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  • Ventura: 'Ero fuori dal grande giro per colpa di correnti di potere stile GEA'
Ventura: 'Ero fuori dal grande giro per colpa di correnti di potere stile GEA'

Ventura: 'Ero fuori dal grande giro per colpa di correnti di potere stile GEA'

Il ct dell'Italia Gian Piero Ventura ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera: "Adesso lo posso dire, stiamo provando a cambiare il movimento. E abbiamo smosso le acque, mandato un segnale. Quando sono diventato ct, su di me c’era un pregiudizio. Adesso il quadro mi sembra diverso: tutti ci dicono che quello che stiamo facendo assieme alla Federazione è la strada giusta".

"C’è chi si è stupito quando ho detto che l’eredità dell’Europeo era la Nazionale più vecchia di sempre. Nessuno si poneva il problema, ma è così. Alla gente interessa soprattutto il risultato, non chi lo fa. Ma io mi devo chiedere quali sono i presupposti per ottenerlo. Ho cominciato a girare per le società, a parlare coi presidenti e con gli allenatori. Sul campo siamo primi nel girone assieme alla Spagna. Ma quello che è accaduto fuori è altrettanto importante: oggi i club fanno giocare più giovani che dieci anni fa. È un concetto che rimbalza, un’onda che cresce: per me i grandi movimenti nascono così". 

"Lippi aveva i campioni da selezionare. Conte all’Europeo ha avuto il tempo di fare l’allenatore e dare forma alla squadra. Io i giovani come faccio a tirarli fuori? Me li vado a cercare. Dopo lo stage con 22 ragazzi, li ho fatti tutti controllare la domenica successiva, perché se avessero avuto l’atteggiamento da fighi non sarebbero più tornati in azzurro. Nessuno ha toppato. Gagliardini, per esempio, è stato il migliore contro la Roma, Lapadula ha segnato, così come Caprari, Inglese e Ciciretti. Sportiello era in un momento difficile ed è andato via con il sorriso. È un lavoro a 360 gradi, tecnico e psicologico. Le potenzialità vanno tirate fuori. Oggi ci sono ragazzi che comunicano con sms anche quando sono seduti uno di fronte all’altro. Il calciatore ha sempre la stessa espressione, sia che tu lo faccia giocare o che lo tenga in panchina. È una forma di difesa, per salvare se stessi. Ma se parli e vedi occhi di chi assorbe tutto come una spugna, vuol dire che si stanno aprendo e puoi spiegargli quello che vuoi". 

"Buffon futuro ct della Nazionale? Come selezionatore perché no? Come allenatore, non avendolo mai fatto, sarebbe un’incognita. Lui è un punto di riferimento in campo e fuori: per i compagni, per me, per la Federazione. La strada la deciderà lui, di sicuro l’Italia farebbe male a non sfruttare la sua figura". 

"Belotti ha firmato una clausola da 100 milioni. Questo può condizionarlo? Non mi sembra il tipo, è uno che vuole arrivare, ha fame, voglia di migliorare. I grandi campioni sono quelli che continuano a mettersi in discussione, come Ronaldo o Buffon. La chiave di accesso di Balotelli? Ci vuole un rapporto e quando parleremo capiremo se ci sarà la possibilità di collaborare con lui. Sino adesso non ha fatto quello che le sue qualità gli avrebbero consentito. Perché Verratti divide tanto gli allenatori? Per me non divide affatto. Deve stare bene fisicamente, ma è un capitale assoluto della Nazionale". 

"Come gestire i giocatori ribelli? Nei club ci ho dedicato tantissimo tempo, perché rinunciare a un giocatore è difficile: ho avuto grandissime vittorie, ma anche sconfitte, come Sanchez Mino nel Toro. Non capiva come i tifosi si permettessero di contestarlo. In Nazionale è più facile anche perché c'è un’immagine diversa. Su Pellé in un club avrei avuto tempo di lavorarci, qui no. So che ha chiesto scusa ai compagni. Gli auguro di aver capito, ma lo dico più per lui che per me. Penso a storie di talenti per i quali i soldi hanno inciso negativamente, come quando uno vince al superenalotto e si rovina la vita". 

"Sono rimasto fuori dal grande giro anche per colpa di correnti di potere stile Gea? In buona fede sì. La colpa è stata anche mia, che non ho capito che il calcio stava cambiando: più che l’essere, contava apparire. Questo l’ho pagato clamorosamente. La morale è quella che ho spiegato a Cagliari, ai ragazzi delle giovanili. Sono l’esempio vivente di chi attraverso il lavoro, la serietà, la professionalità, ha realizzato un sogno: volere è potere". 

"A parità di giornate giocate, perché la Spagna a settembre dovrebbe essere più avanti? Per le troppe amichevoli e le tournée che incidono sulla preparazione. Ma in Spagna faremo una grandissima partita, ne sono convinto. Mi preoccupa di più la sfida di marzo contro l’Albania in cui abbiamo l’obbligo di vincere e abbiamo quattro giorni per prepararci: non so se quel giorno saremo pronti per il 4-2-4. Se dovessimo andare ai Mondiali sono convinto che sorprenderemo. Non ho dubbi. Il vero problema, che vale per tutti, è andarci. Attraverso l’Italia, mi piacerebbe poter vivere e trasmettere grandi emozioni". 
 

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