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Simone Gervasio14 giu 2025, 11:30
Ultimi aggiornamenti: 14 giu 2025, 13:11

Sogno e incubo: il Palermo e la Coppa Italia sfiorata nel 2011, l'apice dell'era di Zamparini e l'inizio della fine

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Ci sono stati e ci sono grandi cicli anche in squadre meno avvezze alle vittorie nel nostro calcio. C’è stata l’Atalanta di Gasperini, il Bologna passato da Motta a Italiano, la Lazio di Inzaghi, il Parma di Malesani. Ci sono stati il Chievo dei miracoli, la Sampdoria di Del Neri, la Fiorentina di Italiano (e Palladino), l’Udinese di Guidolin e, in generale dei Pozzo, il Palermo di Zamparini. Tutti esempi di lavori virtuosi, di periodi difficilmente replicabili, di successi. Eppure a distinguere il primo gruppo dal secondo è il fatto che le prime hanno sublimato il tutto con una o più coppe mentre alle seconde restano grandi ricordi, emozioni indimenticabili ma poco che possa riempire la sala trofei.

E proprio dell’ultima squadra citata, il Palermo, ripercorriamo l’apice della gestione zampariniana: la finale di Coppa Italia, giocata nel maggio del 2011 e persa contro quello che restava dell’Inter del Triplete. Una doppietta di Eto’o e un tap-in di Milito a sopraffare le giocate di Miccoli, Pastore e Ilicic, a spegnere i sogni dei 40mila cuori rosanero che avevano invaso Roma e che da lì in avanti avrebbero tribolato e non poco per le sorti della loro squadra.