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  • Violamania:| Morte di una tifoseria

    Violamania:| Morte di una tifoseria

    Raccontava Gabriel Omar Batistuta che, quando sbucava dagli spogliatoi al momento dell'ingresso in campo delle squadre, gli bastava avere nella mano destra il gagliardetto della Fiorentina, la fascia di capitano sul braccio e dare uno sguardo alla curva Fiesole gremita, per sapere, in cuor suo, che qualsiasi avversario si dovesse affrontare in quella domenica poteva essere battuto.
    Chissà cosa avrà pensato invece ieri pomeriggio Alessandro Gamberini, nuovo leader della squadra gigliata, quando, volgendo anche solo per caso il suo sguardo verso la zona (solitamente gremita) del tifo 'caldo', l'ha scoperta prima semi vuota, poi zittita dai fischi di chi era in tribuna, e infine silente, come per quasi tutto il secondo tempo è stata. Usando un'espressione forte, ma che rende bene l'idea, ieri si è assistiti alla certificazione della 'morte' della tifoseria viola. Il fatto che la storica curva 'Fiesole', quella dove non riuscivi ad abbonarti se non ti eri guadagnato quel diritto da generazioni, quella che si riuniva al 'Bar Marisa' alle 9 del giorno della partita, quella che si riempiva anche dopo campagne acquisti fatte da elementi come Zuccheri, Rossinelli e Gola, contro il Cittadella sia sembrata un piccolo grande deserto, è una sconfitta più importante di una retrocessione, che dovrebbe far riflettere tutti.

    Certo, si dirà che a questo 'risultato' si è arrivati per l'introduzione della tessera del tifoso, ma anche per un ricambio generazione fra i supporters viola che, invece di portare ad un rilancio, ha contribuito a vere e proprie faide fra tifosi che ogni week-end danno occasioni per scontrarsi, invece che per unirsi. Lo scioglimento del Collettivo autonomo viola è stata una ferita che nessuno ha potuto e voluto rimarginare. Il resto lo hanno fatto leggi severe e inutili, che hanno colpito una tifoseria mai troppo violenta - se non in sporadici casi di cui i tifosi viola stessi si sono vergognati, come le molotov ai treni di Juventus e Bologna - con la sparizione di megafoni, tamburi, suoni e colori che avevano reso la Fiorentina modello per altre tifoserie. Ieri si è assistito ad un tifo diviso, con cori e insulti della 'Fiesole' per alcuni dirigenti - leggi Mencucci e Teotino - e giocatori- su tutti Montolivo -, mentre dall'altra parte, chi era seduto in tribuna, non ha trovato di meglio che fischiare i contestatori e applaudire, anche in maniera provocatoria, quegli elementi che con le loro dichiarazioni avevano mostrato mancanza di rispetto per il tifo viola.

    E in tutto questo, la società? Si leggono dichiarazioni entusiaste di qualcuno per la sparizione dei cosiddetti 'pseudo tifosi' o codardi, come qualcuno ha etichettato chi, da anni, si fa chilometri e spende cifre anche cospicue per sostenere la squadra, sempre e in ogni dove. Ma è da considerarsi un successo vedere la tifoseria viola ridotta così? E' giusto esultare per 'soli' diecimila abbonamenti? La famiglia Della Valle, anche ieri gravemente assente dalle poltroncine della tribuna autorità, non si sente di fare un esame di coscienza per aver diviso come non mai Firenze, fra il cosiddetto tifoso 'buono', quello sempre al fianco della proprietà, e quello 'cattivo', chiamato rosicatore o figlio di mamma ebe? Possibile che non si riesca ad avere un dialogo costruttivo, come alcuni giocatori hanno fatto con elementi dei Violaclub principali di curva, a San Piero a Sieve, per ricucire i rapporti invece di dilatarli? Se è giusto isolare chi non rispetta le leggi, è tutt'altro che un vantaggio iniziare la stagione in queste condizioni. Manca, da Cesare Prandelli in poi - l'ultima persona che era riuscita a catalizzare su di sé l'attenzione, e a farsi garante di un progetto tecnico e societario - una persona che venga vista come punto di riferimento dei tifosi. Tutti si augurano che in quanto a risultati si abbia un'inversione di tendenza rispetto alla passata stagione, ma occorre cambiare anche il clima allo stadio, perché il primo obiettivo serio che deve centrare questa società è recuperare il rapporto con la propria gente, giustamente scettica dopo gli ultimi venti mesi da cancellare, e tornare a riempire il 'Franchi'. Occorre lavorare su questo, sia da parte della tifoseria organizzata - meno lettere di solidarietà e meno etichette su chi è il vero tifoso viola, caro 'Centro di coordinamento' - che da parte del club. Perché senza il popolo viola, prima o poi, anche un Cittadella qualsiasi potrà permettersi di fare da padrone su un terreno che fino a poco tempo fa era temuto e rispettato anche dalle big del nostro campionato.


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