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Acerbi: 'Al Milan bevevo tanto alcol, dopo il tumore prego ogni giorno ma non sono un santo e combino ancora casini'

Acerbi: 'Al Milan bevevo tanto alcol, dopo il tumore prego ogni giorno ma non sono un santo e combino ancora casini'

L'associazione italiana per la ricerca sul cancro inaugura il nuovo anno di raccolta fondi insieme ai suoi 20mila volontari. Oggi verranno distribuite in tremila piazze italiane "Le arance della Salute", frutto simbolo dell’alimentazione sana e protettiva. Con una donazione di 9 euro si riceverà una reticella da 2,5 kg di arance e una guida su un corretto stile di vita che può prevenire la formazione di un tumore su tre. 

Il difensore della Lazio, Francesco Acerbi si racconta in un'intervista al Corriere della Sera: "Sono molto felice di essere un loro testimonial dell'Airc. Al Milan mi sentivo invincibile, libero di fare casini e andare in giro per locali a bere tanto alcol. Anche se poi sul campo andavo lo stesso forte, il fisico mi ha aiutato e la fortuna è stata dalla mia parte. Avevo da poco finito la mia esperienza al Milan, nel 2013. Una normale visita di controllo da parte dei medici. Hanno trovato un nodulo a un testicolo, sono stato operato immediatamente. Che non fossi un invincibile l’avevo capito già al Milan, se non fai una vita da atleta a quei livelli si paga il conto". 

"Può sembrare strano, ma che nella vita volessi fare davvero il calciatore l’ho capito dopo la malattia. Per molti anni ho dato tutto grazie alle doti che mi ha regalato la natura. Giocavo ma forse la passione l’avevo perduta. Mi è ritornata. Mia mamma, la migliore delle madri, mi coccolava eccessivamente, mi faceva andare in bestia. Avevo bisogno di qualcuno che mi invitasse a vedere la tv, a fare la spesa. Insomma, che non mi facesse sentire malato. Mio fratello è stato fondamentale. I dottori mi avevano detto che dopo l’operazione tutto si sarebbe risolto. Non fu così. Dopo altri controlli mi dissero che con il tumore non si sa mai, si può espandere. Meglio fare la chemio. La feci. Ero preoccupato per i miei familiari, non per me stesso. Facevo una vita normale: corsa, cyclette e divertimento la sera. Ho pensato: così si sconfigge il male. Ero sicuro di guarire". 

"Prego due volte al giorno. Al mattino e alla sera. Però non è che sia diventato santo. Di casini ne combino ancora. Ma rispetto a prima ora so chi sono. Distinguo il bene dal male. So di chi posso fidarmi. E ho allontanato le persone che considero negative". 
 

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