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  • Valorizzare giovani italiani all’estero, il caso Juve-De Girolamo

    Valorizzare giovani italiani all’estero, il caso Juve-De Girolamo

    Che la Juventus sia sulle tracce di Diego De Girolamo, attaccante classe 1995 già nel giro della nazionale under 20 italana, nato a Chesterfield in Inghilterra ma già nel giro azzurro sin dall’under 18 non è una novità. La conferma arriva anche dall’ultimo numero di The Football League Paper in cui Ross Wilcox, presidente dello York City (dove De Girolamo è in prestito fino a fine stagione dallo Sheffield), ammette di non poter competere con la forza della Juventus per trattenere il ragazzo in Inghilterra.

    Su di lui ci sarebbe anche il Sunderland, ma Wilcox pare sicuro: “Andrà alla Juve, nonostante i suoi 19 anni è un ragazzo che sa bene quello che vuole. Non mi sorprende l’interesse, piuttosto – conclude il presidente dello York – mi sorprende che anche altri grandi club non si siano fatti avanti per lui”. Dopo aver esordito in FA Cup con lo Sheffiel United, De Girolamo allo York ha disputato 11 gare (8 dal primo minuto) e segnato 4 reti. Nelle nazionali giovanili ha raccolto 9 presenze segnando fin qui 4 reti.

    Sulla storia del giovane De Girolamo ci sta una riflessione finale. Si è sentito per mesi dire che servono più italiani nelle nostre squadre e che bisogna fermare l’esportazione. Un pensiero di una mediocrità calcistica imbarazzante se si ragiona ai massimi livelli. De Girolamo non è nato in Italia ma in Inghilterra, da padre italiano, ma il suo caso è emblematico. Sarebbe stato identico se fosse cresciuto in qualche scuola calcio italiano per poi prendere un aereo diretto in Inghilterra.

    Fermo restando che la qualità delle nostre academy deve migliorare, le società non possono più pensare di avere radar funzionanti solo nel giardino sotto casa. Se in futuro ci saranno più giovani italiani pronti ad emigrare per crescere in centri d’eccellenza all’estero ben venga. Diventeranno uomini e matureranno molto prima. La competizione con i club esteri la si deve fare sulle academy. sulle strutture, sulle metodologie di preparazione, sulla capacità di valorizzare i giovani calciatori. Questa dev’essere la priorità, non una anacronistica difesa del giovane italiano entro confini territoriali che non esistono più.

    Piuttosto bisognerà interrogarsi sulla capacità di valorizzazione dei giovani (il caso Roma-Scamacca insegna) ed al contempo bisognerà dotare la nazionale di una rete di osservazione internazionale perché sempre più giovani italiani nasceranno o cresceranno fuori dai confini, e l’impressione (ampiamente giustificata dai fatti) che un oriundo in serie A abbia più opportunità ed attenzioni di un italiano in Olanda o in Russia (per dirne due a caso) non può diventare una regola non scritta della maglia azzurra.


    Giovanni Armanini 
    armagio.wordpress.com
    @armagio
     

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