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  • Violamania:| Fine della farsa... o quasi

    Violamania:| Fine della farsa... o quasi

    La stagione della Fiorentina, che assomiglia ogni giorno di più ad uno squallido B-movie, di quelli che ancora vengono mandati in onda a tarda notte su qualche tv regionale, da ieri sera si è arricchita di un capitolo inedito, uno dei più tristi della recente storia del club. L'esonero di Delio Rossi, inevitabile dopo la reazione nei confronti di Adem Ljajic al termine di un alterco verbale con il giovane serbo, è solo l'ultimo gesto di nervosismo di una società che da tempo ha smesso di fare calcio, e che ha sottovalutato tanti piccoli segnali che hanno portato ad una collettiva crisi di nervi. Il tecnico riminese, noto per i toni bassi e gli atteggiamenti morigerati, ha fatto un qualcosa di ingiustificabile, ma il suo gesto è la logica conseguenza del senso di abbandono che ha sentito fin dal suo primo giorno a Firenze. Mai avrebbe pensato di doversi giocare un'intera carriera senza avere alle spalle il benché minimo supporto, soprattutto quello dei suoi dirigenti.

    Bisognerebbe esonerare tutta la Fiorentina, non soltanto Delio Rossi. Cosa è stato fatto di serio, dal punto di vista calcistico, negli ultimi due anni? C'è un filo logico nelle mosse di questo club, ormai abbandonato dalla famiglia Della Valle? Perché il proprietario, Diego, è sparito dalla circolazione, senza dare la benché minima spiegazione? Sinisa Mihajlovic, Delio Rossi, da oggi uno fra Vincenzo Guerini e Leonardo Semplici. Non è stato sbagliato niente, tecnicamente parlando, dopo Cesare Prandelli? E la squadra? Uomini non se ne vedono, Gamberini e soci si sono contraddistinti solo per comportamenti pessimi fuori dal campo, e non ce n'è uno che nei momenti difficili ci abbia messo la faccia. E i dirigenti? Da Teotino a Mencucci, passando per il presidente Mario Cognigni, si sono fatti riconoscere più per le gaffe che per aver azzeccato qualche mossa. Qualcuno ricorderà quando Cognigni parlò di 'fine della farsa', a proposito della vicenda Montolivo. Ora dovrebbe chiedere scusa per quella frase, prima alla squadra, poi al giocatore e poi a tutta la piazza.

    Ha cercato di gettare fango su un ragazzo che magari non ha reso al massimo quest'anno, ma che quando ce n'è stato bisogno ha tolto le castagne dal fuoco. Lo ha fatto bene o male nello spogliatoio, seppur privato della fascia di capitano; lo ha ripetuto ieri sera, quando dopo lo 0-2 del primo tempo, e al momento del calcio di rigore, mentre i compagni se la facevano sotto per la paura, lui, sotto i fischi della maggior parte dei tifosi, ha prima insaccato il rigore e poi pareggiato, tenendo in vita le speranze di salvezza dei suoi. Sabato a Lecce sarà vietato fallire, chiunque sarà l'allenatore, e poi bisognerà fare tabula rasa in società e nello spogliatoio. Sembra una forzatura, ma meglio così per Delio Rossi. In questa farsa lui non c'azzeccava nulla. Facciamola finita in Salento, e si riparta concretamente. Perché al limite dell'esasperazione, come il tecnico viola ieri, c'è la maggioranza del popolo viola, e questo clima isterico è tutto fuorchè un bel segnale per il futuro.

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