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  • Uragano Cavani, Milan schiantato: lo scudetto può essere un duello Juve-Napoli

    Uragano Cavani, Milan schiantato: lo scudetto può essere un duello Juve-Napoli

    di Xavier Jacobelli
    direttore Quotidiano.net

    Come un uragano, Edinson Cavani si abbatte sul Milan e lo disintegra con tre gol. Al contrario di Barcellona, stavolta agli incerottati campioni d'Italia l'orgoglio non è bastato. E' davvero impressionante il tris del fuoriclasse uruguaiano (4 reti nelle utlime due gare) capace di tramortire i campioni d'Italia con tre prodezze, l'una più bella dell'altra. E impressionante è lo stato di grazia dei partenopei, da stasera in testa a punteggio pieno assieme a Juve, Cagliari e Udinese, contando già 5 punti di vantaggio su Milan, Inter, Lazio e Roma.

    Allegri può accampare numerose attenuanti: le assenze eccellenti (Ibrahimovic, Robinho, Gattuso, Ambrosini, Boateng) e la cantonata di Tagliavento tradito dall'assistente che ha negato un rigore evidente ai rossoneri quando il punteggio era sul 3-1. Ma lo stesso arbitro doveva espellere Nesta per il fallo di reazione su Aronica. E ancora: Pato era troppo nervoso, Cassano troppo solo. La verità è che la prova dei partenopei è stata sontuosa; quella dei rivali, dignitosa. La differenza si è  vista.

    Eppure, lo spettacolare vantaggio dei Campioni, firmato dal volo di Aquilani (a proposito: non era mica un giocatore finito secondo i suoi detrattori?) sarebbe potuto essere uno choc per il Napoli. Che, invece, ha reagito immediatamente. Cavani è stato il micidiale interprete di una reazione tanto immediata quanto implacabile. L'uruguaiano ha segnato 33 gol nell'ultima stagione (di cui 26 in campionato); ha vinto la Coppa America con la nazionale di Tabarez, nonostante l'infortunio alla caviglia ed è tornato in Italia per dimostrare che può fare ancora di più. Appunto.

    La vittoria sul Milan costituisce la consacrazione di un gruppo consapevole della propria forza e delle proprie ambizioni, in condizioni atletiche spaventose. Non si batte in modo tanto perentorio i Campioni d'Italia, ad appena novantasei ore dall'impresa di Manchester, se non si è una grande squadra. Il Napoli lo è, l'ha certificato stasera il San Paolo.

    In giornata, fra le altre imprese c'era stata la grintosa vittoria dell'Atalanta sul Palermo, nonostante il diluvio universale (da -6 a -2 in due giiornate: Colantuono ha quasi azzerato la penalizzazione) e, soprattutto, il secondo successo consecutivo della Juve di Conte.

    Il colpo di Siena è stato piazzato con una condotta di gara molto diversa rispetto al fragoroso 4-1 rifilato al Parma nella gara inaugurale. Al Franchi si è vista in azione una Juve cinica quanto sorniona, pronta a capitalizzare il guizzo di Matri e a difenderlo con le unghie sino alla fine. Ha detto bene l'ex cagliaritano: "Un anno fa, partite così non le avremmo vinte". Qui sta il punto: Conte sta costruendo una squadra che creda in se stessa. Ha una rosa affollata, l'ex Grande Capitano della Grande Juve di Lippi, ma la gestisce con ruvida determinazione. Sta insegnando a Krasic che non si è titolari per diritto divino. Sta restituendo alla Juve la consapevolezza che, dopo cinque anni, di dolori e tristezze, la riscossa è possibile. E' presto per dirlo, ma lo scudetto potrebbe essere un duello Napoli-Juve. Fate il vostro gioco.  


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