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  • ESCLUSIVO Zaccheroni a CM: 'Honda leader, Nagatomo 'napoletano'. Volevo Luiz Adriano in Cina. E la Nazionale...'

    ESCLUSIVO Zaccheroni a CM: 'Honda leader, Nagatomo 'napoletano'. Volevo Luiz Adriano in Cina. E la Nazionale...'

    • Daniele Longo
    La scuola degli allenatori italiana è da anni considerata all’avanguardia. Maestri della tattica che sopperisce spesso alla tecnica, cultori di un modo di intendere il calcio che appassiona sempre di più anche all’estero.  C’è chi realizza favole come Ranieri al Leicester e chi ha tutta la volontà di far crescere il movimento in Oriente, dove ha già vinto una coppa d’Asia. Alberto Zaccheroni si racconta in esclusiva a Calciomercato.com: dal rapporto con Honda e Nagatomo ai sogni nel cassetto.

    Zaccheroni, il 19 gennaio scorso è arrivata l’ufficialità del suo arrivo sulla panchina del  Beijing Guoan. Com’è nata questa opportunità in un Paese che vuole fortemente sviluppare il movimento calcistico come la Cina?
    "Mi ha contattato un agente e mi ha detto che questo club era interessato a me. Io dopo l’esperienza in Giappone ho capito che in Asia mi trovo bene e mi sono detto: "Andiamo". Mi hanno invitato a vedere le strutture e conoscere le persone dello staff e abbiamo trovato un accordo. Il campionato qui deve ancora iniziare: fino ad ora siamo sempre stati fuori Pechino, siamo stati a Dubai e abbiamo fatto qualche amichevole. Ancora devo vedere, ho visto  solo i giocatori che ho a disposizione".

    Le risorse tecniche sono buone, considerando anche gli investimenti che i club cinesi hanno fatto nell’ultima sessione di mercato. Crede che stiano ormai cambiando gli equilibri economici nel calcio?
    "Basti  pensare che un club neopromosso come l’Hebei Fortune ha preso due giocatori del calibro di Lavezzi e Gervinho, spendendo anche cifre considerevoli.  Ci sono stati degli investimenti notevoli che mirano ad espandere il movimento. Lo scorso anno la squadra è arrivata quarta, l’obiettivo è quello di tornare in Champions".

    Lei aveva chiesto Luiz Adriano alla società?
    "Si, avevo fatto una lista di sei o sette giocatori e c’era lui. Avevo chiesto anche Yilmaz che alla fine abbiamo preso".

    Come mai non si è concretizzata la trattativa?
    "Questo non lo so, posso dire che era un giocatore che io avevo richiesto espressamente ma sono contento anche dell’arrivo di Yilmaz. Sono due attaccanti molto forti ed era importante portarne almeno uno nel nostro club".

    Lei prima ha fatto riferimento alla sua esperienza da commissario tecnico del Giappone, culminata con la vittoria della coppa d’Asia nel 2011. Conosce molto bene Honda, può diventare un leader della formazione di Mihajlovic?
    "E’ un grande professionista dotato di una buona tecnica. E’ un giapponese atipico perché ha grande forza fisica e i giapponesi non hanno queste caratteristiche.  E’ un giocatore con una spiccata personalità, ha bisogno di giocare molti palloni durante la partita. Mi ha sorpreso la sua resistenza, è sicuramente un buon giocatore e il Milan ha fatto bene a puntarci con decisione".

    Fuori dal campo sembra essere un giocatore schivo, un po’ introverso.  Con la stampa italiana parla di rado, anche per via di una difficile padronanza dell’italiano…
    "Si è un giocatore un po’ introverso, non parla molto ma in campo sa essere leader a modo suo".

    Siete legati da qualche retroscena?
    "Quando alleni una nazionale, i giocatori li vedi un paio di volte ogni due o tre mesi. E’ difficile entrare in un rapporto confidenziale. Devo dire che con Honda avevo subito istaurato un buon rapporto, come con tutti gli altri d’altronde. Nagatomo ad esempio è molto più aperto, lo considero mezzo napoletano da questo punto di vista".

    Il terzino dell’Inter  sembra prossimo al rinnovo del contratto: scelta giusta quella del club nerazzurro?
    "Nagatomo è un giocatore importante. In un ruolo, quello degli esterni, difficile e con poche soluzioni in giro di qualità io scelgo lui sempre. Avercene di giocatori come lui in squadra, il suo lo fa sempre. E’ un giocatore partecipe, è velocissimo e calcia con entrambi i piedi. E’ chiaro, ha i suoi difetti ma sono più evidenti le qualità. Non ha i centimetri per contrastare nel gioco aereo ma per me è un giocatore molto utile nell’economia di una squadra.  Se fosse italiano giocherebbe in Nazionale, un buon giocatore".

    A proposito di Nazionale,  si fa spesso il suo nome per il futuro. Lei ci ha mai pensato a questa possibilità?
    "Io sono molto fatalista, ho letto anche io come lei il mio nome nella lista dei possibili candidati. Non so cosa dirle sinceramente, si fanno tanti nomi per la Nazionale. Alla domanda di voi giornalisti ho sempre risposto che io non mi candido, non sono uno che si propone. A tal proposito non ho mai avuto un agente".

    L’ultima sua esperienza professionale in Italia è del 2010 con la Juventus. Le manca il calcio italiano e come lo giudica da esterno?
    "Una volta volevamo tutti allenare in Italia e anche gli stranieri avevano questo desiderio. Noi non ci muovevamo da lì e quindi c’era meno spazio per i tecnici stranieri.  Allora era il campionato più bello del mondo, più intrigante, più complicato. Adesso non è cosi: prima volevamo allenare tutti in Italia, adesso vogliamo provare altre situazioni professionali. Dopo l’esperienza in Giappone posso consigliare questo tipo di scelta a molti colleghi".

    A tal proposito, c’è un campionato dove le piacerebbe approdare nel prossimo futuro?
    "Mi vedrei bene in Premier League, è un campionato che mi ha sempre affascinato. In questo momento è quello più affascinante, quello più complicato è quello italiano. Un altro campionato che mi incuriosisce molto è quello americano perché sta crescendo molto. Molti più tifosi allo stadio, campioni che arrivano anche  in età non così avanzata, mi piacerebbe".
     
     

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