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  • Ulivieri a CM: 'Prandelli, nessuna minestra. Vi spiego la teoria di Allodi'

    Ulivieri a CM: 'Prandelli, nessuna minestra. Vi spiego la teoria di Allodi'

    • Renzo Ulivieri
    Prandelli, che dicono possa andare all’Atalanta: ritorno o minestra riscaldata? Non si sa mai, dipende dalla personalità dell’allenatore e dall’ambiente nel quale va a lavorare. Nell’occasione io credo che sia un gradito ritorno, di un allenatore di valore, che tanto ha dato al calcio italiano, che ha dato tanto alla Nazionale (al di la dell’esperienza negativa degli ultimi Mondiali). Un allenatore, Cesare Prandelli, amato in qualsiasi città abbia lavorato e che credo abbia ancora tantissimo da dare al nostro calcio. Esempi di minestre riscaldate ci sono, solitamente diventano tali quando il fatto riguarda allenatori che sono nella fase discendente. Ritornare in posti familiari non è corroborante, anzi, spesso accompagna l’allenatore verso la parte finale della sua carriera. Ma questo è un fatto naturale, che riguarda la storia di tanti noi allenatori. 

    LASCIA IL RIMPIANTO - C’è poi la teoria “Allodiana” del vinci e scappa: un anno, due anni, tre anni, fatti bene e poi - quasi sempre - è il momento di lasciare. Perché all’allenatore conviene sempre lasciare con qualche rimpianto. Perché i rimpianti tengono le porte aperte. La teoria di Allodi, invece, non vale se l’ascesa non è solo della squadra, ma è anche della società. Allora il percorso può essere ancora più lungo. 

    QUESTIONE DI RAPPORTI - Talvolta i rapporti tra allenatore e società si usurano, qualche volta in tempi brevi, qualche volta in tempi più lunghi, tuttavia può succedere e le cause possono essere diverse: rapporti difficili con giocatori importanti, diversità di vedute sulla costruzione della squadra, rapporti difficili con ambiente e tifoseria e qualche volta, purtroppo, per gelosia del presidente nei confronti dell’allenatore, quando questi - di fronte ai successi - diviene troppo popolare. Occorre che l’allenatore riesca a capire questi momenti, perché anche i periodi dei successi possono diventare premesse di rapporti che vanno a deteriorarsi.Ogni allenatore ha il suo ambiente ideale dove rendere al meglio e dove talvolta si esalta. E le storie di tanti allenatori ci raccontano di questi percorsi. Poi ci sono allenatori che sono buoni per tutti gli ambienti e per tutte le stagioni, ma qui stiamo parlando di grandissimi tecnici, di livello europeo, se non mondiale.

    IL DOPO-CONTE - Il ct della Nazionale, che è il tema di questi giorni...  Non vorrei fare nomi, vorrei solo indicarne una caratteristica per me fondamentale: non può essere un allenatore che dice “il mio calcio è questo”, l’allenatore della Nazionale non può avere un suo gioco perché, se ha la fortuna di trovare cinque o sei giocatori di alto livello, che magari non rientrano tutti nel suo gioco, ha l’obbligo di essere flessibile perché oggi i giocatori bravi sono pochi e quando si trovano, occorre provare ad impiegarli tutti. Un limite al loro impiego non può essere un sistema di gioco dal quale il ct non sa allontanarsi. Che abbia una filosofia di gioco è importante, anzi, è obbligatorio. 
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