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  • Violamania:| Della Valle, chiamate Firenze
Violamania:| Della Valle, chiamate Firenze

Violamania:| Della Valle, chiamate Firenze

  • Luca Cellini

Riccardo Montolivo dal ritiro azzurro in Sudafrica ha fatto sapere che prima del suo esordio mondiale contro il Paraguay, una settimana fa, Andrea e Diego Della Valle lo hanno chiamato per fargli il loro in bocca a lupo. Stessa cosa confessò Frey dal Canada, parlando di una telefonata del patron dimissionario viola giunta subito dopo la fine del campionato. Nel frattempo il padre di Alberto Gilardino ha rassicurato tutti sulla permanenza del figlio a Firenze anche la prossima stagione, visto che il bomber di Biella ha ricevuto una chiamata dal neo tecnico viola Sinisa Mihajlovic, così come l'allenatore serbo pare aver mandato 'segnali di fumo' anche al centrocampista di Caravaggio. Insomma, tutti chiamano tutti nel mondo viola, ma a Firenze nessuno apre bocca, a parte le esternazioni radiofoniche dell'amministratore delegato Mencucci e quelle via giornale di Pantaleo Corvino, che ha detto ad un giornalista di farsi dare carta e penna per firmare sul fatto che la rosa sarà confermata. L'ultima volta che il ds viola ha azzardato certe scommesse, invitando tutti a giocarsi alla Snai la permanenza a fine stagione di Prandelli, si è preso insulti e grida dai tifosi.

Proprio la vicenda della mancata conferma del tecnico di Orzinuovi, su cui il fuoco nemico dei Della Valle continua, visto che è stato scomodato il direttore di 'Chi' per raccontarci l'ultimo gossip sull'ex tecnico viola (ma non saranno affari suoi?), ha diviso la città. La Firenze viola in questo momento è spaccata come ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini, fra chi difende la proprietà a spada tratta e chi, amareggiato dalla vicenda incomprensibile delle dimissioni in sequenza ai vertici del club e della mancanza di chiarezza, chiede spiegazioni e pretende rispetto. Quest'ultima parte di tifosi si becca anche gratuitamente della 'rosicona', e viene tacciata di pessimismo, solo perché, dopo il fallimento della fu Ac Fiorentina, qualsiasi proprietà che tenga puliti i conti deve essere beatificata e non criticata, altrimenti, come qualcuno inopinatamente dice, 'chi la compra la società?'. Che alla Fiorentina esista un problema di comunicazione è noto a tutti. E' inspiegabile però questo silenzio della proprietà, questa assenza prolungata dalla città e soprattutto il silenzio imposto ai giocatori, con il rischio che poi qualcuno parli lo stesso e si becchi solo multe, o che elementi della rosa presenzino ad appuntamenti mondani (tipo De Silvestri al 'Pitti') e non possa aprire bocca neanche per salutare i parenti o gli amici. Tutto questo, nel mondo dell'informazione, è triste, perché a venire penalizzati sono i tifosi. Perché questo silenzio? Perché nessuna intervista del neo tecnico Mihajlovic o dei giocatori che potrebbero rilanciare il progetto, tipo Jovetic? Un appello sorge spontaneo: cari Della Valle, visto che chiamate tutti, chiamate anche un po' Firenze, che ha bisogno da voi di qualche certezza.

Chiusura con un quiz. Chi ha detto questa frase?: 'Non ho mai visto una situazione del genere, né in Champions League, né in Bundesliga. I cartellini erano una barzelletta. Dovevi stare a due metri dall'avversario altrimenti era giallo. Incredibile. Non si poteva giocare, non si poteva andare al contrasto. Mi passa la voglia di giocare, quando vedo queste cose. Non c'è più divertimento, non c'è più senso'. Svelo subito l'arcano: Sebastian Schweinsteiger al termine di Serbia-Germania di venerdì scorso. Al 26enne centrocampista chiedo, retoricamente: ma dov'era il 17 febbraio scorso? Forse all'Allianz Arena a ridere in faccia ai giocatori viola dopo che l'arbitro Ovrebo convalidò la rete in netto fuorigioco di Miroslav Klose? A proposito di quest'ultimo, che in quella circostanza si permise il lusso di esultare: a Firenze abbiamo avuto la stessa reazione quando il signor Undiano Mallenco - fra l'altro arbitro della gara di ritorno di quell'ottavo di Champions League - ti ha espulso per doppio cartellino quattro giorni fa. Le regole vanno applicate: non tutti i giorni, cari Schweinsteiger e Klose, capita di incontrare un Ovrebo ed il suo socio guardalinee Nebben.

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