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  • Bravo Allegri, la Juve sembra il Barça
Bravo Allegri, la Juve sembra il Barça

Bravo Allegri, la Juve sembra il Barça

  • Renzo Ulivieri
Il cammino della Juve: via Pirlo, Tevez, Vidal, Llorente. Persi per infortunio Khedira, Asamoah, Barzagli; uomini importanti e qualcuno cardine della squadra dei quattro scudetti consecutivi. Sono arrivati: Mandzukic, Khedira, Alex Sandro e Dybala. La considerazione di molti: “Sono cambiati troppi uomini importanti, è difficile ricostruire una squadra, occorre molto tempo. Vorrei provare ad approfondire. 

DIMENSIONE EUROPEA - All’inizio la Juve non ha fatto punti in partite nelle quali, le palle gol create, erano state molte più rispetto a quelle degli avversari. Anche questo ha inciso. Ma il problema c’era: era quello di una squadra che - sebbene non cambiasse sistema di gioco - doveva tuttavia cambiare linee di gioco e modalità per arrivare alla conclusione. Per questo ci vuole tempo, specie se la strada è quella scelta da Allegri. Che ha puntato ad una squadra che si è posto come obiettivo, una dimensione più “europea” rispetto al recente passato. Allegri, che dopo Ancelotti, è l’allenatore che ha avuto meno difficoltà nei confronti europei. Sia con il Milan (checché ne dica Berlusconi), che con la Juve. Che la strada fosse quella, era facile da capire; bastava andare a guardare una partita dello scorso campionato e una di quello attuale; poi fare un raffronto. 

LA TRASFORMAZIONE - La Juve dell’ultimo scudetto manovrava e spesso trovava la verticalizzazione di Pirlo, che metteva la palla nello spazio, alle spalle della difesa avversaria. Via Pirlo, il cambiamento è stato radicale. Perché è venuto a mancare un 50% di linee di gioco, che era rappresentato dall’attacco di profondità che la qualità di Pirlo garantiva. La scelta obbligata è stata quella di una manovra fatta di più passaggi per arrivare in zona rifinitura. Ritrovandosi così avversari già orientati e chiusi in zona palla, con la conseguenza di dover girare il gioco e andare dall’altra parte; anche ripetutamente.

COME IL BARCELLONA - Alla fine, molto spesso una palla appoggiata sui giocatori avanzati e poi lo sviluppo dell’azione. Con pazienza e con una consapevolezza: quella di saper trovare la giocata (dribbling, uno-due, passaggio filtrante, cross teso) anche di fronte ad avversari chiusi. Questa è mentalità europea. Alla fine il Barcellona ed il Bayern Monaco, non concludono spesso con le giocate di Messi o Neymar o quelle di Robben o Lewandowski? Senza dimenticare il riattacco e senza dimenticare la giocata diretta, da Chiellini, Bonucci e Barzagli per le punte. 

Ogni allenatore gestisce e allena. Nell’arco dell’annata, la percentuale del gestore, rispetto all’allenatore varia in rapporto alla situazione che muta. Una variabile è rappresentata anche dalle qualità dei giocatori a disposizione: Pirlo, Tevez, Vidal erano giocatori già rifiniti e l’opera dell’allenatore, ad un certo punto, era più di gestore che di allenatore. Al loro posto sono arrivati: Khedira, Dybala, Mandzukic e Alex Sandro, bravissimi, ma da rifinire o da inserire in un nuovo contesto di gioco. Allegri se ne è reso conto ed ha aumentato la percentuale del suo essere allenatore. Lo ha fatto, i risultati si vedono: crescita individuale e collettiva. Elementare Watson. Alla portata anche di Caressa. Se gli si spiega. 

 

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