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  • Anche col Giro d'Italia facciamo ridere l'Europa: buche, a Roma non si corre
Anche col Giro d'Italia facciamo ridere l'Europa: buche, a Roma non si corre

Anche col Giro d'Italia facciamo ridere l'Europa: buche, a Roma non si corre

  • Marco Bernardini
C’è ben poco da dire, ma c’è tantissimo su cui riflettere. Ci siamo giocati la faccia, in diretta televisiva con mezzo mondo, anche con un prezioso simbolo sportivo del nostro Paese. Il Giro d’Italia che avrebbe dovuto concludersi a Roma è stato invece “neutralizzato” dagli organizzatori i quali si sono visti costretti ad ascoltare la “voce del plotone” la quale, attraverso la figura del corridore Viviani, rifiutava di gareggiare oltre per le strade della capitale disseminate di pericolose buche. Così arrivavano sotto il traguardo i girini, tutti insieme ben compatti e a pedalata da gita turistica con i bambini. Froome si godeva il successo in rosa. L’Europa sghignazzava per la figura di palta rimediata dall’amministrazione capitolina.

Il Giro era partito da Israele e qualcuno aveva espresso timori per una scelta che avrebbe potuto avere conseguenze anche gravi semmai, nei pressi del confine con la striscia di Gaza dove sopravvivono i palestinesi in uno stato di apartheid, i guerriglieri di Hamas avessero cercato di realizzare un clamoroso colpo ad effetto. Non è accaduto nulla e neppure le sabbie del vicino deserto hanno infastidito più di tanto la carovana. Così come, anni prima, con il Giro che partiva dalla Grecia nessuno aveva avuto da ridire sulle condizioni delle strade di Atene che pure è la capitale di una nazione che sta pagando duramente il default e che i nostri politici agitano come spettro per il nostro futuro.

Che a Roma oramai da tempo le strade si aprano in due come una cozza o che i pullman prendano fuoco ed esplodano è fatto tristemente risaputo oltreché sperimentato quotidianamente dai cittadini loro malgrado. La cosa buffa, se così si può definire, è che alla vigilia della tappa conclusiva il Comune di Roma con un documento firmato dalla sindaca Virginia Raggi aveva assicurato che almeno lungo il percorso ufficiale il manto stradale era stato perfettamente ripristinato. Meglio che niente, si pensava. Invece il “disastro” è finito in mondovisione facendoci arrossire e anche un poco vergognare. I francesi, specialmente loro che si incazzavano quando vinceva Bartali, avranno goduto un sacco pensando che mai il loro “Tour” potrebbe venir interrotto a Parigi prima che la carovana percorra il grande viale che porta all’Arco di Trionfo.

E’ accaduto nella nostra capitale e nella prima parte del Terzo Millennio proprio poche ora prima che il premier incaricato Conte salisse al Colle per tentare di convincere il il presidente Mattarella che il professor Savona non è il diavolo e che la nostra posizione in Europa non verrà messa in discussione. Purtroppo la domanda è un’altra: l’Europa sa ancora cosa farsene di noi dopo l’ennesima dimostrazione di efficientismo italico? Dal tenore delle risate che arrivano con il vento i dubbi aumentano. 
 

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