Salve, mi chiamo Parma Calcio, sono un club medio-piccolo che ha costi troppo alti (30 milioni in stipendi), porta 10mila persone alla stadio, quando va bene, e fino a quindici giorni fa si sentiva tranquillo, quasi a posto. Salvo. Poi sono bastati due arbitraggi che definirei contrari (un paio di rigori contro che non c’erano, un gol in netto fuorigioco che ho pagato con la sconfitta) e adesso mi scopro di nuovo nei guai. I giornali non si occupano di me, le televisioni mi trascurano, sono una notizia di venti righe o una battuta di 10 secondi. Per Nicchi, il capo degli arbitri, non esisto: non capisco perché abbia chiesto scusa a Milan e Juve e a me no. Se va a avanti così, scendo. Non esisto più.

Salve, sono Claudio Ranieri e ieri ho visto un’altra partita o forse ho visto la stessa ma non mi sogno di ammettere che abbiamo fatto ridere e che soltanto la presunzione del Catania e una cappellata di Carrizo ci hanno permesso di pareggiare – vabbeh, il loro secondo gol è nato da un fuorigioco, ma – per dire – Nagatomo in gioco non c‘è mai stato. Ripeto spesso di non sentirmi in discussione e mi auguro che questa settimana il presidente Moratti dichiari ai giornalisti che “domenica sarà in panchina, penso”. Mi dà sicurezza. Non esiste.

Salve, sono Zlatan Ibrahimovic, ne ho segnati 18, di gol, in venti partite, nelle ultime otto stagioni ho sempre vinto lo scudetto e la gente si domanda ancora se la squadra in cui gioco dipenda da me. Mettiamola così: io non esisto.

Salve, sono Antonio Conte, quello che ne pareggia tante ma non ne perde una. Fino all’altro giorno ripetevo che lo stadio nuovo era il nostro dodicesimo uomo in campo e pretendevo “la bolgia”, oggi dico che ci dà tensione. Esiste?

Salve, sono un bolognese più povero e solo: ho perso un amico, una voce, un incontro, una torre, la più bassa, e quando ascolto “Vita”, “Caruso” o “Non mi basti mai” mi metto a piangere. Grazie di essere esistito, Lucio.