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  • Higuain come Puskas, Nolby e 'sumo' Quinn. Quando il grasso è bello!
Higuain come Puskas, Nolby e 'sumo' Quinn. Quando il grasso è bello!

Higuain come Puskas, Nolby e 'sumo' Quinn. Quando il grasso è bello!

  • Marco Bernardini
Da Napoli, con rancore, era partita la fotografia che “postata” sulla Rete aveva fatto il giro del mondo. Era il modo scelto dai tifosi napoletani per tentare di screditare il bomber che avevano tanto amato e dal quale si sentivano traditi per aver scelto niente di meno che la nemica Juventus come sua prossima casa.

L’immagine,
impietosamente ritoccata, mostrava Higuain beatamente stravaccato con un pancione della serie puerpera in attesa di partorire da un momento all’atro. Gordo in argentino, cioè grasso. Secondo gli autori del progetto-demolizione del Pipita, il peggior insulto che si possa fare contro un atleta. Dimenticavano i detrattori del bomber, che la classe ha un peso specifico identico all’anima e che con la sua magica leggerezza è in grado di trasformare in farfalla anche un elefante.
 
Attenzione, Higuain non è un pachiderma. Soltanto un poco, come dire, pienotto. Gli piace mangiare (bene) e non nega di attardarsi a tavola un poco più del dovuto specialmente se c’è di mezzo un dessert. Del resto, come suggeriscono gli inglesi che del calcio sono i  padri spirituali, un buon centravanti finisce sempre la cena spaziando lungo l’intero menu dall’antipasto al dolce. E un paio di bicchieri di “rosso” fanno soltanto bene.

Tutti ricorderanno il grande Marlon Brando nella sua ultima edizione. Fisicamente inguardabile eppure immenso come mattatore dello schermo. Ai produttori e registi che lo invitavano a curare un po’ meglio la sua immagine rispondeva: “Non me ne frega un cazzo di essere grasso perché sono il migliore e voi dovete darmi gli stessi soldi di quando pesava cinquanta chili in meno”. Brando, certamente, non doveva giocare a pallone, ma vi assicuro che girare un film non è una passeggiata della salute per l’impegno anche fisico che richiede.

Chiaramente esiste un limite oltre al quale non è possibile andare. In ogni tipo di situazione, calcio compreso. Una fisicità indecente presuppone disimpegno mentale o segnale di fine professionale. Ronaldo gonfio come un pallone, Maradona bolso e zoppicante, Adriano con la pancia e persino il Cassano del periodo madridista erano icone buone per la reclame del viale del tramonto . Ma non sempre stato o è ancora così. Tant’è che la regola del “qualche chilo in più” talvolta non mortifica affatto l’istinto selvaggio del gol e quindi la figura del campione a prescindere. Proprio come per Higuain.

Storie di ieri e di oggi.
Tutte autentiche a testimoniare che, qualche volta, grasso può anche essere bello. Storie in sovrappeso. A cominciare dal mitico Puskas la cui fama di grandissimo e praticamente unico del Real Madrid ha retto sino all’arrivo di Cristiano Ronaldo. Garella, il portiere che come diceva Gianni Agnelli era il più forte del mondo ma non con le mani. A Napoli lo ricordano bene. Felipe Sodinha, novanta chili di leggerezza a disposizione del Brescia. Fatty Foulke, numero uno del Chelsea, alto due metri per cento quaranta chili. Un armadio. Si appese alla traversa della porta e la spezzò in due. Era il beniamino del pubblico e giocò anche in nazionale. Come Rudy Neil del Tottenham che prese Cantona per i piedi (gli aveva dato del grassone) e lo rivoltò come una bottiglia di birra per poi lasciarlo andare bianco come un cencio. Ma anche Miky Quinn del Newcastle: 231 gol in 300 partite. Lo chiamavano “Sumo”. Immaginate un po’ perché. E ancora Jan Nolby finito al Liverpool dopo essere stato allevato da Crujff nell’Ajax dove in allenamento era obbligato a calciare al volo a centrocampo e centrare la bandierina del corner. Cento chili di esplosivo in area di rigore. Infine Nestor Combin, per tornare a casa nostra, che prima di ogni partita si “drogava” con sei uova fresche da bere. Valanghe di reti firmate da tutti quei “grassoni”.

Come il gol con  il quale, ieri sera, Higuain il “gordo” ha inaugurato la sua nuova vita calcistica in bianconero. Ne parlavo stamane con Paolo Rossi, uno che di bomber se ne intende e che manco oggi è ingrassato di un solo chilogrammo. Mi diceva: “Vedi esistono attaccanti che non hanno bisogno di andare incontro al pallone perché è il pallone che li vede e va incontro a loro. Higuain è uno di questi”. Vero. Al pallone frega assai se il suo “profeta e padrone” ha addosso un po’ di ciccia in più. 
 

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