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  • Alla Fiorentina la formazione la fa Jovetic

    Alla Fiorentina la formazione la fa Jovetic

    • Luca Cellini

    Alla sua prima esperienza da allenatore in una squadra di serie A, Vincenzo Montella, a Roma, decise - come 'atto forte' agli occhi del suo spogliatoio - di mandare in panchina fin da subito l'ottavo Re della capitale: Francesco Totti. Un segnale che servì a far capire a tutti i suoi giocatori che non esistevano più gerarchie pre-costituite rispetto alla gestione precedente targata Claudio Ranieri, e che anche gli idoli e i poster potevano non essere più titolare indiscussi. L'intelligenza dello stesso Totti nel contribuire all'avvento del tecnico di Castello di Cisterna sulla panchina giallorossa consentì un buon finale di campionato alla sua Roma, e a far affermare Montella nel ruolo di allenatore, tanto da meritarsi la chiamata del Catania la stagione successiva.

    L'anno trascorso ai piedi dell'Etna deve aver fatto dimenticare per un attimo al tecnico che certi equilibri vanno saputi gestire al meglio in uno spogliatoio: egli sa bene, ad esempio, quanto sia importante Stevan Jovetic per gli equilibri viola, essendo il talento di Pogdorica l'unico vero campione della rosa a sua disposizione, e per questo motivo non ha saputo cavalcare fino in fondo le sue scelte. Una volta capito, infatti, che Ljajic e Jovetic erano troppo simili, anche per via dell'infortunio di El Hamdaoui, l’attaccante che meglio si integrerebbe con il montenegrino, ha deciso di proporre Luca Toni come partner di quest'ultimo. E l'attaccante di Pavullo non le ha mandate a dire a Jo-Jo nel dopo-gara contro il Chievo di otto giorni fa, rimproverando l'ex Partizan di egoismo tattico.
     
    Risultato? Prima Montella ha risposto stizzito a questa polemica, nata all'interno dello spogliatoio, accusando i giornalisti di alimentarla; poi Jovetic si è rifiutato di essere intervistato in un'occasione pubblica come una mattinata dedicata a 'Save the Children'. Dopodiché lo stesso tecnico gigliato ha elogiato il suo numero 8, dicendo che rasenta la perfezione, e infine lo ha 'accontentato', mandando in panchina Toni e rilanciando il suo amico Adem Ljajic. Jovetic ha imposto dunque le sue scelte a Montella, che si è piegato al volere del suo talento. Se il montenegrino renderà sempre ad alti livelli, avanti così: altrimenti Montella dovrà far capire a Jovetic che per diventare top player, serve anche umiltà e rispetto delle scelte. L’allenatore della Fiorentina, ad esempio, voleva mandare in panchina Jovetic già a Verona, dopo gli impegni con le Nazionali, ma poi, per volontà del giocatore, ha desistito. E Jo-jo fu il peggiore in campo.

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