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  • Zanetti e Baraldi:| Bologna, strani silenzi

    Zanetti e Baraldi:| Bologna, strani silenzi

    Gianni Consorte non si ferma più. Le dieci cartelle che riassumono la storia di ‘Bologna 2010’ da ieri mattina sono anche nelle mani della Procura che, mantenendosi imparziale, dopo aver chiesto chiarimenti a Massimo Zanetti e a Luca Baraldi sulla vicenda del presunto, ulteriore ‘buco’ da 9 milioni, ha voluto ascoltare anche la versione di Consorte, per sapere se esistesse materia utile all’indagine in corso sulla gestione Porcedda. Il dualismo Consorte-Zanetti ormai è evidente. A maggior ragione dopo le dichiarazioni del presidente dimissionario che ha fotografato l’attuale gestione del club forse canticchiando la vecchia canzone di Gino Paoli, ‘Eravamo quattro amici al bar’.

    DAL ‘BAR’ di via della Zecca sono uscite, racchiuse nelle famose dieci cartelle ‘espresse’ firmate da Consorte e approvate dal neopresidente Marco Pavignani, risposte molto dure alla denuncia sul pessimo stato di salute del club, rilanciate da Baraldi e così proeccupanti da indurre Zanetti alle immediate e irrevocabili dimissioni. Scrive Consorte, dopo aver ricostruito modi e tempi del salvataggio: «Appare evidente che il presidente e l’ad (Zanetti e Baraldi), assumendo le rispettive cariche il 23 dicembre scorso, avevano a disposizione la due diligence consegnata alla società il 29-11 2010 e il piano societario, rispetto ai quali per un mese intero non hanno mosso alcun rilivevo né sugli aspetti patrimoniali né, tantomeno, su quelli economici». Consorte vuole sottolineare questa stranezza: Baraldi e Zanetti hanno eccepito sui conti solo quando era evidente che buona parte del cda non condivideva le scelte e i metodi del presidente.

    E L’INGEGNERE aggiunge dettagli: «La circostanza che alla data dell’11-1-2011 il presidente e l’ad non avessero ancora provveduto a convocare il cda per il confronto relativo al progetto societario di BFC fu anche evidenziata telefonicamente al dottor Zanetti». E ancora: «Né il presidente né l’ad dimissionari del BFC hanno mai messo in discussione il fatto che l’aumento di capitale di 17 milioni potesse essere insufficiente a sostenere il fabbisogno patrimoniale della società». Consorte ha considerato scorretto il gesto di Baraldi, eletto dal cda, che si è limitato ad abbinare la sua ‘denuncia’ alla lettera di dimissioni, senza sentire il bisogno di spiegare nel dettaglio i motivi della sua perplessità, che ha indetto Zanetti alle dimissioni. Alcuni soci pensano che il tutto sia avvenuto proprio per minare il cda in programma il lunedì susccesivo. Se i soci in preda allo spavento o ai dubbi avessero rigettato la proposta di ricapitalizzazione, le sorti del Bologna sarebbero nuovamente state incerte e qualcuno avrebbe forse invocato il ‘ritorno’ di Zanetti, questa volta sì con poteri di comando più che di governo. Altri soci, invece, si domandano con malizia come sia possibile che un bilancio chiuso a giugno 2010 e certificato poco prima dell’avvenuto salvataggio sia così clamorosamente peggiorato in poche settimane, la maggior parte delle quali con Baraldi già insediato nel ruolo di amministratore.

    MA ESISTONO anche due spiegazioni ‘tecniche’ alla denuncia di Baraldi. La prima: che nel computer utilizzato per la due diligence di Intermedia non fossero state caricate, perché introvabili o rese tali, tutte le fatture, successivamente conteggiate da Baraldi. Oppure: che Baraldi non abbia considerato il valore di alcune operazioni in corso prima del suo insediamento. Ovvero: la spalmatura di alcuni debiti che ha alleggerito il bilancio e il taglio di alcune forniture. Intanto la nuova due diligence è in già in corso e presto si capirà chi ha ragione. Dubbi fra i soci, che ieri hanno onorato i loro impegni economici, su chi uscirà vincitore e chi battuto da questa disputa di carattere finanziario, evidentemente non ce ne sono.

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