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 Agnelli non vada alla Ferrari: la sua Juve ha vinto ancora poco e ha bisogno di lui

Agnelli non vada alla Ferrari: la sua Juve ha vinto ancora poco e ha bisogno di lui

  • Gianluca Minchiotti
Su Libero, Luciano Moggi racconta un retroscena, da persona ancora molto ben informata delle vicende di casa Juventus: "Abbiamo notato in tribuna Andrea Agnelli, con vicino Pavel Nedved e Beppe Marotta, che confabulavano tra loro. Certamente li ha notati anche Sergio Marchionne e informate voci di corridoio raccontano che lo scaltro stratega della Fiat stia pensando che per rilanciare la Ferrari (malridotta nei risultati sportivi negli ultimi anni dell’era Montezemolo) non ci sia nessuno di meglio di un vincente quale ha dimostrato di essere Andrea. E per sostituirlo alla guida della Signora ecco Pavel Nedved, un puro cuore bianconero. Un progetto clamoroso ideato da Marchionne, che presenta solide basi: ciò facendo, in casa bianconera gli equilibri rimarrebbero intatti mentre in Ferrari si respirerebbe invece aria nuova: voglia di vincere, capacità e forza per riuscirci".

AGNELLI DIXIT: 'NEDVED DIRIGENTE AUTOREVOLE' - Queste parole di Moggi ci ricordano quanto Agnelli disse questa estate, quando si parlava dei possibili candidati alla presidenza della Figc: "Tavecchio? A livello internazionale abbiamo nell'ECA e nella Uefa Rummenigge e Platini. La gente schizza in piedi, riconosce autorevolezza immediata. Nedved? E' un dirigente autorevole. Se lui volesse fare il presidente della Federazione Ceca avrebbe tutte le carte in regola". E perché non, quindi, Nedved presidente della Juventus?

TROPPO PRESTO PER LASCIARE LA PRESIDENZA, C'E' ANCORA MOLTO LAVORO DA FARE - Dal nostro osservatorio ci permettiamo di suggerire ad Andrea Agnelli di non lasciare la Juventus ora. E' troppo fresca la sua esperienza nel ruolo di massimo dirigente della società più titolata d'Italia. E ancora troppo poche sono le vittorie ottenute, soprattutto se si guarda alle campagne europee dei bianconeri. Agnelli ha preso in mano la Juventus dalle macerie del post Calciopoli e l'ha portata nel giro di quattro anni a vincere tre Scudetti (a suon di record) e due Supercoppe di Lega, portando avanti nel contempo un'operazione di risanamento finanziario del club. Il giovane presidente bianconero ha tutte le carte in regola per ripetere negli anni l'esperienza vincente dei presidenti più titolati del nostro calcio, da Giampiero Boniperti a Silvio Berlusconi. Che senso avrebbe lasciare proprio ora, quando il cammino è appena iniziato e la Juventus deve perseguire l'obiettivo di tornare grande e vincente anche in Europa? 
 

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