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  • Violamania:| Dove eravamo rimasti?

    Violamania:| Dove eravamo rimasti?

    A giudicare da quanta gente ieri ha deciso di passare la prima domenica d'agosto al fianco della Fiorentina, per un'amichevole sì prestigiosa ma non troppo affascinante come quella contro l'Aris Salonicco, viene solo da domandarsi: dove eravamo rimasti? La squadra viola era caduta volontariamente in un burrone, tramortita dal duo Ovrebo-Robben. Il primo aveva 'cucinato' la beffa perfetta, con quell'assegnazione di un gol in palese fuorigioco per favorire i tedeschi del Bayern Monaco; il secondo aveva trovato il sinistro della vita al 'Franchi', eliminando la Fiorentina dagli ottavi di finale di Champions League. Sono passati due anni e mezzo, ma sembra una vita fa. Si diceva della caduta volontaria in un gorgo che sembrava senza fine, perché erano stati soprattutto i vertici del club a tentare l'autodistruzione: prima con l'autofinanziamento, poi con quella suddivisione della città in 'rosiconi' e 'veri tifosi', passando per l'allontanamento di Cesare Prandelli e le campagne acquisti scellerate, quasi a far intravedere una volontà dei Della Valle di andarsene da Firenze.

    Roba che avrebbe ucciso chiunque, e difatti dopo due campionati pessimi, tecnici esonerati, cazzotti e risse in campo e negli spogliatoi, il risultato era una disaffezione sempre più costante da parte della gente: il 'Franchi' di Firenze era diventato, da esempio da seguire - quasi 30mila abbonati in C2 -, uno scheletro sempre più vuoto. Poi è accaduto ciò che i dellavalliani (quelli del 'Io sto con i Della Valle', come se fosse un atto di fede imprescindibile per essere veri tifosi viola) non ammetteranno neanche sotto tortura: la società è tornata a fare la società. Rimpasto più o meno generale ai vertici, allontanamento o emarginazione dei dirigenti che negli ultimi due anni avevano combinato errori su più fronti, scelta di un allenatore giovane e ambizioso, presenza costante al fianco della squadra, e investimenti. Perché il vero valore aggiunto della famiglia Della Valle l'hanno dimostrato nei loro primi sette anni di gestione, con i successi e un feeling incredibile con la città.
     
    Sperando che il riavvicinamento degli imprenditori marchigiani alla Fiorentina non sia solo il frutto di possibili sviluppi sulla questione relativa al nuovo stadio -e anche se fosse, speriamo che quest'ultima non sia solo una panacea per questioni che un affare edilizio non può risolvere -, ora che sta nascendo una nuova creatura l'auspicio è che torni a farsi vedere in riva all'Arno anche Diego Della Valle, vero deus ex machina della 'prima' Fiorentina. Ora che l'entusiasmo sta tornando (vedi il sold out in val di Fassa e il pienone a Piazza della Signoria nel giorno in cui sono state presentate le nuove maglie), ora che il club sta ricominciando ad essere tale, servirà pazienza. Perché il tempo che si è perso è stato tanto, ma non è certamente colpa di Montella e dei tanti nuovi acquisti, se per due anni tutto il resto della Fiorentina ha fatto vergognare Firenze di sé.

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