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  • 5 maggio 1946: nasce la schedina

    5 maggio 1946: nasce la schedina

    • Jessica Bercigli

    'Figliolo mio, da noi se uno vuole risolvere qualche cosa, oggi non c'è rimasta che una possibilità... vincere al Totocalcio!', spiegava un infervorato Aldo Fabrizi a Totò, insieme i due furono gli indimenticabili interpreti del film I tartassati (1959), diretto da Steno.

    Gli anni '60 erano alle porte e il Totocalcio era ormai un rituale entrato e consolidato in tutte le case degli italiani, l'espressione 'Fare 13' divenne parte della lingua comune, nonché sinonimo di una sensazionale e inaspettata fortuna elargita dal destino benevolo.

    IN PRINCIPIO FU LA SCHEDINA - Ma concediamoci un passo indietro, quando il Totocalcio non si chiamava così e il mitico 13 non esisteva.

    Era l'Italia del 5 maggio 1946, un'Italia che aveva perso tanti suoi figli e che ancora leccava le profonde ferite strascico della Seconda guerra mondiale, in trepidante attesa delle prime elezioni politiche dopo il periodo di dittatura fascista. Negli occhi il bisogno di sperare e confidare in qualcosa per credere nella rinascita e nel futuro, e proprio quel giorno, in quella prima domenica di maggio del 1946, nel Paese fu inaugurato qualcosa che avrebbe poi rappresentato il sogno di una vita migliore: nasceva la Schedina Sisal!

    Era un mondo diverso, in ogni senso, altresì per ciò che riguardava il pallone. Ancora non c'erano anticipi, posticipi e lo 'spezzatino' attuale neanche si immaginava, lo si agognava solo a tavola. Le partite si giocavano tutte la domenica e tutte insieme, allo stesso orario, non c'erano collegamenti in streaming e Pay Tv, gli incontri si 'guardavano' alla radio, emozionandosi a quel 'A te Ciotti' e all'urlo della folla che anticipava il grido 'Rete' di Ameri; e vincere, vincere con quel piccolo pezzo rettangolare di carta colorata tenuto nervosamente tra le mani, significava davvero potersi rifare una vita.

    L'illuminazione di dare alla luce un passatempo popolare che finanziasse la rinascita dello sport italiano fu di un giornalista sportivo triestino della Gazzetta, Massimo Della Pergola, che venne deportato, essendo ebreo, in un campo di prigionia in Svizzera. Qui ebbe l'intuizione che poi sviluppò e attuò dopo la guerra con l'ausilio di due suoi colleghi, Fabio Jegher e Geo Molo, insieme ai quali fondò la SISAL (Sport Italia Società A responsabilità Limitata).
    Il 5 maggio del 1946 debuttò nei bar la prima schedina: una colonna da indovinare al costo di 30 lire, il prezzo di un bicchiere di Vermut. Il tagliando includeva 12 partite, tra cui il big match 'Inter-Juventus' e si vinceva con 12 e 11 punti. Fu così che da quella fatidica domenica, gli italiani cominciarono a prender confidenza con i segni '1' (vittoria in casa), '2' (vittoria in trasferta) ed 'X' (pareggio), mentre il tenere tra le dita quel pezzo di carta, fare i pallini con la matita sopra il segno sperando e pregando fosse quello giusto, consultarsi con compari e amici e attendere la domenica sera il responso finale, diventò un vero rito del fine-settimana, che si protrasse per oltre mezzo secolo.
    Di quella prima schedina furono stampate 5 milioni di copie, ma se ne giocarono appena 34 mila. Una montagna di carta in esubero che alla Sisal, per sbarazzarsene, decisero di distribuire ai barbieri per pulire i rasoi.

    La prima vincita arrivò il 21 luglio 1946. Il fortunato fu il signor Emilio Blasetti, che con un 12 incassò 463.846 lire (l'equivalente di circa 4 anni di paga di un operaio dell'epoca); riuscite solo ad immaginare cosa sarà stato fare quel 12? 
    Superato l'iniziale scetticismo, il successo giunse travolgente e irrefrenabile: in pochi mesi le giocate toccarono le 13 milioni di colonne, una ogni tre abitanti! Un trionfo talmente epocale che il governo, nel 1948, si decise a nazionalizzare la schedina, che dunque fu ribattezzata Totocalcio. Tre anni più tardi, nel 1951, venne introdotto il tredicesimo risultato: 'Ho fatto 13!' fu l'espressione che entrò nei sogni di tutti gli italiani.

    RECORD E DECLINO - Negli anni Ottanta e Novanta il Totocalcio arrivò a distribuire fino a mille miliardi di lire ogni stagione.
    L’anno dei record è il 1993 in cui si registrò la vincita più alta in assoluto, quella del 7 novembre, quando tre schedine regalano ai loro possessori 5.549.756.245 lire! Pochi mesi più tardi, il montepremi più ricco di sempre, che superava i 34 miliardi di lire.
    Da lì fu il declino...
    Intanto il Totocalcio fu portato a scommettere su 14 partite (addio al meraviglioso 'Ho fatto 13!') e la prolificazione dei concorsi (Totogol e Intertoto), gli assurdi montepremi del Superenalotto, la legalizzazione delle scommesse, i Gratta e Vinci e Internet cominciarono a decretare inevitabilmente la fine dalla schedina.
    Il 24 agosto del 2003 ci furono 55mila “14”, che portarono due euro di premio ciascuno. Da quella nefasta domenica il crollo fu inesorabile e totale, tanto che oggi la schedina è solo affare per nostalgici.
    E pensare che ha fatto e segnato un'epoca, un'epoca di cui ormai rimane solo il ricordo.

    Da YouTube, un imperdibile spezzone de I tartassati e un fantastico Lino Banfi che scopre di aver fatto 13, da Al bar dello sport (1983).

    (foto schedina tratta da urbanpost.it)
     

     





     

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