Napoli in Coppa Italia, venendo eliminata solo ai calci di rigore. A febbraio spicca il pareggio con la Juventus e Allan con la sua prestazione si mette in bella mostra sul mercato.

    La squadra però si smarrisce subito, andando a perdere a ripetizione contro Napoli, Lazio e Cesena. Tra marzo e aprile i ragazzi sembrano riprendersi, vincono a Torino, pareggiano con Atalanta e Fiorentina ma poi cadono contro il già retrocesso Parma. Si rialzano con il Milan ma la settimana dopo perdono contro  l'Inter. Ai primi di maggio arriva la vittoria salvezza contro il Verona, la squadra convince a tratti, sembra vittima di una ribattezzata “sindrome di Guidolin”, in cui senza pressioni o grandi sfide i ragazzi non scendano neppure in campo. Pozzo vuole una reazione d'orgoglio nelle ultime partite, ma i ragazzi di Stramaccioni rispondono “non presenti!”, con quatto sconfitte umilianti a catena contro: Samp, Roma, Sassuolo e Cagliari.

    Finisce così la parentesi Stramaccioni, arriva Colantuono e con lui un mercato molto modesto: arrivano Iturra, Marquinho, Adnan e Zapata. Le cessioni di rilievo sono quelle di Allan, indolore, al Napoli e Scuffet in prestito al Como. Il nuovo tecnico riparte dal 3-5-2, la squadra inizia la stagione battendo il Novara in Coppa Italia e poi la Juventus a Torino, sale l'entusiasmo dei friulani per l'esordio del nuovo stadio contro il Palermo, ma arriva una sconfitta. Pinzi viene venduto all'ultima giornata di mercato, i friulani si infastidiscono, esce la voce della volontà della proprietà di cambiare il nome dello storico Stadio Friuli in Dacia Arena, cala il gelo tra tifoseria e società.

    A settembre la squadra perde a ripetizione contro Lazio, Empoli e Milan. Non ci sono idee di gioco, non c'è carattere, quello stadio che doveva essere un punto di forza diventa invece un cubetto di ghiaccio in cui i giocatori manifestano tutte le loro insicurezze. A ottobre la squadra continua a giocare male, ma arriva qualche risultato: due pareggi contro Genoa e Verona, una vittoria contro il Frosinone, ma la più brutta Udinese firmata Colantuono esce sconfitta per 3 a 1 all'Olimpico contro la Roma. Il buio è pesto, il pareggio casalingo contro il Sassuolo non aiuta.

    Poi improvvisamente al San Paolo si accende una luce: si rivede l'Udinese giocare a calcio; Lodi messo sotto contratto a stagione in corso, comincia a dare un senso alla manovra dei friulani, la squadra perde ma sembra forte. Arrivano le vittorie contro la Sampdoria, poi il Chievo e l'Atalanta in Coppa Italia, ma non sono solo i risultati positivi a far sorridere, questa squadra torna lentamente a piacere. Riappare Giampaolo Pozzo sulle tribune del Bentegodi e il clima teso coi tifosi pare messo da parte. Una lettera dell'azionista di riferimento pubblicata sul sito della società, mette il cuore dei friulani in pace sulla questione “Stadio Friuli”, il nome storico resta nella toponomastica della città, la sponsorizzazione ne affiancherà la dicitura solo in occasione degli incontri.

    A dicembre la squadra inciampa, andando a perdere contro Fiorentina, Inter e Lazio in Coppa Italia, ma non perdendo quel discorso intrapreso con il bel gioco e la grinta in campo, arriva sul “gong” finale la vittoria a Torino contro il Toro a regalare un buon natale ai tifosi bianconeri. Colantuono si salva, la famiglia Pozzo può tornare a sorridere. Il progetto Udinese non è al tramonto, ci sono state delle difficoltà quello è certo, il 2015 non è stato un anno entusiasmante, ma nello sport come nella vita, ciò che premia è la programmazione e la stabilità. L'impressione è che appena la famiglia Pozzo avrà sistemato il neo promosso Watford in Premier League, a cui quest'anno ha dedicato quasi tutte le sue forze, tornerà a mettere l'Udinese al centro della scena.

    Ci vuole un po' di pazienza, nessuno tra tifosi, giornalisti e operatori del settore, ha esperienza nel campo in cui l'Udinese si sta facendo precursore. Gestire tre società differenti, nei tre maggiori campionati europei, non è cosa da tutti ed anzi di nessuno prima di loro. Forse si può chiedere un po' più di chiarezza nella programmazione e nella gestione, per non far sentire i tifosi di una delle tre squadre abbandonati. A dover  dare un voto all'annata dell'Udinese, ci sarebbero momenti da 7 e altri da 4, una media del 5,5 mi pare la più giusta. Non c'è da disperarsi, la sensazione è che già il mercato di gennaio, potrebbe regalare i primi motivi per tornare a sorridere.

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