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Milanmania: 32 punti in 17 gare: vediamo se Galliani ha il coraggio di cacciare Seedorf
32 punti in 17 giornate di campionato, che possono diventare 38 in un girone intero in caso di doppio successo contro Atalanta e Sassuolo nelle ultime due giornate. Un ritmo quasi da Scudetto (1,88 la media punti a gara), un rendimento inferiore solo a quello da record mantenuto da Juventus e Roma. Allegri ne aveva collezionato la miseria di 22 in 19 gare e le posizioni che valevano l'accesso in Europa League erano lontane anni luce. Sono queste i numeri di Clarence Seedorf, apprendista allenatore (del Milan) che sta rispondendo con i fatti ai rumors su uno spogliatoio mandato in frantumi, a una gestione troppo accentratrice della squadra e soprattutto alla campagna contraria montata da chi oggi, come 28 anni fa, amministra il club per conto di Silvio Berlusconi.
LE COLPE SONO DI ALTRI - L'obiettivo europeo resta difficile per i rossoneri, per l'alto numero di concorrenti che si giocano ancora il quinto e il sesto posto e per un calendario che da qui alla fine potrebbe premiare altre formazioni. Il Milan non è padrone del proprio destino e paga un avvio di stagione disastroso, fortemente condizionato da una programmazione completamente assente della società in tema di campagna acquisti/cessioni e non. Il tecnico olandese, chiamato in fretta e furia a rapporto da Berlusconi e costretto ad appendere gli scarpini al chiodo, ha saputo raddrizzare la rotta dando persino un'identità a una squadra che ha palesi limiti tecnici e correggendo gli errori che avevano caratterizzato la prima parte della sua gestione.
IL ROMBO PER SILVIO - Nel primo derby contro l'Inter da allenatore, Seedorf ha compiuto il suo capolavoro, proponendo un "inedito rombo" che ha valorizzato il talento del suo giocatore simbolo, Adel Taarabt, e bloccato sul nascere le iniziative dell'Inter di Mazzarri. Un esame di laurea superato a pieni voti sotto il profilo tattico e una risposta forte e chiaro a chi troppo in fretta lo ha bollato come troppo inesperto per guidare una squadra importante. Come se il suo più probabile successore (Inzaghi) ne avesse molta di più... Ha vinto la partita con le sue idee, ignorando le indicazioni societarie di schierare le due punte Pazzini-Balotelli e rilanciando dal 1' Abate e De Sciglio. Le dichiarazioni del post-partita sono poi un colpo di genio: rimarcare il fatto di aver scelto il modulo tanto caro al presidente e di volerlo riproporre la prossima stagione sono lo spot migliore di un uomo che vuole essere e sentirsi libero di fare il suo lavoro fino all'ultimo.
LA PALLA PASSA ALLA SOCIETA' - Molto probabilmente non gli sarà concessa l'opportunità di portare avanti il suo progetto, ma il messaggio rivolto al mondo rossonero è chiaro: lasciare il Milan col conforto dei numeri e con la sensazione di aver avviato qualcosa di incoraggiante sarebbe paradossalmente la sua vittoria e la sconfitta su tutti i fronti di chi oggi gli fa la guerra e ignora persino il parere dei tifosi (che sono tutti dalla parte dell'allenatore) per una semplice questione di definizione delle gerarchie all'interno di un contesto mai così confusionario a livello dirigenziale.
LE COLPE SONO DI ALTRI - L'obiettivo europeo resta difficile per i rossoneri, per l'alto numero di concorrenti che si giocano ancora il quinto e il sesto posto e per un calendario che da qui alla fine potrebbe premiare altre formazioni. Il Milan non è padrone del proprio destino e paga un avvio di stagione disastroso, fortemente condizionato da una programmazione completamente assente della società in tema di campagna acquisti/cessioni e non. Il tecnico olandese, chiamato in fretta e furia a rapporto da Berlusconi e costretto ad appendere gli scarpini al chiodo, ha saputo raddrizzare la rotta dando persino un'identità a una squadra che ha palesi limiti tecnici e correggendo gli errori che avevano caratterizzato la prima parte della sua gestione.
IL ROMBO PER SILVIO - Nel primo derby contro l'Inter da allenatore, Seedorf ha compiuto il suo capolavoro, proponendo un "inedito rombo" che ha valorizzato il talento del suo giocatore simbolo, Adel Taarabt, e bloccato sul nascere le iniziative dell'Inter di Mazzarri. Un esame di laurea superato a pieni voti sotto il profilo tattico e una risposta forte e chiaro a chi troppo in fretta lo ha bollato come troppo inesperto per guidare una squadra importante. Come se il suo più probabile successore (Inzaghi) ne avesse molta di più... Ha vinto la partita con le sue idee, ignorando le indicazioni societarie di schierare le due punte Pazzini-Balotelli e rilanciando dal 1' Abate e De Sciglio. Le dichiarazioni del post-partita sono poi un colpo di genio: rimarcare il fatto di aver scelto il modulo tanto caro al presidente e di volerlo riproporre la prossima stagione sono lo spot migliore di un uomo che vuole essere e sentirsi libero di fare il suo lavoro fino all'ultimo.
LA PALLA PASSA ALLA SOCIETA' - Molto probabilmente non gli sarà concessa l'opportunità di portare avanti il suo progetto, ma il messaggio rivolto al mondo rossonero è chiaro: lasciare il Milan col conforto dei numeri e con la sensazione di aver avviato qualcosa di incoraggiante sarebbe paradossalmente la sua vittoria e la sconfitta su tutti i fronti di chi oggi gli fa la guerra e ignora persino il parere dei tifosi (che sono tutti dalla parte dell'allenatore) per una semplice questione di definizione delle gerarchie all'interno di un contesto mai così confusionario a livello dirigenziale.