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  • Adolescenti post pandemia: la fame da noia

    Adolescenti post pandemia: la fame da noia

    • Claudia Garavini
      Claudia Garavini
    L’effetto della pandemia in questi anni ha cambiato sicuramente stili di vita e abitudini quotidiane di tantissimi adolescenti, incrementando la sedentarietà e un’alimentazione scorretta e sregolata. È altrettanto importante considerare il gran numero di persone che hanno peggiorato il loro rapporto con il cibo e sono a rischio di disturbi alimentari durante e dopo la pandemia.

    Il sociologo dell’Università di Trento, Carlo Buzzi, ha coinvolto un campione rappresentativo di circa diecimila ragazzi di età compresa tra 13 e 19 anni, mettendo in evidenza gli effetti che, purtroppo, ha avuto la pandemia. 

    La colazione è uno tra i primi dati che ha allarmato gli esperti; si pensava che con la didattica a distanza i ragazzi avessero maggiore tempo a disposizione per dedicarsi ad una colazione bilanciata, ma non è stato così. 

    La pandemia non ha fatto altro che peggiorare la situazione: si è registrato infatti un calo notevole, passando dal 66% al 52% di studenti che consumano una prima colazione adeguata. 

    Studiare, uscire di casa, divertirsi, fare sport, immergersi nel web con il computer, oppure mangiare, mangiare e mangiare? Questo è il dilemma che spesso sembra turbare i momenti liberi degli adolescenti, spesso annoiati e portati ad assumere cibo ripetutamente e, il più delle volte, senza neppure sentire vero appetito, finendo per assumere grandi quantitativi di cibi calorici senza rendersene conto. Quando questo fenomeno si manifesta in modo sporadico, non è certamente il caso di allarmarci. Quando invece, quasi ogni giorno, prendiamo atto che il fuori pasto diviene importante, quasi ad essere preferito al pranzo o alla cena, allora occorre modificare questo comportamento disfunzionale, in modo  da ottimizzare le scelte alimentari.

    “Quando ho fame, mangio qualcosa”. Questa è la frase più volte ripetuta da tantissimi studenti.

    La didattica a distanza è stata un’esperienza nuova ma soprattutto difficile per i più giovani: scarsa attenzione, maggiore sedentarietà e appunto alimentazione scorretta. 

    Un altro dato preoccupante è quello che si registra per l’attività sportiva. Purtroppo il lockdown nei mesi precedenti ha costretto tutti gli italiani a ridurre notevolmente l’attività fisica e una grande percentuale di adolescenti non praticava sport neanche prima della pandemia. Un po’ di progressivo allenamento sarebbe funzionale ai giovani per aiutarli a riconoscere l’appetito vero dal semplice desiderio di “mangiare qualcosa di buono a prescindere”. Inoltre sarebbero propensi a scegliere alimenti equilibrati, al posto di altri accattivanti ma poco sazianti, vincendo progressivamente la battaglia contro lo stuzzicare ad oltranza nel fuori pasto.

    Tuttavia, solo una piccola percentuale di ragazzi ha mantenuto uno stile di vita sano durante e post pandemia, esercitando anche una regolare attività fisica. 

    Emerge comunque la mancanza di una vera e propria cultura dello sport; viene sempre vissuto in un’ottica competitiva e, se non si hanno risultati in breve tempo, lo si abbandona facilmente. 

    Le strutture scolastiche dovrebbero incentivare i ragazzi a praticare sport in quanto per i bambini fare movimento è indispensabile per una crescita fisica e intellettiva armoniosa. 
     

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