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  • Violamania:| Non si scherza su Gilardino

    Violamania:| Non si scherza su Gilardino

    Spero che Alberto Gilardino mi perdonerà visto che certe cose, in un'intervista, solitamente rimangono nella mente del giornalista e non finiscono sul blocco degli appunti, né tantomeno negli articoli che quest'ultimo deve scrivere, se rivelo una confidenza relativa all'ultimo contatto vis-à-vis con il bomber di Biella. E' il 20 gennaio scorso, sono le undici di mattina passate. Da qualche minuto io ed il mio collega Mario Tenerani ci troviamo in una delle splendide sale della Fortezza da Basso che due volte l'anno fanno da cornice alle le sfilate di Pitti. Quella mattina a sfilare sul palco è la primogenita della famiglia Gilardino, Ginevra, e papà Alberto arriva pochi istanti prima che sua figlia, per la terza volta consecutiva in un anno e mezzo, delizi gli occhi della platea di Pitti Bimbo. Dopo i convenevoli con i due giornalisti, il numero 11 viola inizia con i suoi interrogativi, legittimi in quanto giocatore gigliato e da interessato alle cose di Fiorentina: 'Allora, chi compriamo? E' vera la storia di Barreto?’'. Le risposte incerte che gli danno i cronisti sul mercato che si va concludendo in quei giorni, fanno sorgere qualche dubbio nella mente di Gilardino che, quasi imbarazzato, non si spiega il perché di quell'immobilismo in termini di acquisti da parte della proprietà.

    E in quel momento, in quel preciso istante, torno ad essere il semplice tifoso abbonato di curva Fiesole che ero fino ad una dozzina d'anni fa, che prova un misto di sensazioni. Da una parte vorrebbe dire al 'suo' Gilardino: 'Se non lo sai tu perché la società non compra, stiamo messi bene di nulla'. Dall'altra prova quasi un senso di tenerezza per il suo bomber, che molti descrivono come il solito mercenario in partenza da Firenze, e che invece, sotto sotto, ci tiene da morire a vedere la Fiorentina rafforzata. E' da quel giorno, uno dei pochi in cui io giornalista sono potuto entrare a contatto diretto con un giocatore senza il controllo del 'Grande fratello' viola, che non ho dubbi: se Gilardino era così interessato alla Fiorentina, non può essere quel giocatore che alcuni giornali hanno provato a descrivere, proprio nello scorso mese di gennaio, come uno che ha voglia di andare via da Firenze, quello che ha cambiato procuratore perché vuole andare alla Juventus, quello che tira indietro la gamba perché pensa alla prossima stagione.

    E così, mentre in questi giorni sedicenti tifosi, alla luce dei cattivi risultati della Fiorentina, dicono che si possono aprire le porte alle cessioni anche dei big, io, sommando quanto penso su Gilardino e la sua volontà di una squadra più forte ed ambiziosa, e a quanto questo collimi con il pensiero di Montolivo, mi chiedo perché la società non faccia tutt'oggi chiarezza - visto che la stagione ormai è andata male - sulla Fiorentina che sarà. Perché Gilardino e Montolivo non sono esempi di giocatori a caso. Pensando a chi vuole lasciarli partire con semplicità, mi viene da chiedergli: ma se partono loro, siamo sicuri che arrivino giocatori più forti e motivati? Gilardino e Montolivo non sono mai stati coinvolti nelle serate 'brave' della Fiorentina di quest'anno, perché sono autentici professionisti, che attraverso le loro richieste alla società - tra l'altro il bomber di Biella ha recentemente dedicato alla famiglia Della Valle il successo di Palermo, per dire quanto sia attaccato ai vertici del club - esprimono i dubbi e gli interrogativi che hanno anche i tifosi 'normali'.

    Se domani Diego Della Valle, l'autentico bomber della società viola, venisse a Firenze e dicesse: 'E' stata una stagione negativa per svariati motivi, abbiamo commesso errori in campagna acquisti e comunicazione, ripartiamo da autentici professionisti come Montolivo e Gilardino, vendendo i fannulloni che quest'anno si sono macchiati di episodi negativi dentro e fuori dal campo, e ripartiamo compatti', la tifoseria viola - sono certo - esulterebbe come per la conquista della Champions League. Perché poi sul campo di calcio si può vincere o perdere, ma se sei sincero con il fiorentino, quest'ultimo, pur essendo polemico fino al midollo, comunque ti rispetta. Se invece le colpe di questa stagione venissero additate semplicemente alla sfortuna, alla cattiva stampa o ai 'rosiconi', questa stagione finirebbe peggio che con una retrocessione. A questo club manca proprio quel senso di appartenenza alla città che si palesa nella mancanza di dialogo con i tifosi, e soprattutto nella mancata volontà di costruire solide basi nello spogliatoio, garantendo la permanenza di quei giocatori che sono veramente affezionati a Firenze e alle sorti del club.

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