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  • Allegri non è confuso, ma il ritorno alla difesa a 3 non basterà: questa Juve è di gran lunga inferiore al Chelsea
Allegri non è confuso, ma il ritorno alla difesa a 3 non basterà: questa Juve è di gran lunga inferiore al Chelsea

Allegri non è confuso, ma il ritorno alla difesa a 3 non basterà: questa Juve è di gran lunga inferiore al Chelsea

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Massimiliano Allegri non è per nulla confuso. Anzi sa con certezza chi deve schierare questa sera contro il Chelsea, ma sa anche che chiunque vada in campo, difficilmente potrà regalargli un risultato positivo. E non solo perché il Chelsea è campione d’Europa in carica e la Juve da due stagioni si ferma agli ottavi. Piuttosto perché la Juve è di gran lunga inferiore all’avversario e senza Dybala e Morata lo è anche di più. E’ vero che anche il Chelsea è privo di Kantè, Pulisic, Mount e James. Tuttavia la sua rosa è più folta e, soprattutto, più qualitativa di quella juventina.

Fatta questa premessa, la partita va giocata e, secondo me, i bianconeri l’affronteranno con la difesa a tre (De Ligt, Chiellini, Bonucci), più due esterni sulle fasce (Cuadrado a destra e Alex Sandro a sinistra), davanti Chiesa affiancherà Kean. In questo caso Allegri, come ama per metodo, avrebbe tre possibili titolari pronti a subentrare in ciascun reparto: Danilo per la difesa, Rabiot o Bernardeschi a centrocampo, Kulusevski in attacco. Ovviamente il 3-5-2 non è il solo modo possibile per affrontare una squadra forte, ma conoscendo Allegri e la sua propensione al difensivismo mi sembra la soluzione più probabile. Anche perché, dalla parte opposta del campo, Tuchel schiererà una difesa a tre, quattro centrocampisti e tre attaccanti, di cui Lukaku è il più pericoloso e, quasi certamente, se la vedrà con Chiellini. Mettersi a specchio, cercando una superiorità numerica a centrocampo, è un’opzione che va considerata prioritaria.

Il Chelsea, nell’ultimo turno di Premier, ha perso la sua prima partita stagionale (0-1 in casa dal Manchester City di Guardiola) e, per ammissione dello stesso tecnico tedesco, non ha giocato la solita partita. Anzi, ha avuto difficoltà ad uscire dalla propria metacampo e non ha mai tirato in porta in più di novanta minuti di gara. Sembrerebbe il principio di una crisi o, comunque, di un momento difficile. Ma io diffido sempre delle squadre inglesi che perdono la partita precedente. Hanno un orgoglio e uno spirito di reazione eccezionali. In ogni caso per fare l’impresa ci vorrebbe una Juve anche psicologicamente al massimo. Non questa paurosa, esitante, indifesa e contraddittoria che abbiamo visto finora, ma non certo ammirato. 

Il risultato, per quanto scontato viste le condizioni generali della squadra e i suoi problemi anche con i rivali meno forti del nostro campionato, inciderà molto sulla classifica perché, in teoria, dovrebbe permettere agli inglesi di staccarsi, lasciando la lotta per il secondo posto del girone H la Juventus e lo Zenit San Pietroburgo. Mi sbaglierò, ma mi sembra di percepire sia alla vigilia di questa partita, sia in generale nei confronti della Champions, segnali di grande sfiducia. Come se anche l’impresa di superare il girone fosse diventata all’improvviso troppo ardua per una squadra che fatica a battere lo Spezia o la Sampdoria in campionato. I tifosi sono afflitti, il tecnico sorpreso dalle difficoltà incontrate, il club alle prese con una situazione economico-finanziaria difficile. E’ come se dopo Ronaldo, la Juve avesse bisogno di rallentare, rifiatare e riflettere. Il tutto a poco più di un mese dall’avvio della stagione che ha spinto la squadra ai margini delle proprie conclamate ambizioni (lo scudetto) e aperto voragini di interrogativi su quel che sarà, quando e in che modo.

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