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  • Zazzaroni: un disabile e un bambino

    Zazzaroni: un disabile e un bambino

    di Ivan Zazzaroni, su http://zazza.blog.deejay.it/

    Un disabile e un bambino. Li hanno aggrediti e picchiati tre ore prima della partita. Un disabile e un bambino, un bambino e un disabile. Napoli, lunedì mattina; è il lunedì del treazero e del canto di vittoria dei napoletani (‘O surdato ‘nnammurato”) intonato per scherno dagli juventini. E’ anche il lunedì del gol atroce di Quagliarella. Una voce e poi un’altra, irritazioni diffuse, una denuncia, dieci, cento. Dalla stazione all’aeroporto, dal lungomare Caracciolo chiuso per vela a Fuorigrotta, Bagnoli, Agnano. Raccolgono e ritrasmettono tutto le radio che a Napoli sono la metà di mille, e le tivù private e la rete che non prevede mediazioni. Una sola parola che è una promessa: “vendetta”. Individuati il luogo e la data: all’Olimpico il 20 maggio, per la finale di coppa Italia.

     
    Ma sarà vero? E' successo realmente? Non sarà che in una città dagli slanci potenti quale è Napoli il passaparola ha ingigantito le dimensioni e i caratteri di uno scontro “normale”? Un disabile e un bambino, il pretesto ideale per chi a violenza risponde con violenza.
     
    La Questura di Torino conferma l’orario del “contatto tra opposte tifoserie” e i due contusi tra i napoletani, ma non specifica se si tratti di un disabile e di un bambino.
     
    Tre giorni dopo, giovedì, ieri. A Napoli si continua a parlare e scrivere di questo, nel resto d’Italia gli argomenti calcistici sono lo scandalo scommesse e il caso Pato.
     
    I rappresentanti del tifo juventino s’indignano: “Tutte balle. Mai toccati un disabile e un bambino”. Esiste però una denuncia, l’ha presentata Giovanni Graziano, 29 anni, originario di Vitulazio, portiere in un’azienda di spedizioni a Prato dove vive insieme alla moglie e al figlio. Giovanni è disabile, 64% di invalidità, poiché affetto da una Sma di terzo grado (atrofia muscolare spinale). Nonostante le difficoltà, segue il Napoli quasi ovunque. Ha la tessera del tifoso. “Ho avuto tanta paura” ha spiegato a Dario Sarnataro di Radio Marte. “E’ accaduto intorno alle 18. Con quattro amici ci stavamo dirigendo verso il settore ospiti quando abbiamo sentito una deflagrazione, forse una bomba carta. Il tempo di girarmi e ho visto tanti tifosi napoletani che scappavano. Erano ragazzi come noi. C’erano anche famiglie e bambini”.
     
    Giovanni ha completato così la ricostruzione dell’episodio: “Una cinquantina di juventini ha iniziato a lanciare bottiglie e sassi. Una ragazza e un ragazzo si sono avvicinati a me per sfilarmi la sciarpa del Napoli. Non ho opposto resistenza, ho detto che ero disabile e che per questo non potevo correre, scappare. A stento cammino. Lei se n’è andata, lui – avrà avuto poco più di vent’anni – invece mi ha colpito in pieno volto rompendomi gli occhiali e un dente. Un altro ragazzo ha ostacolato il mio aggressore consentendo agli agenti di fermarlo e identificarlo. Non me la prendo con le forze dell’ordine, so solo che erano pochi e forse sorpresi”.
     
    Giovanni Graziano non ha conti da saldare: “Invito i tifosi del Napoli a non progettare alcun tipo di vendetta. Bisogna isolare i teppisti e denunciarli, come ho fatto io. Rispondere con la violenza non avrebbe senso. E pensare che molti juventini su alcuni forum hanno avuto il coraggio di dubitare delle mie parole, mi hanno accusato di aver falsificato denuncia e invalidità, che schifo”.
     
    Il punto è il pretesto. E’ essenziale che incidenti di questo genere non passino sotto silenzio e siano chiariti, risolti: la vendetta ha la memoria lunga.


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