Ridateci le telecronache a una voce sola
C'è infatti che finalmente la Rai ha trovato in Alberto Rimedio un ottimo telecronista. Migliore dei suoi predecessori più recenti, Gianni Cerqueti e Stefano Bizzotto, che pure non erano male. Ma Rimedio ha qualcosa in più: un tono costante e quel senso della misura che ripristinano il timbro istituzionale delle telecronache Rai, adeguandolo al mutamento dei tempi. Accanto a un telecronista così è stato piazzato un commentatore tecnico fra i più sbagliati in circolazione, Alberto Zaccheroni. Nulla contro l'allenatore o la persona. Semplicemente, non è tagliato per quel ruolo. Non aggiunge mai nulla a quanto già detto dal telecronista e visto dal telespettatore, non porta su un livello più profondo l'analisi. Una seconda voce così non è soltanto inutile. È anche dannosa, perché fa perdere ritmo alla telecronaca e la banalizza. E allora perché insistere? E perché, viceversa, non provare a lasciare che Rimedio faccia la telecronaca in solitudine, supportato dagli interventi sempre misurati di Alessandro Antinelli da bordocampo?
Si tratterebbe di una scelta in controtendenza, coraggiosa ma certo non arrischiata. La promuoveva ieri su Facebook anche l'amico Carlo Martinelli, giornalisti e scrittore trentino. Si prenda atto che le seconde voci e i commentatori tecnici davvero validi, in giro, sono pochi: Beppe Bergomi, Luca Marchegiani, Aldo Serena, il sorprendente Lorenzo Minotti, e forse un altro paio che adesso dimentico. Per il resto, il panorama è fatto soporiferi banalizzatori alla Claudio Onofri o di devastanti logorroici alla Daniele Adani. Gente di cui il telespettatore fa volentieri a meno. E che se non si ha una persona davvero all'altezza di quel ruolo, meglio rinunciare al ruolo. E poi c'è la sfida più interessante, cioè il rilancio della cosiddetta "telecronaca didascalica". Quella che porta il telecronista a nominare i calciatori in possesso di palla e poco altro, lasciando che siano le immagini il vero contenuto della telecronaca. Come sempre dovrebbe essere, ma non è più da molto tempo. Bisogna restituire al telespettatore la libertà di godersi le immagini, anziché assordarlo con urla isteriche o alluvionarlo di dettagli tecnici che nove volte su dieci non gl'interessano. La Rai lo faccia, e sarà davvero un servizio pubblico.
@pippoevai