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  • Violamania:| Il fallimento di Corvino

    Violamania:| Il fallimento di Corvino

    La vergognosa prestazione della Fiorentina, ieri pomeriggio, sul campo di Verona contro il Chievo, che porta i gigliati alla 'conquista' della quarta sconfitta nelle prime dieci giornate di campionato, è esattamente lo specchio della società che questo gruppo tecnico ha alle spalle. Un club, quello guidato dalla famiglia Della Valle, composto un gruppo di persone magari oneste, ma presuntuose, arroganti e assolutamente incapaci di fare calcio, stanti i risultati degli ultimi diciotto mesi. Gente che vive del proprio orgoglio e che si circonda di 'yes man', e che quando ha praticamente licenziato Prandelli, con la scusa che quest'ultimo si era offerto alla Juventus, ha creato un nuovo progetto incentrandolo intorno ad un uomo che, di fatto, è diventato il padrone assoluto nella società: Pantaleo Corvino. Quest'ultimo, come l'allenatore da lui scelto, ha pensato molto (troppo) alla propria immagine con alle spalle una 'stampa' ruffiana e cortigiana, ha creduto di essere capace di fare calcio semplicemente per il suo nome, per il rapporto privilegiato che aveva con certi tipi di procuratori, e per la sua abilità nel 'creare' denari per il club.

    Il direttore sportivo viola ha scelto un tecnico a sua immagine e somiglianza, e che si era rivelato perfetto per un club che è composto, come detto, da dirigenti arroganti e presuntuosi. Una società che si è distinta, davanti alla sequenza di risultati negativi sul campo, e figuracce anche al di fuori - si pensi al caso Kharja dell'ultima settimana -, per non avere l'umiltà che ci vuole quando si commettono degli errori. Un po' come Fonzie di 'Happy Days', che aveva il grande difetto di non saper chiedere mai scusa. Corvino ha fatto e disfatto a suo piacimento, nel disinteresse generale di un padrone che, lo ricordiamo, è sempre Diego Della Valle. Quest'ultimo, una volta bloccato il grande business - la Cittadella Viola - ha iniziato un lento 'sganciamento' dalla realtà cittadina. E così mentre i fratelli Tod's  si disimpegnavano - anche e soprattutto fisicamente - dal club, gli attendenti messi a vigiliare il 'barile' Fiorentina si disinteressavano del fatto che l'unico risultato che riuscivano a portare a termine, dal dopo Prandelli in poi, era il disinnamoramento della società verso la propria squadra, e lo svuotamento inesorabile del 'Franchi'.

    Il fallimento di Sinisa Mihajlovic, che venga esonerato presto o tardi, è il fallimento di un direttore sportivo oligarca che ha fatto e disfatto con il consenso di un gruppo di dirigenti, e di una società che aveva investito, anche e soprattutto con parole importanti, la propria politica aziendale sul serbo. Eppure Firenze non ha mai chiesto cose impossibili; ha solo una gran voglia di veder giocare a pallone la sua squadra. Non si riesce proprio a capire il perché del silenzio dei massimi dirigenti viola dopo l'ennesima figuraccia al 'Bentegodi'. Ma nella 'società dei Fonzie', quelli che non debbono mai chiedere scusa, tutto ciò sembra essere diventato la normalità. Del resto, se il calcio per loro è un hobby, è giusto che perseverino nel loro nulla calcistico. Che passatempo sia vedere la propria squadra ridicolizzata in giro per l'Italia, non si riesce però a capirlo. Un peccato davvero, perché quando i Della Valle erano vivi nel progetto Fiorentina, più con la loro presenza costante che con i loro denari, e i dirigenti avevano umiltà nel loro lavoro, i risultati erano sotto gli occhi di tutti. Al di là del possibile cambio tecnico, o i vertici viola si rimettono in testa di fare calcio, con una struttura dirigenziale adeguata, dall'alto spessore morale e tecnico, o sono destinati a quella mediocrità che da un anno e mezzo è sotto gli occhi di tutti a Firenze.

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