Calciomercato.com

  • Vivo x Lei, Borioni risponde: calcio italiano sempre più maleducato

    Vivo x Lei, Borioni risponde: calcio italiano sempre più maleducato

    Io (non?) sono razzista - di Ryoga
    Sono razzista. E vivo in Italia. E mi sono sempre sentito in difficoltà. O meglio, quasi sempre. Diciamo pure ogni tanto. O forse, quasi mai. La verità è che dipende dal contesto. Al bar, il Negroni ormai lo chiamano "Balotelli", e se vai al mercato, anziché il nome corretto, sul cartello che indica il prezzo di quegli ortaggi bianchi c'è scritto "Mancini". E questo mi rende molto felice. 
    Ma c'è una cosa che rende l'Italia invivibile per un razzista: il calcio. Ma qui dobbiamo fare delle differenze: se sei tifoso, allora sei "fottuto". Se sei un calciatore, un allenatore, un dirigente, oppure "nientepopodimeno" che il presidente della Figc (così somigliante a quel simpatico e sfortunato ragioniere) allora è tutto a posto. In curva, se scrivi "Balotelli: non ti odiamo perché sei di colore, ma perché sei uno ****** senza onore" ti squalificano". E così via, qualsiasi insulto (effettivamente razzista oppure interpretabile come tale) viene punito. Non c'è pace per quelli come noi: noi razzisti siamo i primi discriminati. Eppure se vivessi all'estero, mi basterebbe guardare una partita di calcio e pensare che l'Italia sia la cuccagna dei razzisti. Ed è così: per un ortaggio si scandalizzano tutti, ma un eroe di fango come De Rossi esclama, intercettato da tutte le televisioni "Sta zitto, zingaro di m.", e viene giustificato dal suo allenatore ("L'unico errore che ha fatto De Rossi è quello di non essersi messo la mano davanti la bocca"). Sono convinto che un domani anche alle curve sarà permesso di dire "Nero, zingaro, finocchio, terrone di m*" senza conseguenze. Perché l'Italia sta diventando sempre più un paese per quelli come me, un paese per razzisti. 
    E qui finisce la mia chiave ironica: vorrei soltanto dire ai giornalisti di SKY: come mai se l'allenatore dell'Inter riferisce d'esser stato chiamato finocchio, giustamente e correttamente lo difendete con vigore e per diversi giorni, mentre se è un calciatore della Juve a essere offeso, assumete la politica stomachevole e faziosa che si riassume in "chissenefrega"? Pretenderei, se fossi qualcuno di importante nel calcio, che la stessa politica di omertà, di scarsa coerenza, e di mancanza di professionalità non fosse attuata mai. Non a proprio piacimento. Non è che se 42 milioni di antijuventini stanno buttando via il loro oro per fare una statua a De Rossi, una stazione televisiva di quella portata non può fare un servizio sulla vicenda. Che significa? Che se Bonucci, Chiellini oppure Buffon alla prossima partita si mettono a dire n**** di m***a voi non fate un servizio? O siete forse razzisti, ritenendo neri e omosessuali più importanti degli zingari? Complimenti a calciomercato.com, che almeno qualche articolo in più sulla vicenda lo sta pubblicando. Sarebbe auspicabile una denuncia da parte di Mandzukic. Oppure una condanna all'atteggiamento di De Rossi, onde evitare che i calciatori possano sentirsi in diritto di offendere chiunque, sempre e comunque. Forza Juve. DE ROSSI MER**.
    [in un mio commento precedente, avevo scritto di come fosse inutile parlare di determinate situazioni, dal momento che non ci siamo indignati per l'elezione di un razzista, omofobo e antisemita alla presidenza della FIGC. Insomma il succo era "non abbiamo parlato allora, non possiamo belare adesso -in occasione della diatriba Mancini-Sarri. Ecco, era riferito a noi tifosi, che diventiamo moralisti solo se l'offeso o chi offende gioca/allena per la nostra squadra. Non ai giornalisti di SKY, che dovrebbero fare il loro lavoro, sempre e comunque.]

    -------------------

    Borioni risponde 
    L'esercizio retorico di Ryoga mi offre l'occasione per ribadire un concetto che avevo espresso QUI, parlando di un calcio italiano sempre più maleducato proprio alla vigilia degli ultimi episodi Sarri/Mancini e De Rossi/Mandzukic. 
    Mi rendo anche conto di come la parola "maleducato" suoni vetusta e comunque il senso di quell'articolo, le 5 regole di buon comportamento, era chiaramente ironico anche se legato a una base oggettiva. Perché prima di entrare nel merito di ciò che è offensivo o razzista o sessista o quant'altro, bisognerebbe mettersi d'accordo su quali siano i concetti basilari di comportamento nel campionato di calcio italiano. 
    Guardiamo al tanto citato modello inglese e notiamo le differenze: il fair play è un concetto vicino alla mentalità anglosassone. In quel campionato ci si deve comportare in un certo modo e non sono ammesse deroghe. La base di buon comportamento è condivisa e questa fa sì che nel caso in cui qualcuno deroghi, la sanzione scatta automatica e inevitabile. Certezza del diritto.
    Così non è da noi, dove ognuno ha un'interpretazione personale per ogni situazione.
    E allora, ripeto, cominciamo a evidenziare l'incoerenza di chi si mette una mano davanti una bocca per vomitare ciò che vuole o quella di chi giustifica un insulto indegno accusando di provocazione l'oggetto dell'infamia. Cominciamo a non tollerare la gestualità di chi chiede all'arbitro l'ammonizione o l'espulsione di un avversario. Cominciamo a riconoscere il razzismo, piccolo o grande che sia, e condanniamolo senza per questo cadere nel perbenismo. Se si tratta di una condotta scorretta, lo è e basta. Ripartiamo dalle basi insomma (giocatori, allenatori, dirigenti e perfino presidenti di federazione...), perché il nostro bel castello barcolla sempre più.

    Altre Notizie