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  • Alla scoperta degli Emirati: 'Talento, non solo soldi; leggenda Cannavaro'
Alla scoperta degli Emirati: 'Talento, non solo soldi; leggenda Cannavaro'

Alla scoperta degli Emirati: 'Talento, non solo soldi; leggenda Cannavaro'

  • Luca Talotta
Il calcio negli Emirati Arabi Uniti sta diventando un'attrazione sempre maggiore per molti calciatori anche europei. Fabio Cannavaro rappresenta l'emblema dell'Italia che chiude una generazione per aprire ad un'altra. Ma cosa c'è negli Emirati Arabi di così affascinante? Solo soldi?
 
Calciomercato.com ha deciso di chiedere un parere a Manuel Cajuda, 50enne tecnico portoghese che, dal 2009, dirige il Sharjah Sports Club. 
 
Mr Cajuda, com'è il livello del calcio negli Emirati?
"È in crescita. Si tratta di una professione che sta muovendo i primi passi solo ora e quindi ancora vacilla. Ma c'è qualcosa di molto interessante negli Emirati Arabi Uniti; un qualcosa comune a tutta la cultura araba. A loro piace imparare e farlo in fretta. Se vogliono, con i soldi che hanno, i club qui possono fare un grande salto di qualità. Contrariamente alla credenza popolare in Europa, il calcio nel mondo arabo non è un giocattolo degli sceicchi, ma una scommessa per il futuro".
 
Fabio Cannavaro gioca lì: è considerato un leader, un eroe o un giocatore normale?
"Fabio Canavarro non è un leader, è una leggenda. Un grande giocatore e un campione immenso. E' un esempio per tutti i giocatori più giovani e anche per i tifosi. Il calcio ha bisogno di molti Canavarro per crescere, gente di talento. E' innegabile che la carriera volge al termine, ma è anche vero che si vive molto di prestigio. E viene ad insegnare. Che forse è più importante che giocare". 
 
Come è la vita negli Emirati Arabi Uniti per gente ricca come i calciatori?
"E' una vita fatta di lusso, ma che non può essere di stravaganza. Anche perché dobbiamo dare un esempio per i giovani, per i tifosi. Viviamo in una speciale cultura, materialista meno che nella cultura occidentale e dobbiamo essere ragionevoli con la realtà che ci circonda. Noi siamo ospiti, lontani dalle nostre famiglie, in un mondo pieno di segni di ricchezza. Non è questo il ruolo di uno sportivo, ma è innegabile che la qualità della vita negli Emirati è assolutamente fantastica".
 
Come sono visti i giocatori stranieri da quelli locali? 
"Sono visti come gente che può contribuire a migliorare la qualità media delle squadre. La gente in Europa tende a pensare che solo i giocatori a fine carriera vengano negli Emirati, per fare qualche soldo in più prima del ritiro. Ma c'è grande rispetto per questa gente, a condizione che il giocatore straniero rispettai gli altri. Il popolo arabo è sorprendente, supportano giocatori e allenatori ma pretende rispetto. Abbiamo una lega professionistica e la tendenza è quella di portare sempre migliori talenti stranieri".
 
C'è qualche giocatore di talento che suggerirebbe alle squadre italiane?
"Allenare negli Emirati non è facile per qualsiasi allenatore; come pronunciare nomi dei giocatori! Di sicuro sta entrando nel paese la mentalità dei giocatori professionisti. Il campionato italiano è molto seguito e penso che ci siano alcuni ragazzi che possono fare al caso della serie A in due o tre anni. Qui c'è del talento, ma deve essere ben lavorato". 
 
Emirati Arabi Uniti in Coppa d'Asia: dove possono arrivare?
"Credo francamente che non siano tra i contendenti per il titolo. Corea del Sud, Giappone, Arabia Saudita e Qatar hanno qualcosa in più. Ma dobbiamo stare attenti perché ci sono un sacco di talenti e le recenti vittorie dell'Under 23 dimostrano che dobbiamo prendere sul serio il gioco del calcio degli Emirati".
 
Il Mondiale per Club sarà ad Abu Dhabi: Se ne parla? C'è euforia?
"Si tratta di un grande evento per i tifosi, che avranno la possibilità di avvicinarsi alle grandi star del calcio internazionale. Già la scorsa stagione è stato un successo. Per l'organizzazione e per gli sponsor. E la logica commerciale che prevale, in un luogo dove le persone e le imprese hanno denaro da investire. Ma, di certo, è un grande evento per i fan".
 
Le piacerebbe allenare in Italia? 
"Non sarei un allenatore se non avessi il desiderio di allenare in Italia. L'Inghilterra sarà anche il luogo di nascita del calcio, ma l'Italia è la casa della tattica. Dove mi piacerebbe giocare? Dire Juve, Inter, Roma e Milan è forse esagerato. Ma ci sono altri grandi club in Italia".
 

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