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  • Calcioscommesse:  Ranocchia nei guai, a Bari tutti coinvolti tranne Conte

    Calcioscommesse: Ranocchia nei guai, a Bari tutti coinvolti tranne Conte

    Secondo l'accusa, il difensore dell'Inter, allora 21enne, avrebbe partecipato (come tutta la squadra) alla combine, ma non voleva i soldi e forse li regalò.
    Ranocchia, ecco i guai per Salernitana-Bari.
    Un’indagine sotto traccia, molti spifferi, un’intera squadra (il Bari) indagata per frode sportiva e l’attesa della tempesta. Ora quella attesa sta per terminare. Ed è solo una coincidenza che tutto arrivi nel giorno in cui il capo della Polizia «preannuncia» novità importanti sul calcioscommesse. L’inchiesta della Procura di Bari, però, è da mesi che sta scavando nel profondo e ha già messo a fuoco due combine acclarate: Bari-Treviso 0-1 maggio 2008 e Salernitana-Bari 3-2 maggio 2009. Si parte dalle rivelazioni fatte da Vittorio Micolucci a Stefano Palazzi (con un fax) e da quelle di Andrea Masiello al pm Angelillis. Siamo in piena «bufera» agostana con l’attenzione dei media rivolta ai processi romani sulle carte arrivate da Cremona. Più di 20 ex calciatori del Bari ricevano l’avviso di garanzia (frode sportiva) e sono convocati per l’interrogatorio. Molti si avvalgono della facoltà di non rispondere, ma il muro di omertà crolla sotto i colpi di 4-5 verbali collaborativi. Vere e proprie confessioni che metterebbero nei guai i vari Gillet, Barreto, Santoruvo, De Vezze, Belmonte, Parisi, ma anche Andrea Ranocchia fresco di ritorno in Nazionale. Da pochi giorni l’interrogatorio di Andrea Masiello non è più sotto segreto istruttorio. E i contorni sussurrati di una combine da mettere i brividi emergono nella loro interezza.


    Come nasce una combine - Bari-Treviso è il principio. La squadra veneta è in enorme difficoltà e chiede un "favore" al Bari. Il regista dell’operazione sarebbe un ex: Pianu. Chiama e ottiene l’okay da alcuni senatori dei pugliesi. Ma c’è chi dice no: è Cristian Stellini. Che cerca di convincere altri a giocarsi quella sfida. Trova terra bruciata. Anche Masiello non è convinto: risolve la questione facendosi squalificare. Alla fine il Treviso ha quello che cercava: il Bari in campo non c’è e perde. Passa un anno e la situazione si ripropone in modo più scientifico. Questa volta è la Salernitana a rischiare la retrocessione. Ultima giornata: Bari già promosso, tifoserie gemellate. L’ideale per vendere una gara. Almeno così la pensano a Salerno. Ma Ganci, ex biancorosso, sa che potrebbero esserci problemi. Il verbale di Masiello su qualche punto si differenzia rispetto agli altri (dovrebbero essere Lanzafame, Spadavecchia, Parisi e lo stesso Stellini, ma probabilmente l’elenco è più lungo), ma la sostanza non cambia. Partita venduta per circa 160 mila euro e soldi spartiti tra i componenti della rosa, staff tecnico escluso. Con qualche distinguo. Cerchiamo di capire.

    Le buste - Non è un film, ma la ricostruzione degli inquirenti. Gli scommettitori sono squali affamati, i calciatori stritolati da frequentazioni sbagliate. E comunque Ganci, secondo Masiello, spiega a Fusco il problema: "Stellini". I due hanno giocato insieme. Basta una telefonata per fissare l’incontro. In autostrada? A Bari? Punti di vista diversi. La sostanza non cambia: Fusco mette sul piatto i soldi e chiede l’okay della squadra. I senatori non sanno cosa fare, la tifoseria preme. L’idea allora sarebbe stata questa: riunione plenaria in palestra. Tutti messi al corrente dell’offerta. Tutti devono dare l’adesione. Solo Gazzi si sarebbe allontanato. Gli altri accettano. I soldi sarebbero stati consegnato in due rate. Il resto è più semplice: quote da 5-6 mila euro divise in buste e consegnate nello spogliatoio. A Gazzi e forse Barreto invece dei soldi c’è un computer in regalo. Un modo per cementare l’omertà. E poi c’è il caso Ranocchia: ha 21 anni. I soldi non li vuole. E allora che avrebbe fatto? Li potrebbe aver regalati ad Angelo Iacovelli, il factotum che in una intercettazione ambientale dice: "Ranocchia è bravo, mi ha anche dato denaro quando ne avevo bisogno".

    Inchiesta sportiva - A breve il procuratore Laudati dovrebbe passare le carte a Palazzi. L’inchiesta è "blindata" dalle collaborazioni. Chi si è avvalso della facoltà di non rispondere una volta visti gli atti potrebbe cambiare strategia. Resta defilata la posizione di Conte (era l’allenatore): a Bari è persona informata dei fatti. I giocatori lo hanno scagionato: "non sapeva nulla". Ma uno di loro avrebbe fatto riferimento a qualche comportamento particolare. Nulla che possa prefigurare un reato penale, ma a livello sportivo le cose potrebbero essere diverse. Toccherà a Palazzi fare una valutazione finale. In ballo, comunque, c’è un’altra omessa denuncia.
    (Francesco Ceniti e Maurizio Galdi - Gazzetta dello Sport)


    In arrivo una bufera, annunciata dal capo della polizia. Quella partita fu falsata da molti giocatori che oggi vanno in campo. Conte in panchina: "Ma lui non sapeva nulla". Lo dicono tutti i testimoni tranne uno.
    Salernitana-Bari del 2009, truccata da tanti: da Gillet a Ranocchia, la A trema ancora.
    C'è un segreto che le varie indagini sul calcioscommesse non sono ancora riuscite a raccontare. Un segreto osceno e antico come un peccato originale che torna oggi minaccioso, attraversa la penisola e unisce in una sorta di patto silenzioso tutti i suoi protagonisti, da Bari a Milano, da Genova a Treviso, da Torino a Udine, negli stadi più importanti d'Italia: è il segreto di Gillet, portiere del Torino, Ranocchia, difensore dell'Inter, Barreto, centravanti dell'Udinese, e di loro altri venti colleghi professionisti. È il segreto di Salernitana-Bari 3-2. La partita che potrebbe far saltare il banco del calcio italiano. "Sta per venire fuori altro e porterà a ulteriori risposte, se possibile ancora più clamorose" ha detto ieri il capo della Polizia, Antonio Manganelli.

    Il fax dimenticato - Di quella partita, probabilmente, nessuno si ricordava più da molto tempo. Fino a quando qualche mese fa Repubblica scova, tra le carte depositate e ignorate dal procuratore della Figc Palazzi, un fax. È un documento nel quale Micolucci, ex calciatore dell'Ascoli, già testimone chiave del processo di Cremona, denuncia una serie di partite "fatte" dal Bari della stagione 2009-2010. Letto quel fax sulle pagine del giornale, il procuratore di Bari, Antonio Laudati, decide di indagare. Chiama tutti i giocatori e li interroga, chiama i loro referenti in città, gli uomini dell'entourage, i loro amici, analizza telefonate e flussi economici. Insieme ai carabinieri del nucleo operativo ascolta tutti e alla fine, nei giorni scorsi, tira una riga. Ecco, se si potesse immaginare il punto esatto in cui il pallone in Italia ha smesso di essere un sport, bene, il punto esatto è su quella riga.

    La partita - La ricostruzione dei fatti ("documentatissima", spiega un investigatore) sembra una sceneggiatura. "Quel Bari" era una squadra super. In campo. E in ricevitoria. Salernitana-Bari fu il capolavoro. Il Bari era promosso. La Salernitana si doveva salvare. Due giocatori della Salernitana, Fusco e Ganci contattano alcuni loro amici all'interno dello spogliatoio del Bari. Vogliono, anzi, devono comprare quella partita. Due tra i giocatori del Bari sono particolarmente recettivi, Stellini e Gillet. L'offerta non è chiara: sul tavolo balla una cifra tra i 200 e i 300mila euro per perdere. I senatori ne parlano all'interno dello spogliatoio. Si discute. Alla fine si accetta. Il primo incontro con quelli di Salerno avviene in uno spiazzo autostradale, a conferma del "perfetto stile malavitoso tenuto dai calciatori" dicono gli investigatori, che è uno dei tratti distintivi di questa inchiesta.

    La valigetta - Tratti distintivi che si individuano anche nella modalità con cui avviene il pagamento. In quella piazzola viene deciso che emissari della Salernitana avrebbero visto la partita insieme con la compagna di uno dei calciatori del Bari. E, a risultato conseguito, avrebbero lasciato la valigetta con i soldi. "E il risultato conseguito - riflettono gli investigatori - fu un 3-2, un over... ". Come dire: hanno venduto la partita e hanno passato l'imbeccata agli scommettitori, per arrotondare. La voce passa per le ricevitorie di Bari. La intercetta persino un carabiniere. Che non indaga. Ma scommette pure lui (ora è nei guai). Si gioca. La Salernitana vince 3-2. E all'indomani del match, non resta che dividere il bottino. L'inchiesta di Laudati e dei carabinieri, per la prima volta, è riuscita a violare in blocco il segreto di uno spogliatoio. E a scoprire come vennero divisi quei soldi. I senatori, su tutti Gillet, Stellini ed Esposito, prendono le fette più grosse. Agli altri vanno quelle più piccole. Tanto più piccole quanto minore era stato il ruolo nella combine.

    Ranocchia - Tutti i giocatori sono indagati, adesso. Sono stati interrogati e molti hanno rifiutato di rispondere. Dubbi ci sono soltanto su due di loro: Ranocchia e Gazzi. Il centrocampista del Torino, secondo alcuni testimoni, inizialmente rifiutò la propria parte e poi fu costretto ad accettare un computer "in omaggio" (una forma di vincolo imposta dal gruppo). Quanto a Ranocchia le voci dei testimoni si contraddicono: secondo qualcuno prese la busta. Secondo altri rifiutò. La procura di Bari è ormai pronta a chiudere l'inchiesta. Ma a terrorizzare i calciatori sono i processi sportivi. Ranocchia, ad esempio, rischia un'omessa denuncia.

    La posizione di Conte - Il fax dimenticato da Palazzi questa estate è destinato a tornare sulla scrivania dello 007 federale (nel frattempo riconfermato nel suo ruolo da un Abete in scadenza di mandato) sotto forma di inchiesta fatta e finita: illecito sportivo aggravato. Per i giocatori si profila una condanna memorabile. La posizione più incerta rischia però di essere di nuovo quella di Antonio Conte, sul quale incombe un altro possibile deferimento ("solo") per omessa denuncia. Conte era l'allenatore di quel Bari. Oggi è l'unico a non essere indagato. "Quando uno spogliatoio decide di tenere nascosto qualcosa al proprio allenatore, allora non c'è modo di sapere nulla", è stata la difesa del tecnico. La sua versione è stata confermata dai giocatori: "Non ne sapeva niente", hanno detto tutti. Tutti, tranne uno: ha raccontato di aver avuto l'impressione che Conte avesse capito perfettamente come quella partita fosse stata "ceduta", tanto che si raccomandò, prendendo a uno a uno i suoi, di non fare sciocchezze, di giocare al massimo. È sufficiente per un deferimento? Molto dipende dalla risposta che si vuole dare a due domande che girano nella testa degli investigatori: possibile che un allenatore noto per la sua attenzione maniacale ai dettagli, non si sia accorto - per due volte, a Bari e a Siena - che i suoi spogliatoi erano diventati un suk? E perché scegliere sempre Stellini come vice?
    (Giuliano Foschini e Marco Mensurati - La Repubblica)


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