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  • Allegri: 'Cardiff? Stavo per dimettermi, ecco perché sono rimasto. Juve, Dybala un simbolo. Il Milan? Che fallimento!'

    Allegri: 'Cardiff? Stavo per dimettermi, ecco perché sono rimasto. Juve, Dybala un simbolo. Il Milan? Che fallimento!'

    Anche Massimiliano Allegri si è aggiunta alla lunga lista di contributors di The Player Tribune salito alla ribalta in Italia per le ormai celebri lettere scritte da giocatori NBA come Kobe Bryant e Kevin Durant. L'allenatore bianconero si è concesso a una lunga intervista in cui parla a tutto tondo del mondo Juventus partendo però dalla finale di Cardiff.

    IL GOL DI MANDZUKIC IN CHAMPIONS - "Quando ho visto che il tiro di Mandzukic si stava infilando alle spalle del portiere del Real Madrid ho pensato: "Wow, forse forse...". Poi quando la palla ha toccato la rete mi sono detto: "Ok, forse è la volta buona". E' stata un sequenza tecnica magnifica fatta dalla nostra squadra e conclusa da Mandzukic. Nella mia testa è un gol che non si può ripetere. Ti mostra la differenza che porta un club alla finale di Champions League".


    IL SECONDO TEMPO DI CARDIFF - "Non puoi essere soltanto grande, devi essere speciale. E noi abbiamo giocatori speciali, ma sfortunatamente il Real Madrid ne ha altrettanti. Dal secondo tempo ho capito che non avevamo i mezzi o gli strumenti che ci servivano. Avevo due giocatori che faticavano a stare in piedi per colpa dei loro infortuni e il Real Madrid ha giocato una partita intelligente. Hanno giocato rilassati in piena consapevolezza".

    NON ERAVAMO LA SQUADRA MIGLIORE - "Per arrivare in finale serve talento e fortuna. Per vincere devi essere la squadra migliore. E questo può sembrare strano perchè quando ho lasciato il rettangolo di gioco quella notte sapevo che noi non eravamo la squadra migliore. E' stato tutto molto semplice".

    VOLEVO DIMETTERMI - "Ho lasciato Cardiff con la squadra e sono ritornato in Italia. La sera dopo ero a casa e mi sono posto una domanda difficile: E' la fine del mio percorso? E questo il punto massimo a cui posso portare questa squadra? Ho pensato se era questa la pagina finale della mia storia alla Juventus e una parte di me spingeva per recarmi in sede lunedì e rassegnare le dimissioni".

    PERCHE' ALLENO - "Poi ho pensato a cosa mi ha portato a fare l'allenatore ​e sono tornato con la mente a quando avevo 14 anni. Non pensavo a nulla se non a divertirmi e odiavo stare in classe. Mi dicevo: non sono fatto per essere un buono studente, ma posso essere un bravo insegnatne. Anche quando ero un calciatore da ragazzino volevo essere il maestro. Ad essere sincero ero... insolente diciamo. Quando mi sono ritirato e volevo fare l'allenatore in tanti hanno pensato che non avrebbe funzionato. Ho anche rifiutato il primo ingaggio, alla Pistoiese, solo perchè avrei dovuto fare 1 mese a scuola per prendere la licenza da allenatore. Scelsi di andare a Coverciano e prendere la licenza in 15 giorni".

    I MODULI - "Probabilmente sono un testone, ma sono convinto sia ciò che serva in questo mondo. I media parlano sempre di moduli, di matematica, "3-5-2, 5-4-1, 4-2-3-1. Allegri, quale sceglierai?" mi chiedono. Sul campo però è molto più complicato. Un 3-5-2 può essere tale quando hai la palla e trasformarsi quando non ce l'hai in un 5-4-1 oppure in un bla bla bla... Ciò che è importante per me sono forma, istinto e disciplina, ma gli istinti sono i più importanti. Da allenatore ho sempre imparato più dagli errori che dai successi".

    L'ESONERO AL MILAN IL GIORNO PIU' IMPORTANTE - "Quando penso al giorno più importante della mia vita non pensa agli scudetti o alla Champions League. E' stato quando sono entrato negli uffici del Milan e sono stato licenziato anche se non è stata una sorpresa. Sapevo che sarei stato esonerato. Sono stati rispettosi nel dirmelo, ma questo non mi ha evitato lo sconforto. Gli esoneri sono parte del lavoro, ma nulla ti può togliere, nel tuo cuore, il fatto di aver fallito. Quando ho lasciato il Milan l'ho visto come un fallimento del mio lavoro".

    FREDDO - "Qualche volta posso sembrare freddo, ma in reatà questa è una mia decisione almeno in parte. Devi essere distaccato se fai l'allenatore per poter andare avanti. Amo il mio lavoro è questo che mi fa tornare ogni giorno in campo. Ma non è la mia vita 24 ore su 24".

    LA CHAMPIONS A BERLINO - "Quando sono arrivato alla Juventus 3 anni fa, non ho cambiato molto all'inizio perchè il club arrivava da tanti successi con Conte. Ma lentamente, insieme all'arrivo di nuovi giocatori sono passato oltre costruendo una squadra come la vedevo io. Più forti in attacco e più flessibili in difesa. Quell'anno abbiamo raggiunto la finale di Champions League tutti insieme. L'ho vissuta come una prima a La Scala. Non c'è nulla così, è come un'opera".

    DA BERLINO A CARDIFF - "Abbiamo perso con il Barcellona ed ero scontento, ma avevo imparato una lezione dalla sconfitta. Quando abbiamo raggiunto la finale con il Real Madrid questa stagione pensavo veramente che avessimo lavorato abbastanza per colmare ciò che ci mancava e serviva sia tecnicamente che tatticamente. Ovviamente non è stato questo il caso".

    LA SCELTA DI RESTARE - "Però ripensando alla mia infanzia, a mio padre che era un agricoltore, alla passione che ho nell'insegnare calcio, nel migliorare i giocatori, perciò la mia decisione sul futuro è diventata molto personale. So che ho ancora molto da dimostrare e da insegnare. Perciò quella notte ho deciso Questa è una nuova occasione, una nuova stagione".

    DYBALA E BUFFON - "E' stato detto tanto di questa squadra, e di ciò che potremo fare. Per me, però, quando guardo a Dybala e Buffon penso a loro come i simboli di questa squadra. Dybala è un ragazzo brillante che deve iniziare il suo quinto anno a scuola. Buffon invece deve prendere il Master in vista del Mondiale. Uno la cui carriera è in rampa di lancio, uno che vuole lasciare un'eredità importante al termine della sua".

    TIREREMO VIA LE SCORIE - "So che potremo lavarci via di dosso le scorie di Cardiff e fare anche una grande Champions League. Perciò ora proveremo a mettere in scena una nuova opera. La cosa buona della prima della Scala è che ogni anno c'è uno show differente.".


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