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  • Ultras Livorno: 'No al razzismo, ma qui si vuole eliminare il tifo'

    Ultras Livorno: 'No al razzismo, ma qui si vuole eliminare il tifo'

    • L.C.

    C’era una volta un altro calcio nel quale di regola venivano squalificati solo giocatori e allenatori; ogni tanto cambiava il “verbo” quando i fulmini del Giudice Sportivo colpivano un dirigente che nel gergo del diritto sportivo diventava «inibito». Oggi invece in Italia vengono squalificate anche le curve, o addirittura in un crescendo rapido e incalzante anche gli stadi interi come sta accadendo col “Meazza”. Il mondo ultrà non ci sta, ma soprattutto si interroga su dove si vada a parare. A Livorno in curva Nord c’è il solito gran tifo appassionato ma da anni non si registrano incidenti di rilievo. Fra loro non ci sono attualmente teste calde, ma piuttosto teste pensanti; spesso abbinano l'amore per la maglia a parecchie e variegate iniziative di solidarietà. Bruno è uno dei capi storici della tifoseria amaranto e legge la situazione partendo da lontano, con una voluta provocazione: 'Prima di impedire a tutta la gente di curva, compresi i più anziani e tranquilli, di andare allo stadio, forse sarebbe opportuno chiudere il Parlamento. - racconta al quotidiano Il Tirreno -  Lo spettacolo fornito dai nostri politici, senza distinzioni ideologiche, è di gran lunga meno decoroso di quello che viene offerto dalle tifoserie'. I cardini dell’idea largamente diffusa nella curva amaranto sono due, in contemporanea: no al razzismo, no alla repressione. L'analisi è circostanziata: 'Cominciamo a ribadire che noi livornesi abbiamo nel codice genetico l'avversità nei confronti di ogni forma di razzismo. Nello stesso tempo, però non possiamo accettare la repressione di cui sono oggetto le tifoserie, tutte le tifoserie. Spesso uno striscione becero e stupido ha la sola funzione di indispettire la tifoseria avversaria, ma tutto resta circoscritto nell'ambito dello stadio. Almeno per noi livornesi è così: ricordo cori contro i comaschi o contro i catanesi, ma conoscendo il nostro spirito dissacratore lo considererei folklore, per cui se siamo in questi limiti certe misure mi sembrano veramente eccessive'. Un altro punto significativo è quello della «guerra fra poveri». 'Io credo - spiega il leader della curva livornese - che negli stadi ci sia lo specchio di una società in difficoltà. Spesso le tifoserie danno il peggio di sé perché durante la partita sfogano le tensioni e le frustrazioni figlie di una condizione economica complicata, causata anche quella dalla manifesta incapacità di una classe politica imbarazzante. Purtroppo da questo punto di vista mi sembra che non ci sia via d'uscita'. Infine Bruno chiosa con una riflessione che parte da lontano: 'Fra i tornelli, la tessera del tifoso e altri tentativi di trasformare l'appassionato di calcio in telespettatore, gli stadi si sono svuotati a beneficio appunto della tv, questo succede da tanti anni e sempre più chiaramente. Perciò la chiusura delle curve per me rappresenta soltanto l'ultimo anello di una catena che sta strangolando il fenomeno tifo in Italia'. 

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