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  • Zeman:| 'La crisi? Anche Agnelli è stato al comando'

    Zeman:| 'La crisi? Anche Agnelli è stato al comando'

     

    Un riflesso condizionato per il bianconero che incombe (l'Udinese)? Un modo — un po' in stile berlusconiano — per dire che su certi argomenti lui resta sempre in campo? Una cosa è certa: Zdenek Zeman non perde l'occasione per pungere la «nemica» di sempre, la Juventus, anche quando le parole del presidente Andrea Agnelli sembrano aver riscosso il plauso del mondo del pallone italico.
    In mano loro «Penso che Agnelli abbia ragione quando parla di declino del calcio italiano — dice l'allenatore della Roma  Ci vogliono riforme e bisogna migliorare, ma il fatto è che lo dicono tutti, non solo lui. Poi però c'è un altro discorso, ossia che per vent'anni il calcio lo hanno avuto in mano loro e c'era tutto il tempo per fare migliorie». E sullo scontro tra il presidente della Juve e il patron della Fiorentina, Diego Della Valle, il boemo taglia corto: «Cose del genere succedevano anche in passato. Si vedranno in Lega per chiarirsi. Non c'è bisogno di andare in discoteca...», alludendo alla frecciata del viola ad Agnelli. E a proposito di declino, così Zeman spiega il flop in Europa League delle italiane. «È giustificato da quanto è successo negli ultimi venti anni. Anche gli altri schierano le seconde linee, però vincono».
     
    Autogestione Non sorprende che questo piglio leaderistico mal si sposi con le voci di autogestione tattica da parte di big come Totti e De Rossi.«Sono cose che succedono specialmente a Roma. Io credo a quello che faccio e la maggior parte ci crede e si applica. Io spero che tutta la squadra cerchi di applicarsi su quello che deve fare, poi su chi ci riesce meglio o peggio sono valutazioni che devo fare io. De Rossi? Col Genoa ha fatto due ruoli, si è inserito in area spesso finendo anche in fuorigioco: più uno fa, meglio è». Vero, ma per tutelare il pupillo Tachtsidis, Zeman ribadisce le sue idee. «Anche nelle loro nazionali non giocano da registi né Pjanic né De Rossi e neppure Bradley». E sul bosniaco aggiunge: «Non ha una fase difensiva da grande giocatore».
     
    Dodò & Destro La rosa è ampia, per questo Zeman chiarisce: «Devo fare delle scelte, spero di sbagliarmi il meno possibile. E se in difesa Dodò è pronto a fare doppietta — prima convocazione, prima in campo — («ha tanta qualità: molto probabilmente sarà titolare»), in attacco ormaiDestro, gerarchicamente, può giocare solo in assenza dei big. «Il ruolo di esterno di destra spetta a Lamela, in caso di necessità tocca a Lopez. Destro può fare il centravanti o l'esterno sinistro». I ruoli cioè appannaggio di Osvaldo e Totti, che oggi comunque può fare staffetta con l'ex del Siena». Occhio, poi, perché il turnover non fa parte della filosofia boema. «Non ci ho mai pensato: se i giocatori non si dichiarano stanchi non li cambio». Detta una battuta sulla telenovela Cagliari-Roma («se non si è giocato non è dipeso certo da noi») e sul caso Morosini («i club poco responsabili, ma devono segnalare gli autori dei cori»), i titoli di coda sono su Udinese e campionato. «Quella di Guidolin è una buona squadra, anche due anni fa partì male e poi arrivo in Champions. La Juve? È in testa con merito. Il Milan? Gioca come la scorsa stagione, ma quest'anno manca chi fa gol». Un problema che Zeman, forse non conoscerà mai.

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