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2020, Milano: consolarsi commiserando Roma non basta più

2020, Milano: consolarsi commiserando Roma non basta più

  • Alberto Cerruti
    Alberto Cerruti
Milano spera di tornare grande in Italia e in Europa perché non basta vivere di ricordi, con l’orgoglio di aver vinto più coppe dei Campioni/Champions (10) di qualsiasi altra città europea con due squadre (Milan 7 e Inter 3) e non una soltanto, come successo a Madrid con il Real. Ma anche al di là dello sport non basta ripetere che Milano è diventata una bella città, capace di attirare turisti da tutto il mondo. Da troppo tempo Milano nel calcio vive, o meglio sopravvive, ai margini dei successi della Juventus, accontentandosi del suo primato europeo.

Giusto dieci anni fa, all’inizio di un nuovo decennio che finiva come questo con lo 0, l’Inter festeggiò il suo storico “triplete” culminato con il successo in Champions League contro il Bayern Monaco. E una stagione dopo, nel 2011, il Milan di Berlusconi e Galliani, con Allegri in panchina e Ibrahimovic in campo, vinse il suo ultimo scudetto. Da allora, a parte la coppa Italia vinta dall’Inter contro il Palermo e una Supercoppa italiana vinta dal Milan contro la Juventus nel 2016, sui rossonerazzurri è calata una fitta nebbia che non si vede più nemmeno in città. Il ritorno di Ibrahimovic a Milanello non basterà per rivincere lo scudetto, mentre dieci anni dopo l’Inter può accarezzare la speranza di strappare quel triangolino tricolore alla Juventus che incominciò a cucirselo sul petto proprio quando in panchina c’era Conte. Sarebbe questo il primo grande segnale di risveglio calcistico della città, anche se farebbe festa soltanto la metà nerazzurra. Senza scordare la possibilità di un altro successo dell’Inter in Europa League, per riassaporare il piacere di vincere in campo internazionale. E proprio l’Inter, che ha appena doppiato il Milan in campionato, potrebbe rappresentare uno stimolo per i cugini, ai quali offre l’esempio di una società finalmente compatta e forte, con un presidente giovane e appassionato. Ecco perché bisogna sperare che anche il Milan al termine di questa stagione trovi una nuova proprietà, davvero interessata al calcio e non soltanto al business, perché il progetto per il nuovo stadio deve venire dopo e non prima di quello per una nuova squadra.

Il 2020, infatti, sarà l’anno in cui si farà chiarezza sul futuro e soprattutto sul passato del glorioso San Siro, che in ogni caso non è da abbattere, come non è stata abbattuta l’Arena. Se poi davvero non fosse possibile renderlo più moderno, ben venga un nuovo stadio, anche se in comune tra le due squadre, ma in un’altra parte della città area e in ogni caso non più piccolo di San Siro, perché se vanno 60.000 spettatori a vedere Inter-Spal o Milan-Brescia non capiamo perché non ne possano andare di più a vedere Inter-Barcellona o Milan-Real Madrid in Champions.

Riassumendo, quindi, uno scudetto per l’Inter, una nuova società per il Milan e uno stadio più confortevole per tutte e due le squadre. Senza dimenticare come raggiungere lo stadio e come vivere la città, perché la metropolitana fino a San Siro non basta. In una città davvero europea e moderna, occorre una metropolitana che non finisca le corse a mezzanotte al sabato visto che a Copenaghen, che non è New York, il servizio dura 24 ore. E poi speriamo in un servizio di taxi migliore, che non lasci a piedi i passeggeri all’aeroporto e alla stazione centrale. Invece di accontentarsi dicendo che a Roma è peggio, Milano ha il diritto di sperare che i residenti, prima ancora dei turisti di passaggio, non cadano nella trappola delle buche sempre più numerose nelle strade del centro. Perché la città è bella, Inter e Milan sono famose nel mondo, ma chi si ferma è perduto. E allora speriamo che il 2020 sia l’anno della ripartenza, per applaudire una grande Milano in campo e fuori. 

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