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  • 'Ecco perché la Spagna vince'

    'Ecco perché la Spagna vince'

    Allenatore di prima categoria, laureato presso la facoltà di Scienze Motorie di Roma. Ha vissuto in Spagna per più di sei anni, precisamente a Granada dove ha frequentato i corsi per diventare allenatore professionista e nello stesso tempo ha avuto occasione di collaborare con diverse Società come allenatore e preparatore dei portieri nel calcio giovanile compreso il Granada C.F. dove ha lavorata per tre stagioni. In questi anni inoltre ha seguito da vicino due squadre professionistiche: l’Almeria e il Granada per studiare la metodologia dell’allenamento utilizzata da due tecnici che in Spagna godono di grande stima, sono Juan Manuel Lillo e Oscar Cano. Questo è Marco Monteleone, che ai microfoni di Calciomercato.com si confessa così.

    Buongiorno Mister, ha riscontrato delle differenze tra il calcio italiano e quello spagnolo?

    Negli ultimi anni in Spagna il calcio è cresciuto tantissimo avendo come riferimento il Barcellona e la Nazionale di Del Bosque, che stanno offrendo un gioco non solo bello a vedersi ma anche molto efficace. In linea di massima in Spagna l’atteggiamento della maggior parte delle squadre è quello di voler proteggere la palla, le fasi d’attacco e di difesa sono caratterizzate dal fatto di voler mantenere o recuperare il possesso palla per poter controllare il gioco, mentre in Italia si predilige la protezione degli spazi per poi approfittare di eventuali errori degli avversari, anche se la Nazionale di Prandelli sta cambiando questa tendenza. Ripeto, in Spagna il gioco è orientato verso la protezione del pallone mentre in Italia si preferisce proteggere gli spazi davanti alla propria porta.

    Per quanto riguarda la metodologia dell’allenamento che cosa ci può dire?

    Questo argomento risulta molto interessante perché ho riscontrato diverse novità rispetto alle metodologie utilizzate in Italia. Nel nostro Paese siamo abituati a vedere il calcio come una somma di fattori che influiscono sul rendimento del giocatore e sull’esito della partita, quindi si allena la dimensione fisica, tattica, tecnica e psicologica separatamente, sperando di ottenere vantaggi sulle altre dimensioni e sul rendimento del giocatore. In Spagna con l’allenamento strutturato (metodologia nata a Barcellona) e la periodizzazione tattica (metodologia portoghese nata a Oporto e molto diffusa in Spagna) cambia la visione della natura del calcio, considerato come fenomeno complesso dove i vari elementi che lo compongono non possono essere analizzati separatamente; quindi anche la squadra si considera come un sistema complesso dove le sue parti (i giocatori) formano una rete di relazioni che influiscono sulla squadra e nello stesso tempo la squadra influisce sul giocatore, dunque per rispettare la natura complessa della squadra di calcio e del giocatore i contenuti della seduta d’allenamento includono la dimensione tecnica, tattica, fisica e psicologica nello stesso tempo senza dimenticare l’imprevedibilità del gioco che deve essere sempre presente nelle varie esercitazioni proposte. Non si esclude però la possibilità d’intervenire analiticamente nelle varie dimensioni per compensare alcune lacune del singolo giocatore.

    Lei ci ha parlato di allenamento strutturato e periodizzazione tattica, in cosa si differenziano?

    L’allenamento strutturato ha come riferimento la complessità del giocatore mentre la periodizzazione tattica è orientata verso la complessità del gioco della squadra, del suo modello di gioco. Io personalmente utilizzo la periodizzazione tattica per pianificare la stagione. In questa metodologia l’obiettivo principale è l’assimilazione dei concetti del modello nelle diverse fasi e sottofasi di gioco, è importante proporre esercitazioni dove le fasi di possesso e non possesso siano legate fra loro per rispettare la natura stessa del calcio.

    Quindi tutto gira attorno al modello di gioco?

    Si, il modello di gioco deve guidare tutto il processo d’allenamento; vorrei, inoltre, sottolineare che il modello deve essere frutto delle idee calcistiche dell’allenatore ma soprattutto delle caratteristiche dei giocatori che in maniera quasi involontaria creano connessioni significative tra di loro che “modellano” il modello di gioco.

    Se la dimensione fisica viene allenata insieme alle altre dimensioni, il ruolo del preparatore atletico non diventerebbe ininfluente?

    No, il preparatore atletico in questo caso risulterebbe ancora più importante, il suo intervento però non sarebbe separato da quello dell’allenatore; per questo motivo, a parte le conoscenze fisiologiche e metodologiche, deve avere anche conoscenze di natura tattica per poter disegnare con l’allenatore allenamenti più complessi e inseriti nel contesto del modello di gioco. Anche nella parte riservata al lavoro complementare e di prevenzione degli infortuni il preparatore svolge un ruolo fondamentale.

    E’ possibile utilizzare questa metodologia in Italia?

    Chiaro, il calcio è calcio in Spagna come in Italia, deve cambiare però il punto di riferimento ovvero la consapevolezza di essere immersi in una realtà complessa e imprevedibile dove tutto interagisce.

    Questa metodologia solitamente è gradita al calciatore perché le richieste sono sempre contestualizzate allo sport che ama, il giocatore è il vero protagonista della seduta d’allenamento.

    Lei sarebbe disponibile a portare queste tecniche di allenamento in Italia?

    Sarebbe il mio più grande desiderio; dopo tanti anni di esperienza in Spagna, mi piacerebbe portare in Italia il mio bagaglio tecnico per metterlo a disposizione di una squadra professionistica, anche partendo dal settore giovanile. Sto anche traducendo in italiano dei libri sugli argomenti di cui sopra scritti in lingua spagnola.

    Se qualcuno volesse contattarla come può fare?

    Può scrivermi al mio indirizzo di posta elettronica: marco.monteleone@hotmail.it

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