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Segni particolari: bellissimo. Capelli biondi, tagliati e pettinati in vario modo, oppure in altre occasioni rasati a zero, fisico scultoreo da modello, sorriso da divo di Hollywood, sguardo intrigante. Chi poco conosce del calcio, quando pensa a David Beckham vede prima di tutto lo “Spice Boy”, l'icona sempre alla moda e il sex symbol. Ma l'allievo di Sir Alex Ferguson è stato molto di più e molto altro prima di questo: innanzi tutto un grande campione, dotato di un destro fatato, con il quale era in grado di far fare al pallone un po' ciò che voleva.
Professionista esemplare, dietro un'immagine apparentemente “dolce”, nascondeva la grinta e la determinazione di chi vuole arrivare in alto, che gli consentirà di superare i momenti difficili della sua carriera calcistica e di scrivere pagine indelebili del calcio inglese e internazionale.
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David Beckham, “Spice Boy” e campione dal destro fatato

David Robert Joseph Beckham nasce a Londra, il 2 maggio 1975, nel sobborgo di Leytonstone. Sua madre, Sandra Georgina West, è una parrucchiera, mentre suo padre, David Edward Alan "Ted" Beckham, lavora come installatore di cucine ed è un grande tifoso del Manchester United, tanto che porta spesso David a vedere le gare dei Red Devils quando giocano a Londra. La coppia si è sposata nel 1969, e proprio perché è un tifoso sfegatato dello United, Ted ha voluto dare a suo figlio “Robert” come secondo nome, in onore della leggenda Sir Bobby Charlton, il suo calciatore preferito. I nonni materni di David, invece, sono grandi tifosi del Tottenham. Così a Natale David, ancora bambino, riceve tre regali: dal papà il kit del Manchester United, dai nonni materni quello degli Spurs e da sua madre quello della Nazionale inglese.

Ted sognava da giovane di diventare un calciatore professionista e così porta David ad allenarsi al parco e in altre aree vicine. È qui che il futuro campione, ancora bambino, impara i fondamentali del calcio e affina quel destro fatato che farà le sue fortune. Il padre è del resto un modello per David e lo ha sempre incoraggiato a praticare il calcio.&nbsp;Il suo talento naturale emerge precoce: David è un bambino che gioca molto meglio degli altri della sua età e i ragazzi più grandi vanno a cercarlo per giocare con loro. Un giorno bussa a casa Beckham Stuart Underwood, l'allenatore della squadra locale del Ridgeway Rovers, che lo vuole per un provino.

 
Beckham naturalmente lo supera e inizia la sua avventura nel mondo del Calcio, continuando sempre ad allenarsi anche al parco con suo padre. A 10-11 anni le sue qualità sono evidenti e a Londra inizia a spargersi la voce di un bambino particolarmente portato per il calcio. Si affaccia il West Ham, ci prova il Leyton Orient, il club vicino a casa sua, e persino il Norwich City. Finché non arriva anche il Tottenham. 
Papà Ted, d'accordo con il suo allenatore Underwood, è convinto che l'importante per David sia per il momento giocare a calcio e divertirsi con gli altri bambini. Non vuole che faccia subito il grande salto, ovvero che si perda questa fase di crescita personale e gli allenamenti con lui al parco, che per il giovane Beckham sono fondamentali per affinare la sua tecnica. Papà e figlio trascorrevano ore intere al parco, in cui David ripeteva tante volte gli stessi gesti tecnici per mandarli a memoria. Il sogno di David, condiviso dal papà, è quello di diventare un giorno un calciatore professionista. E Ted, che filma fra le 1400 e le 1600 partite giovanili del figlio, sa bene che la strada verso la gloria è lunga e complessa.&nbsp;"A scuola quando gli insegnanti mi chiedevano, 'Cosa vuoi fare da grande?', io rispondevo: 'Voglio essere un calciatore' - racconterà Beckham -. E loro dicevano, 'No, cosa vuoi fare veramente, come lavoro?'. Ma quella era l'unica cosa che volevo fare".

La prima squadra con cui David affronta un vero provino è il Tottenham. Lui però si presenta con la indosso la maglia del Manchester United: nella sua testa ha probabilmente già deciso, è quello il suo vero sogno. Inizia ad allenarsi comunque con gli Spurs (1987-89), e al contempo continua gli allenamenti al parco con papà Ted e prosegue a giocare con il Ridgeway Rovers, come i regolamenti giovanili dell'Inghilterra dell'epoca permettevano. Un giorno però il Manchester United viene a sapere di quel ragazzino che a 10-11 anni è già il miglior calciatore di Londra della sua età e invia il suo uomo di fiducia. Quest'ultimo dice alla madre che suo figlio ha un talento superiore alla norma e che Ferguson vuole che faccia un provino con il Manchester United. Papà Ted, quando rientra a casa e viene a saperlo, è l'uomo più felice del mondo.

Beckham va al provino accompagnato in macchina dal collaboratore del manager scozzese e felicissimo fa il suo provino e vive per la prima volta l'esperienza dell'albergo. Un giorno a casa Beckham squilla il telefono: dall'altra parte c'è proprio Alex Ferguson, futuro Sir. Il manager scozzese si congratula con papà e mamma per l'educazione data al ragazzo e la disciplina, oltre che per il suo grande talento e la predisposizione al sacrificio e al lavoro.&nbsp;“Ci risentiremo presto - conclude Ferguson - perché vostro figlio è il tipo di bambino perfetto per il Manchester United”.

Nei due anni successivi Beckham viaggerà molto spesso per frequentare la Scuola per giovani talenti di Bobby Charlton, l'idolo di papà Ted, a Manchester. A Ferguson regalerà anche una penna, e il manager prometterà:&nbsp;“Con questa penna un giorno firmerò il contratto che ti farà diventare un calciatore del Manchester United”.&nbsp;Intanto nel secondo anno di allenamenti si fa notare al termine del campus estivo organizzato da Bobby Charlton. Il Manchester United arriva in finale contro il Tottenham e prima della partita c'è una gara di skills sul prato di Old Trafford. E sarà proprio David a vincerla.

Ferguson se lo coccola in modo diverso dagli altri: David infatti è l'unico dei giovani talenti che può stare a contatto con la Prima squadra, e persino venire in panchina come mascot quando i Red Devils giocano a Londra. 
A nemmeno 11 anni vince un permesso per allenarsi un giorno intero con la Cantera del Barcellona. Il Tottenham lo manda a giocare sotto la supervisione del padre al Brimsdown Rovers (1989-91), con cui nel 1990 è nominato “Giocatore Under 15 dell'anno”. Nel frattempo al compimento del 14° anno di età gli offre 6 anni di contratto: 2 anni di Scuola calcio, 2 anni di Academy e 2 anni da professionista.&nbsp;

Ma i contatti con i Red Devils restano molto intensi e Sir Alex Ferguson invita l'intera famiglia Beckham ad assistere alla gara con il Wimbledon. A fine partita c’è l'incontro con Ferguson: spuntano una torta, una cravatta rossa e la penna che David aveva regalato al manager scozzese: il Manchester United gli offre a sua volta 6 anni di contratto (2 di Scuola calcio, 2 di Academy e 2 da professionista), i genitori firmano e per David si avvera il grande sogno di entrare a far parte del Manchester United.

David, che fino al 1991 prosegue a giocare anche con il Brimsdown Rovers, comincia ad allenarsi nella Scuola calcio dei Red Devils e l'8 luglio 1991 firma quindi il contratto giovanile con il club rossonero e decide di lasciare gli studi per dedicarsi completamente al calcio.

L'INFANZIA E L'ASCESA SOGNANDO LO UNITED

Con la squadra giovanile del Manchester, allenata da Eric Harrison, David vince la FA Youth Cup nel 1992. Un successo che al club mancava dal 1964. Il giovane talento londinese firma anche una rete nella finale di ritorno con il Crystal Palace. Farà parte della nidiata di talenti che verrà poi definita “The class of 92”, “La classe del 1992”, proprio in riferimento a quel trionfo giovanile. Con lui in squadra giocano Ryan Giggs, i fratelli Gary e Phil Neville, Nicky Butt e Paul Scholes.

Quella squadra ha una densità di talento che allo United non si vedeva da decenni. I “Fergie's fledglings”, ovvero “I ragazzi di Ferguson”, altro nome che sarà dato alle sei promesse, vengono preparati da coach Harrison ad essere pronti presto a sostituire i pari ruolo nella Prima squadra. Così, quando la formazione giovanile non gioca, vengono portati ad Old Trafford a seguire i grandi. 
“Osservate bene come gioca chi fa il vostro ruolo - gli dice Eric -, perché un giorno in Prima squadra ci sarete voi”.&nbsp;La squadra giovanile del Manchester United giunge in finale di FA Youth Cup Il 23 settembre 1992, a 17 anni, David debutta in Prima squadra in una partita di League Cup contro il Brighton, subentrando al posto del russo Andrei Kanchelskis. Poco più tardi firma il primo contratto da calciatore professionista con i Red Devils.

 
Il 7 dicembre 1994 fa anche il suo esordio da titolare in Champions League all'età di 19 anni nell'ultima gara della fase a gironi contro il Galatasaray. I Red Devils vincono 4-0 ad Old Trafford. Beckham, che porta sulle spalle la maglia numero 10, realizza il gol del provvisorio 2-0 con un destro dalla distanza, e poi serve a Roy Keane l'assist per il terzo gol dei padroni di casa.&nbsp; Nonostante il successo il Manchester United non accede ai quarti del torneo, dove vanno gli svedesi dell'IFK Norköpping. Tutto sembra andare comunque in direzione del sogno di David di diventare un campione con la maglia del Manchester United. Ma nel marzo del 1995 i Red Devils decidono di cederlo in prestito al Preston North End, compagine gloriosa che milita in Terza Divisione, per un mese.

Lì per lì David è preoccupato, teme che il Manchester United voglia scaricarlo e il prestito si trasformi in una cessione definitiva. Ma sarà proprio il suo allenatore, Harrison, che ne ha temprato il carattere, a dargli rassicurazioni: “Vai al Preston per fare esperienza e giocare”. David affronta così la nuova avventura con lo spirito giusto. Al Preston conosce David Moyes, capitano della squadra, e si mette in evidenza, collezionando 5 presenze condite da prestazioni di alto livello e segnando 2 reti. Una di queste, in particolare, firmata direttamente da calcio d'angolo con il suo destro fatato, gli farà guadagnare le prime pagine dei giornali e la ribalta.&nbsp;Per David quella al Preston sarà un'esperienza totalmente positiva che lo prepara al meglio per fare il titolare in Prima squadra insieme agli altri 5 talenti della squadra giovanile.&nbsp;&nbsp;

I FERGIE'S FLEDGLINGS

I “Fergie's fledglings” sbarcano in blocco da titolari in Prima squadra nella stagione 1995/96, dopo l'addio al club di Paul Ince, Mark Hughes e Andrei Kanchelskis, per una scelta precisa di Sir Alex Ferguson, che decide principalmente di puntare sui giovani piuttosto che fare spese folli per comprare campioni da altre società inglesi o all'estero.&nbsp;E i suoi ragazzi faranno le fortune del Manchester United, inaugurando un'epoca di grandi successi. Beckham, naturalmente, sarà uno dei grandi protagonisti. Nel 1995/96 Beckham è uno dei trascinatori della squadra che vince il double Premier League ed FA Cup e mette insieme 40 presenze e 8 gol complessivi.&nbsp;

L'avventura dei “Ragazzi di Ferguson” parte con una sconfitta nel primo turno di Premier contro l'Aston Villa, gara persa 3-1 (gol della bandiera realizzato proprio da David) che farà storcere il naso a molti critici.&nbsp; 
Ma alla lunga sarà Sir Alex Ferguson ad avere ragione. Beckham, nel suo primo anno da titolare dello United, si toglie anche la soddisfazione di segnare il gol della vittoria in semifinale di FA Cup contro il Chelsea e di fornire l'assist per il gol di Eric Cantona nella finale di Wembley.

Nel 1996/97 Beckham mette insieme 49 presenze e 11 reti, in una stagione che porta sulla bacheca dei Red Devils la Charity Shield, la Supercoppa inglese, e un'altra Premier League. Il suo alto rendimento gli vale a fine stagione il premio di Giovane Calciatore dell'Anno dalla PFA (Professional Footballers' Association). Alcune reti del centrocampista londinese sono delle vere prodezze. Una su tutte, il 17 agosto 1996 a Selhurst Park, casa del Wimbledon. David riceve palla da McClair appena al di qua della linea di centrocampo, e vede il portiere Sullivan fuori dai pali.&nbsp;Decide allora in una frazione di secondo di tentare la giocata: colpo sotto di destro da oltre 60 metri e palla che si infila beffardamente alle spalle dell'estremo difensore, totalmente sorpreso. È un'autentica prodezza, che vale il punto del definitivo 0-3 per i Red Devils.

Ferguson, dopo averlo schierato inizialmente da centrocampista centrale, quando Eric Cantona lascia lo United nella stagione seguente, gli chiede di impegnarsi in un nuovo ruolo, quello di centrocampista di destra. E sarà in questa posizione che diventerà un campione e farà la storia.&nbsp;Dopo aver portato il numero 10 sulle spalle nel 1996/97, David finirà così per giocare da quel momento in poi con la gloriosa numero 7, che era stata di George Best e sarà in futuro di Cristiano Ronaldo.&nbsp;&nbsp;Il giovane talento non è un'ala, ma un centrocampista con visione di gioco, capace di lanci millimetrici per i compagni e di soluzioni balistiche dalla distanza con quel piede destro magico che ha educato al meglio in tanti anni di esercizi al parco con suo padre.&nbsp;

Il primo anno nel nuovo ruolo, il 1997/98, non è però totalmente positivo. Nonostante gli 11 gol segnati in 50 partite, infatti, il Manchester United vince “soltanto” un'altra Charity Shield in estate, fallendo gli altri obiettivi stagionali. I titoli arriveranno però con gli interessi l'anno seguente, il 1998/99, la stagione dello storico “treble” del Manchester United, capace di vincere nello stesso anno Premier, FA Cup e Champions League. Iniziata sotto le difficoltà dei fischi negli stadi avversari per il flop dei Mondiali ’98 dell'Inghilterra di cui sarà imputato come principale responsabile, Beckham ha un rendimento in crescendo ed è il grande trascinatore della squadra nei mesi decisivi.

Il 3 marzo 1999 firma i 2 assist per la doppietta di Yorke nell'andata dei quarti di finale di Champions contro l'Inter. Si ripete nella semifinale di ritorno contro la Juventus (2-3 per i Red Devils al Delle Alpi), gara in cui serve da calcio d'angolo a Keane la palla del 2-1 che avvia la rimonta inglese. Grazie a quel successo, il Manchester United, che vince Premier League ed FA Cup, arriva il 26 maggio 1999 a giocarsi la Champions League nella finale del Camp Nou di Barcellona contro il Bayern Monaco. I tedeschi passano in vantaggio nel primo tempo con Basler e gestiscono il vantaggio fino al 90’.

L'arbitro Pierluigi Collina concede però 3 minuti di recupero e i Red Devils si portano in attacco alla ricerca disperata del pari, guadagnando un primo calcio d'angolo. È il 91’, Beckham calcia il corner teso dalla destra, la difesa tedesca rinvia corto, al limite dell'area Giggs rimette il pallone in area e sotto misura Sheringham trova la girata vincente: 1-1. Al 93’ nuovo calcio d'angolo per lo United, stavolta dalla sinistra. Batte sempre Beckham, spizzata di testa di Sheringham sul primo palo e deviazione vincente di Solskjaer sul secondo per il 2-1 finale che vale l'incredibile rimonta dei Red Devils. Beckham mette la sua firma sul treble, entrando per sempre nella storia del club rossonero e del calcio inglese.

David chiude quella stagione da sogno con 52 presenze, 9 reti e 20 assist, di cui 12 solo in Premier League. Nel novembre 1999 alla Champions League il Manchester United aggiunge in bacheca anche la Coppa Intercontinentale, conquistata battendo 1-0 il Palmeiras a Tokyo.

I GRANDI SUCCESSI CON IL MANCHESTER UNITED

Negli anni successivi il Manchester United vince altre tre volte la Premier League, laureandosi campione d'Inghilterra nel 1999/00, nel 2000/2001 e nel 2002/03. Ma Beckham non è più il ragazzo acqua e sapone di quando è arrivato ai Red Devils. Oramai la sua immagine valica quella prettamente calcistica, che pure resta dominante.&nbsp;David ha conosciuto Viktoria, la Posh Spice del gruppo musicale delle Spice Girls, nel 1997, in occasione di una partita di beneficienza, e come aveva confidato all'amico Gary Neville, se n’era&nbsp; innamorato follemente e aveva deciso di sposarla. Quella che resterà una delle coppie più famose al mondo convola a nozze in Irlanda il 4 luglio 1999 al castello di Luttrellstown in Irlanda.&nbsp;

Victoria indossa un abito di Vera Wang e David prima un completo bianco per la cerimonia, poi un abito viola per la festa. Beckham diventa per tutti lo “Spice Boy” e anche se il calcio resta al primo posto, la sua vita a soli 24 anni cambia per sempre. La coppia avrà 4 figli: Brooklyn (1999), Romeo James (2002), Cruz David (2005) e Harper Seven (2011), l'unica figlia femmina. L'immagine oltrepassa infatti quella del semplice calciatore. Beckham, già considerato un sex symbol, diventa icona di stile, posa per le grandi case di moda e finisce sulle prime pagine delle riviste del settore, è ricercatissimo testimonial delle campagne pubblicitarie e presto, dopo sposato, dovrà occuparsi anche dei figli, sottraendo inevitabilmente tempo al calcio.

La situazione finisce per incrinare il rapporto con Ferguson, che sulla questione sosterrà che la crescita come calciatore del ragazzo di Londra si arresterà nel momento del matrimonio: "Non è stato mai un problema fino a quando si è sposato. Andava al lavoro con gli allenatori dell'accademia di notte, era un ragazzo giovane fantastico. Sposarsi in quel mondo dello spettacolo è stato una cosa difficile: da quel momento in poi, la sua vita non sarebbe più stata la stessa. È una celebrità così grande che il calcio è solo una piccola parte”.

Nell'aprile del 2002, Beckham riporta un grave infortunio durante una partita di Champions League contro il Deportivo de La Coruña, fratturandosi il secondo metatarso del piede sinistro. L'incidente di gioco gli impedisce di giocare per il Manchester United per il resto della stagione.&nbsp;I problemi con Ferguson si aggravano il 15 febbraio 2003: nello spogliatoio dopo una sconfitta in FA Cup contro l'Arsenal, il manager scozzese, imbufalito perché secondo lui David correva poco, calcia uno scarpino che colpisce Beckham sopra l'occhio, causandogli una ferita che viene saturata con alcuni punti e genera tante speculazioni su cosa sia successo realmente.&nbsp;

Alla fine nell'estate 2003 David prende una decisione sofferta: quella di dire addio al Manchester United dopo 85 gol e 120 assist in 394 partite (264 partite, 62 gol e 83 assist in Premier League) e un totale di 12 trofei vinti (6 campionati, 2 FA Cup, 2 Charity Shield, una Champions League&nbsp; e una Coppa Intercontinentale).

LO “SPICE BOY” E LA FINE DELL'IDILLIO CON FERGUSON

Nonostante un tentativo iniziale del Barcellona, alla fine a spuntarla è il Real Madrid di Florentino Perez, che aveva affrontato qualche mese prima in Champions League. I Blancos versano 35 milioni di euro nelle casse del Manchester United per assicurarsi le prestazioni di Beckham, che il 1° luglio 2003 diventa così uno dei Galacticos, entrando a far parte della squadra che annovera fra gli altri Zinedine Zidane, Ronaldo “Il Fenomeno” e Luis Figo.&nbsp;Il giocatore inglese firma un contratto di 6 anni a 6 milioni di euro a stagione. Essendo il 7 già preso da Raúl, Beckham in Spagna prende la divisa numero 23, il numero del suo idolo cestistico Michael Jordan.

Anche in questo caso gli esordi sono esaltanti: il 24 agosto Beckham debutta nell'andata della Supercoppa di Spagna contro il Maiorca, vinta dal Real Madrid per 2-1. Nel match di ritorno al Bernabeu segna al 72’ il goal che fissa il punteggio sul 3-0. Dopo il fischio finale alza al cielo il suo primo trofeo con il nuovo club. Nella Liga l'esordio di David, 3° giocatore inglese della storia del Real, è datato invece 30 agosto 2003, con un successo per 2-1 sul Betis e il suo primo gol in campionato che arriva dopo appena 8 minuti. Beckham nella stagione d'esordio colleziona 7 gol in 46 partite, primato di reti stagionali per lui nelle annate con i Blancos. I risultati della squadra, guidata da Carlos Queiroz, tuttavia, non saranno esaltanti e sulla panchina delle Merengues si alterneranno diversi allenatori.&nbsp;

Nel 2004/05 e nel 2005/06 il Real deve accontentarsi del 2° posto nella Liga dietro il Barcellona, e nel 2006 Ramón Calderón diventa presidente del club e chiama in panchina Fabio Capello. Il rapporto con il tecnico italiano non è dei migliori, tanto che lo esclude diverse volte a inizio stagione dall'undici titolare.&nbsp;Il 17 ottobre 2006 Beckham taglia il traguardo delle 100 presenze in Champions League, primo inglese a riuscirci, nella gara con la Steaua Bucarest vinta 4-1. Ma l'11 gennaio 2007 il centrocampista inglese annuncia di aver firmato un accordo con i Los Angeles Galaxy, valido dal 1° luglio dello stesso anno. 
Capello lo esclude inizialmente dalla squadra, pur consentendogli di allenarsi, ma poi ci ripensa e a febbraio lo reintegra in rosa. Beckham, da grande professionista, dà un apporto importante alla conquista della Liga spagnola da parte dei Blancos, 2° e ultimo dei titoli vinti da lui in Spagna.

Il Real Madrid prova a quel punto a trattenerlo: invano. Ormai è troppo tardi. I Blancos, del resto, durante i 4 anni di permanenza dello Spice Boy, avevano visto crescere, secondo Forbes, del 137% i propri profitti, per complessivi 600 milioni di dollari.

A MADRID FRA I GALATTICI

Nell'estate 2007 David Beckham lascia il Real Madrid dopo 20 gol e 51 assist in 159 presenze e sbarca dunque a Los Angeles, nell'MLS, all'età di 32 anni.&nbsp;“Non sono venuto qui per essere una superstar - dichiara nella conferenza stampa di presentazione -. Sono venuto qui per essere parte della squadra, per lavorare sodo e per vincere qualcosa”. Nonostante gli anni passino, la classe e il destro fatato restano immutati. Al suo esordio in MLS con i Galaxy, il 9 agosto contro il D.C. United si registra il tutto esaurito, con 46.686 persone sugli spalti dell'impianto avversario (quasi tre volte la media degli spettatori casalinghi del D.C. United). Beckham subentra a Quavas Kirk al 71º minuto.&nbsp; Due settimane dopo da titolare firma un gol e serve un assist a Donovan nella vittoria per 2-0 sempre con il D.C. United che porta i Galaxy in finale della North American Soccer League. Ma in finale col il Pachuca si fa male al ginocchio e rientra soltanto nelle ultime gare, con la squadra losangelina non ammessa ai playoff.

Il secondo anno si toglie maggiori soddisfazioni e il 24 maggio 2008 è autore di una prodezza balistica dai 65 metri nella sfida con i Kansas City Wizards, con un gol che ricorda molto quello da giovane al Wimbledon. La vittoria (3-1) lancia i Galaxy in vetta alla Western Conference.&nbsp;Il 18 settembre 2008 viene inserito nella Hall of Fame del Calcio inglese. In autunno, invece, in attesa della ripresa del campionato nordamericano, si apre la possibilità di un'esperienza in Italia con il Milan. Il 30 ottobre viene data l'ufficialità. Inizialmente lo “Spice Boy” approda in prestito ai rossoneri fino a marzo.&nbsp; 
Debutta in Serie A l'11 gennaio 2009 (Roma-Milan 2-2) con la maglia numero 32 e fornisce subito prestazioni positive. Segna anche 2 reti: il 25 gennaio su assist di Seedorf con un destro sul primo palo castiga il Bologna per il definitivo 1-4, poi 3 giorni dopo a San Siro si ripete contro il Genoa su calcio di punizione.

Nonostante la fine del prestito sia prevista a marzo, a febbraio Ancelotti inserisce l'inglese nella lista Champions: poi i due club si accorderanno per il prolungamento della permanenza dello “Spice boy” fino al termine della stagione. Dopo 20 presenze e 2 reti nella prima esperienza con il Milan, Beckham torna ai Galaxy in estate per la parte conclusiva della stagione nordamericana. 
David colleziona 11 partite e 2 gol ed è protagonista della cavalcata della squadra fino alla finale della MLS, persa ai rigori con il Real Salt Lake. Beckham gioca sotto infiltrazioni per problemi alla caviglia e trasforma uno dei rigori dei suoi.&nbsp;

Il 2 novembre 2009 il Milan annuncia un nuovo prestito da gennaio fino a fine stagione. Stavolta però le cose per David vanno meno bene: l'inglese si rompe il tendine d'Achille della gamba sinistra il 14 marzo 2010 nella gara con il Chievo e vede terminata anzitempo la sua esperienza. In rossonero chiude con 33 presenze, 2 gol e 9 assist.

Tornato in America dopo l'intervento chirurgico cui deve sottoporsi, finalmente per lui e i Galaxy arrivano i successi: arrivano ben 2 titoli nordamericani nel 2011 e 2012. In totale in 5 stagioni a Los Angeles colleziona 125 partite e segna 20 gol. Ancora una volta gli scettici sono stati zittiti e ha avuto ragione David.

L'ESPERIENZA AI GALAXY E I PRESTITI AL MILAN

L’esperienza con i Tre Leoni è caratterizzata per Beckham da alti e bassi, ma complessivamente positiva. Con l'Inghilterra lo Spice Boy ha collezionato 17 gol in 115 presenze, statistica che lo pone al 3° posto assoluto fra gli alfieri dei Tre Leoni. Per 59 volte capitano, Disputa 3 Campionati del Mondo (1998, 2002 e 2006), perdendo per infortunio quello di giocare i Mondiali 2010, e 2 Europei (2000 e 2004).&nbsp; Dopo le esperienze con le Rappresentative giovanili Under 18 e Under 21, il debutto con la Nazionale maggiore inglese per David arriva il 1° settembre 1996 fuoricasa contro la Moldavia, in una gara valida per le qualificazioni a Francia ’98.

I Mondiali transalpini, che lo vedono fra i protagonisti più attesi, saranno però deludenti. David viene escluso da Hoddle, uno dei suoi idoli da bambino, perché accusato di scarso impegno. Gioca la terza gara del girone con la Colombia, vinta 2-0, e nell'occasione firma anche la sua prima rete in Nazionale.&nbsp;Ma negli ottavi di finale contro l'Argentina a David cedono i nervi: Simeone commette fallo su di lui, lo “Spice Boy” reagisce dando un calcetto all'argentino. L'arbitro estrae il rosso e dopo il 2-2 dei tempi supplementari, l'Albiceleste passerà ai rigori. Beckham sarà additato come principale responsabile di quella disfatta e ne accuserà a lungo le conseguenze.

David partecipa quindi ad Euro 2000, convocato dal Ct. Kevin Keegan. Ma i Tre Leoni, sconfitti 3-2 dal Portogallo, escono al Primo turno. Beckham fornisce gli assist per i gol di Scholes e McManaman, ma reagisce alla dura contestazione dei tifosi mostrando loro il dito medio. Dimessosi Kevin Keegan, il nuovo Ct. Peter Taylor lo sceglie come capitano, e Beckham manterrà la fascia anche nella gestione successiva di Sven Goran Eriksson. Ai Mondiali 2002 l'Inghilterra accede grazie al suo gol su punizione contro la Grecia, realizzato ad Old Trafford, che fissando il risultato sul 2-2, qualifica i Tre Leoni.&nbsp;Per David è il riscatto dopo tante delusioni. L'infortunio al piede però lo fa arrivare in condizioni non ottimali. Gioca tutte e 5 le partite disputate dai Tre Leoni, segnando il rigore che dà alla squadra di Eriksson la vittoria sull'Argentina (1-0). Ma ai quarti di finale gli inglesi vengono eliminati dal Brasile dei tanti campioni, futuro vincitore (2-1).

Sfortunati per lo “Spice Boy” sono anche gli Europei 2004. Beckham sbaglia un rigore nel girone nella gara inaugurale con la Francia. L'errore costerà caro all'Inghilterra, che in vantaggio 1-0, sarà rimontata 2-1, e farà altrettanto nella lotteria finale con il Portogallo ai quarti, gara che segna l'eliminazione degli inglesi.

L'ultima grande competizione internazionale giocata da Beckham sono i Mondiali 2006: su punizione castiga l'Ecuador agli ottavi (1-0 per i Tre Leoni) e si toglie la soddisfazione di diventare il primo giocatore inglese a segno in tre edizioni diverse del torneo. Ma ai quarti il Portogallo si impone nuovamente ai calci di rigore (3-1), dopo l'uscita di David nel secondo tempo per infortunio.&nbsp;Il giorno seguente il giocatore del Real Madrid rinuncia alla fascia da capitano: “Indossarla per 6 anni è stato un onore e un privilegio”, dichiara.

Dopo l'esclusione iniziale del nuovo Ct. Steve McLaren, torna per la sfida decisiva delle qualificazioni contro la Croazia. Beckham fa l'assist per il 2-2 di Crouch ma nel finale il terzo gol avversario spegne le speranze di qualificazioni degli inglesi. Un infortunio al tendine d'Achille con il Milan impedisce invece allo Spice Boy di giocare i Mondiali 2010 in Sudafrica, manifestazione cui prende parte comunque come componente dello staff tecnico di Fabio Capello.&nbsp;L'ultima gara con i Tre Leoni, un match di qualificazione ai Mondiali, la gioca all'età di 34 anni il 14 ottobre 2009 (3-0 sulla Bielorussia).

ALTI E BASSI IN NAZIONALE

Il 31 gennaio 2013 David Beckham, allenatosi per alcuni giorni con l'Arsenal, sottoscrive un contratto di 5 mesi con il PSG del suo mentore Carlo Ancelotti. Prende la maglia numero 32 e decide di non percepire uno stipendio, ma di devolvere la propria retribuzione in beneficenza. La pur breve permanenza parigina gli permette di chiudere al meglio una carriera stellare. Subentrando a Javier Pastore al 76’ della sfida di Ligue 1 con l'Olympique Marsiglia, il 24 febbraio 2013 diventa il 400° giocatore della storia del club. Sul campo colleziona 14 presenze totali e dà il suo apporto alla conquista del titolo francese.&nbsp;

Il 16 maggio 2013 Beckham a 38 anni annuncia il ritiro dal calcio giocato al termine della stagione in corso. Due giorni dopo gioca da titolare e con la fascia da capitano al braccio l'ultima partita casalinga del PSG in campionato contro il Brest. A 10 minuti dal termine, sul risultato di 3-1 per i padroni di casa, Ancelotti lo richiama in panchina. Beckham, visibilmente commosso, riceve la standing ovation de tanti tifosi presenti al Parco dei Principi e gli abbracci dai compagni e dallo staff tecnico del Paris Saint-Germain. Questa resterà l'ultima partita da professionista del calciatore inglese, che dopo 20 anni sui campi a inseguire il suo sogno da bambino, nei quali ha accumulato 844 presenze e 146 gol totali tra club e Nazionale maggiore, dice definitivamente basta al calcio giocato.

Per quanto fatto e dimostrato, è stato candidato per sei volte al Pallone d'Oro, e per 5 anni consecutivi, dal 1999 al 2003, al Fifa World Player, piazzandosi 2° sia nel 1999, sia nel 2001. Secondo la graduatoria pubblicata dalla rivista World Soccer, occupa il 49° posto fra i migliori giocatori del XX secolo e Pelé lo ha inserito fra i 125 migliori calciatori viventi nel 2004.&nbsp;&nbsp;Attualmente oltre ad essere molto impegnato fuori dal calcio, è presidente e co-proprietario dell'Inter Miami e co-proprietario del Salford City.

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Andrea Distaso

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David Beckham, “Spice Boy” e campione dal destro fatato | Calciomercato

Segni particolari: bellissimo. Capelli biondi, tagliati e pettinati in vario modo, oppure in altre occasioni rasati a zero, fisico scultoreo da modello, sorriso.

David Beckham, “Spice Boy” e campione dal destro fatato

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