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  • Pernambuco si rivolge agli utenti: 'Non Vivo Per Voi'

    Pernambuco si rivolge agli utenti: 'Non Vivo Per Voi'

    • Fernando Pernambuco

    Cari lettori,
    ve lo dico subito : “Non vivo per voi!”. D’accordo, se non ci foste non ci saremmo neanche noi, che scriviamo su questo sito. Se non esprimeste i vostri giudizi (negativi, positivi, dubbiosi, critici, scettici…) verrebbe meno il senso di fondo di un blog. Se restaste sempre in punta di penna saremmo in un “reparto gessi” di un ospedale. E forse se lasciaste passare qualche secondo prima di buttar giù quello vi passa per la testa non sarebbe poi tanto male, ma si perderebbe in spontaneità.

    Il fatto è che leggendo i vostri interventi, le osservazioni agli articoli, le risposte a queste osservazioni, le risposte a queste risposte…emergono, pur con rilevanti eccezioni, alcune costanti fra il risibile e lo sconsolante.


    Ci sono quelli che potremmo definire i SERIALI: ripetono, come dei pugili suonati, “rosicateeeeee” oppure riempiono righe di “ahaaaaaaa”.

    I MORALISTI  non entrano mai nel merito di una storia o di una descrizione, ma di solito (siccome si parla di calcio e di conseguenza di un giro di denaro vorticoso) esibiscono il poco originale: “Mandatelo a lavorare!”. Molto praticato, in particolare di fronte a casi umani disperati: “Ma che pietà! Si vergogni ha dilapidato un patrimonio!”.

    Invece “E che notizia è?” raccoglie i MINIMIZZATORI. Se si riporta il fatto che un noto calciatore ha evitato  un posto di blocco, poi inseguito dalla polizia ha rischiato di “asfaltare” due ciclisti e sfondato un negozio con la sua Ferrari, state sicuri che ci sarà qualcuno che commenterà, ma che “le date a fare queste notizie?”. Idem per fatti che di solito riguardano atteggiamenti venati da razzismo: “E che sarà mai? Ma perché vi divertite a fare i moralisti?”.

    I loro cugini  sono i “COSA C’ENTRA CON IL CALCIO?”. Si riporta la notizia che un tifoso è stato accoltellato e rischia di morire. Beh: “Cosa c’entra con il calcio?”. Alcuni parlamentari perdono tempo a presentare interrogazioni su un presunto rigore non concesso, ridicolizzando se stessi e la propria funzione istituzionale: “Cosa c’entra con il calcio?”.

    Poi ci sono i TITOLISTI quelli che leggono solo il titolo, ma argomentano per almeno 15 righe. Nella stessa categoria potremmo annoverare coloro che il titolo lo leggono, ma non ne tengono conto. Per esempio c’è una rubrica che s’intitola “Che c’entra il calcio?” e loro commentano l’articolo scrivendo: “Che c’entra il calcio?” 

    I FATALISTI annoverano i lettori per cui “E’ sempre andata così e sempre andrà così”, dunque si avvicinano ai minimizzatori.

    Gli ACCECATI, numerosissimi, sono quelli che se, per esempio, si scrive che “Mancini in questo momento è molto nervoso e troppe volte perde le staffe” vedono una manovra per destabilizzare l’Inter. Se giustamente si stigmatizza Sarri, magari anche ironizzando su “antiche virtù contadine”, per gli epiteti indirizzati allo stesso Mancini, allora chi scrive è “uno juventino che vuole sabotare il Napoli”. 

    I SUPERTECNICI non si limitano solo a scrivere una relazione su come Allegri o Spalletti dovrebbero schierare i loro, ma si scandalizzano ogni volta che non si parla di schemi tatici o di calciomercato con riferimenti stringenti ai contratti e ai bilanci. I SUPERTECNICI, quando Ulivieri spiega o meglio racconta cosa non deve fare la Fiorentina contro la Juve, scrivono: “Bravo! Hai scoperto l’acqua calda!”

    Ecco, in generale, trovo una propensione a sentirsi offesi, a gridare allo scandalo. Insomma una propensione  al risentimento soprattutto nei confronti dei giornalisti. Di volta in volta sono “inutili”, “gossipari”, “parassiti”… Karl Kraus che non li amava, diceva che “lo scandalo iniziava quando il giornalista iniziava ad occuparsene!”. Magari fosse così. Vivremo in un mondo armonico, pulito, senza increspature e squilibri, senza sotterfugi e senza scandali. Un mondo perfetto. Ora: è possibile un mondo perfetto?

    Devo però fare almeno un’eccezione. Quando leggo gli articoli di “Vivo per lei”, spesso ne resto ammirato (come d’altra parte, per risposte che dimostrano una conoscenza profonda del calcio italiano e soprattutto di quello internazionale). Non solo perché in molti casi sono, come si dice, “scritti bene”, ma perché denotano conoscenze e capacità di analisi fuori dal comune. Da lì s’imparano un sacco di cose. Sono una fonte preziosa anche per i giornalisti “professionisti”. Qualcosa di più d’un’ottima palestra: una gran bella realtà.

    E allora se prima sono stato un po’ accigliato, severo o sarcastico, ora sento semplicemente la necessità di dire a questi giornalisti (giovani o anziani, professionisti o non): grazie!

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