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  • Allegri, ma quale circo: contro il Napoli la Juventus deve anche divertire

    Allegri, ma quale circo: contro il Napoli la Juventus deve anche divertire

    • Marco Bernardini
    Massimiliano Allegri è certamente un professionista preparato ed è anche sufficientemente uomo di mondo attento ai mutamenti sempre più celeri della nostra società. Proprio per queste ragioni ho provato un acuto fastidio, quasi epidermico, quando nelle scorse ore l'ho sentito pronunciare durante la canonica conferenza stampa una frase francamente infelice. Questa: "Chi è in cerca di divertimento vada al circo". Un intervento a mio avviso fuori luogo per due motivi. Il primo di natura storica. Il secondo di carattere comportamentale.

    C'è stato un tempo in cui per l'impiego del tempo libero le occasioni di divertimento era davvero possibile contarle sulle dita di una mano. Parlo, naturalmente della gente comune e dei loro figli le cui abitudini di svago consistevano in lunghe passeggiate nel parco, un cono gelato, un giro sulla giostra, il teatro dei burattini, il cinema un sabato sì e l'altro no, la pizza ogni quindici giorni e il ristorante una volta al mese come massimo del lusso. Poi accadeva, specialmente sotto le feste grandi, che in città arrivava il circo equestre. Lo spettacolo tanto atteso da adulti e piccini intorno al quale nascevano addirittura delle leggende. La più famosa quella poi messa in musica dallo chançonnier torinese Gipo Farassino che raccontava di una casalinga che lascia marito e figli per scappare con la compagnia americana circense di Buffalo Bill in tourneè italiana. Dai Togni ai Medrano e dai Barnum agli Orfei, sotto quei tendoni il ceto sociale medio-piccolo coccolava i suoi sogni tra nani, trapezisti, clown, domatori e donne cannone. Atro non c'era. Un poco alla volta, non soltanto per l'arrivo di nuove forme di svago e con l'aiuto di Federico Fellini e le sue maschere, il Circo ha perso il suo fascino trasformandosi in un genere che mette addosso una tristezza infinita. Non c'è proprio nulla di divertente nel vedere animali schiavizzati e lanciatori di coltelli. Sicchè, non vi è nulla di più sbagliato nell'invitare il pubblico ad andare al circo per trovare un paio di ore di buonumore. Fin qui, comunque, la battuta di Allegri ci potrebbe anche stare come espressione di luogo comune.

    Vista dall'angolazione del tifoso, invece, l'uscita diventa alquanto irriguardosa. Il gioco del pallone e non soltanto da oggi (anche se ora molto più di ieri) è soprattutto spettacolo. Il pubblico, in quanto fruitore terminale e ben pagante, ha pieno e assoluto diritto di poter assistere ad una rappresentazione degna del nome degli attori e adeguata al costo del biglietto. Il divertimento e il conseguente appagamento non sono figli soltanto del successo matematico e cioè del risultato positivo ma anche, se non soprattutto, della bellezza "artistica" in senso sportivo. E più la "compagnia" è di fama in virtù di grandi e superpagati attori maggiore è il diritto del pubblico nel pretendere spettacolo autentico. Sotto questo aspetto la Juventus rappresenta il meglio, almeno a livello nazionale, e il suo "regista" in questo caso Massimiliano Allegri ha il sacro dovere di fare in modo che l'esibizione, anche sul piano estetico, sia adeguata alla fama del gruppo che lui manda in scena. In caso contrario è come andare a vedere una troupe di attori-mattatori celebri e celebrati per poi assistere ad uno spettacolo da burattini-dilettanti senz'anima.

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