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  • Violamania: lettera aperta a Della Valle

    Violamania: lettera aperta a Della Valle

    Caro Della Valle (del resto ogni lettera solitamente comincia così)

    Le scriviamo per farle presente un concetto fondamentale: se la Fiorentina in pochi anni è passata dal lottare per la Champions a chiudere una stagione già a febbraio vuol dire che sono stati commessi molti errori in questo frangente.

    E siccome riteniamo che il pesce cominci a puzzare dalla testa come recita un famoso detto, pensiamo che lei abbia grosse responsabilità per quanto accaduto. A cosa ci riferiamo? Partiamo dai collaboratori che ha scelto. Il signor Mario Cognigni sarà sicuramente uno straordinario manager, su questo non abbiamo dubbi, ma di scarpe, non di calcio, perché uno che si presenta dicendo che vincere la Coppa Italia sarebbe stato svantaggioso per il bilancio, non sarebbe dovuto restare un minuto di più in società, perché non ha capito nulla di come funziona questo giochino. Il direttore sportivo commette anche errori: il migliore è quello che ne fa meno. Macia in questo senso bisogna dirlo che ha lavorato bene perché ha costruito formazioni molto competitive pur non avendo soldi a disposizione, lavorando in regime di autofinanziamento. E allora perché mandarlo via?

    E poi il compartimento tecnico: perdere Neto a parametro zero, tanto per fare un esempio, ma anche vendere sempre giocatori importanti, rimpiazzandoli con altri improponibili, sono scelte comprensibili? Le plusvalenze non vanno in campo, ci vanno i calciatori e quelli che ci sono ora, tranne qualche lieta eccezione, sono mediamente di livello modesto.

    Il tutto fino ad arrivare al tema dei temi: ma che rapporto c'è tra lei e suo fratello? E perché il vecchio Diego ha deciso di lavarsene totalmente le mani della Fiorentina? Perché purtroppo è da quando si è defilato DDV che la sua società ha perso ambizioni e voglia di primeggiare, inutile girarci intorno. E allora o riesce a riportare in auge il patron o meglio che qualcuno di voi cominci a pensare a passare la mano perché quello che stiamo vivendo non è un progetto tecnico, ma un progetto a perdere.

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