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  • Agnelli, che vergogna: la Juve ha trattato Giglio come fece la 'triade' con Boniperti

    Agnelli, che vergogna: la Juve ha trattato Giglio come fece la 'triade' con Boniperti

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Non è la prima volta che il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, e i suoi più stretti collaboratori si rendono protagonisti di azioni odiose. Atti inammissibili che, oltre a mortificare la sensibilità e la dignità di chi li subisce, suonano come un grave affronto all’etica comportamentale che la società bianconera ha sempre perseguito con scrupolo, salvo brevi e sciagurate parentesi. L’Avvocato Gianni Agnelli, ieri sera, si sarà rivoltato nella tomba. E, dal posto in cui si trova, avrà provato vergogna per il nipote figlio di suo fratello Umberto.

    Il “caso” riguarda Salvatore Giglio, professione fotografo da quarantacinque anni e riconosciuto in tutto il mondo come l’affabulatore storico della Juventus attraverso le immagini di tutte le avventure che la squadra bianconera e i suoi protagonisti hanno vissuto, nel bene e nel male. L’ultimo suo lavoro, “La favola della Juventus” con i testi di Italo Cucci, è un’opera unica per prestigio artistico e per valore culturale sportivo. Giglio dunque rappresenta un’icona vivente per il modo del calcio e dell’arte fotografica in generale. Da ieri sera Salvatore, dopo un sit in all’esterno dell’Allianz Stadium, ha iniziato lo sciopero della fame per protestare con ragione contro lo sgarbo del quale era stato vittima.

    Per la ripresa del calcio, con Juventus-Milan, erano stati accreditati non si capisce bene con quale criterio (oppure lo si può comprendere facilmente) dieci giornalisti e dieci fotoreporter. Nella lista di questi ultimi, clamorosamente, non compariva il nome di Salvatore Giglio, il quale non riusciva a farsene una ragione e dava inizio, così, all’atto di protesta chiedendo chiarimenti al presidente Andrea Agnelli che lui aveva immortalato da neonato su richiesta della famiglia. Di fatto è come se a Gianni Brera ancora vivo e operativo, fosse stato negato il diritto di entrare nello stadio per fare il suo lavoro.

    La Juve sa bene quale sia il valore storico e professionale di Giglio e, anche se la gestione dei fotografi in questa fase è gestita ufficialmente dalla Lega e dall'Ussi locale, avrebbe dovuto tenere conto di cosa rappresenta il professionista lasciato fuori dai cancelli. Quando vogliono, sanno farsi sentire. La vicenda ricorda da molto vicino ciò che accadde nella società bianconera quando al comando, insieme con il dottor Umberto, vennero chiamati i rappresentanti di quella che verrà per sempre ricordata, con fastidio, la “triade”. Uno fra i primi atti di Giraudo, Moggi e Bettega fu quello di non rinnovare più la tessera di tribuna d’onore a Giampiero Boniperti il quale, da quel giorno e fino alla conclusione di quella gestione, non mise mai più piede nello stadio preferendo guardare le partite della “sua” Juventus nel salotto di casa in compagnia dell’Avvocato. Rimediò, si fa per dire, Cobolli Gigli restituendo la totale e dovuta dignità al presidente dei presidenti. Ma ancora oggi se chiedete a Boniperti cosa ne pensi della ”triade” risponderà tossicchiano “Mio Dio, ma che freddo fa oggi a Torino!”.

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