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  • Violamania:| Assalto alla Coppa Cognigni

    Violamania:| Assalto alla Coppa Cognigni

    La sconfitta rimediata sabato scorso, la settima in sedici giornate di campionato, porta con sé buone notizie e grandi vantaggi in vista del futuro. La prova assolutamente indecorosa e ai limiti dell'irritante, dal punto di vista tecnico-tattico, di approccio mentale e fisico, della Fiorentina, mette infatti in evidenza tutta una serie di cose che la buona prestazione di Milano per poco più di 45 minuti e la compattezza difensiva di Torino avevano cercato di mascherare. Gli zero punti portati a casa da Udine ci dicono innanzitutto che l'anno orribile della Fiorentina, fra i peggiori in assoluto nella storia calcistica del club, sta finendo. Chiariscono poi, definitivamente, che quest'anno l'obiettivo è solo ed esclusivamente la salvezza, magari da raggiungere il prima possibile. Senza tema di smentite c'è il fatto che Sinisa Mihajlovic non sia ancora un allenatore di calcio, altrimenti non si spiegherebbe perché, seppur con tanti infortunati, la sua Fiorentina non abbia uno straccio di gioco fin dal primo giorno in cui l'allena. E soprattutto il 2-1 contro l'Udinese ha messo in evidenza che il progetto societario della scorsa estate - 'non cediamo nessuno, ma cambiamo il tecnico' - si è rivelato fallimentare. Un anno esatto fa, la vittoria di Anfield contro il Liverpool illuse i dirigenti viola che la squadra poteva essere privata di due capitani in campo e nello spogliatoio e che, a gennaio, era giusto acquistare scommesse e non campioni affermati per rinforzare la Fiorentina. Giusto invece che la sconfitta di Udine abbia sottolineato tutte le manchevolezze di una rosa con troppi giocatori senza stimoli, scarsi, e dal futuro assolutamente non garantito.

    E veniamo al d.s. Pantaleo Corvino, fulgido esempio di come l'autocritica nella società che rappresenta sia parola sconosciuta. Chissà se, dopo sabato scorso, ha ancora voglia di dare un bel 10 alla gestione tecnica di Sinisa Mihajlovic, come ha affermato in un'intervista a metà della scorsa settimana, o di dire che questa squadra è difficilmente migliorabile. Nel prossimo mese di gennaio l'uomo di Vernole si gioca il suo futuro a Firenze, anche se con la testa è già lontano mille miglia da via Manfredo Fanti. Il tuttofare del mercato gigliato viene da due campagne acquisti che qualcuno ha cercato di mistificare in termini di valori, ma che si sono rivelate fallimentari, molto spesso legate ad un procuratore che dopo ogni sconfitta viola, negli anni scorsi, si divertiva a mandare sms ai giornalisti sportivi fiorentini dicendo: 'Quando ci saremo liberati dell'allenatore, vedrete come cambieranno i risultati'. E' stato buon profeta, visto che i risultati sono cambiati, ma in peggio. La squadra va pesantemente rinforzata con certezze tecniche e non con giocatori che, fra qualche anno, possono permettere di fare cassa. Non è obbligatorio acquistare elementi slavi; in Toscana esistono giocatori importanti e a costi contenuti, vedi l'Udinese che, per la stessa cifra di Cerci, ha preso Angella e Fabbrini, due titolari dell'Under 21. E speriamo che giovedì prossimo, alla festa del settore giovanile gigliato, non dovremo fare i conti con le solite dichiarazioni sulla Cittadella Viola di Diego Della Valle, che servono solo a mistificare i problemi sul campo della squadra (e stavolta non potrà dire che la Fiorentina non può permettersi i campioni che cambiano la partita, perché sabato ci ha segnato Armero, mica Ibra).

    Ma veniamo all'uomo che dentro il club viola, a Firenze, rappresenta proprio Diego Della Valle. Mario Cognigni, vicepresidente della Fiorentina, si è reso protagonista nell'ultimo anno solare di ben due appuntamenti riservati esclusivamente ai giornalisti della carta stampata. Sorvolando sulla mancanza di correttezza di tale mossa comunicativa, fra le perle che giusto un anno fa ci ha lasciato ci fu la famosa dichiarazione secondo cui la Fiorentina, per i conti economici, faceva quasi meglio a non vincerla la Coppa Italia, perché avrebbe speso più in premi vittoria che in incassi nel partecipare a tale competizione. Da quel giorno ho deciso di cambiare nome alla coppa Italia e chiamarla Coppa Cognigni, e la Fiorentina, fra poco più di 24 ore, sarà bene che non ascolti il vertice di un club colpevolmente assente fisicamente e mentalmente accanto ad una squadra in caduta libera, e dia l'assalto al Parma. Perché proprio tale competizione è rimasto l'unico obiettivo stagionale, oltre la salvezza. Sia detto con rispetto: quella chiacchierata alla vigilia di San Valentino, quattro giorni prima di Bayern Monaco-Fiorentina, con l'attuale c.t. della Nazionale italiana, si è rivelata la mossa tattica più sbagliata di questo 2010, per fortuna ai titoli di coda.

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