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  • Ancora Giampaolo: 'Priorità alla Samp, non ho ricevuto offerte. Vi spiego il mio calcio'

    Ancora Giampaolo: 'Priorità alla Samp, non ho ricevuto offerte. Vi spiego il mio calcio'

    • Lorenzo Montaldo
    Oggi, 27 marzo 2019, Marco Giampaolo festeggia una sorta di compleanno particolare. Sono infatti mille giorni che l'allenatore blucerchiato siede sulla sua panchina, quella della Sampdoria. Un dettaglio che il mister di Giulianova ritiene "Emozionante". "Potrebbe essere il numero giusto per tracciare un bilancio" aggiunge. "Potrebbe, perché non può essere completo, questa stagione è ancora in corso, può ancora raccontare tanto, tutto" ha spiegato a La Repubblica. "Mi guardo volentieri alle spalle, perché sono stati mille giorni intensi, di bonaccia, l’ideale per uno come me che si considera un velista, alcuni difficili, molti con il vento in poppa, in un mestiere, l’allenatore, che per definizione è precario, in cui puoi durare una settimana, altro che tre anni. Avrei tantissime cose da raccontare, ma è passato, nella mia testa viene sempre cancellato dal presente. Ora è su questo che sono concentrato, sulle prossime partite, anzi, più di tutti sulla prossima, la prima, quella con il Milan, su come chiudere la stagione. È stato un lavoro lungo e faticoso, io, il mio staff, i giocatori con le loro qualità e la loro disponibilità, la società che mi ha sempre sostenuto, i tifosi che mi riempiono sempre d’affetto, tutto il mondo Samp ha costruito un bel quadro, ma manca l’ultima pennellata. Non possiamo lasciarlo incompiuto".

    Una frase, quella di Giamapaolo, che sa molto di Europa: "È un obiettivo, un sogno, ma la pennellata non abbraccia solo i risultati, ma il nostro modo di essere. La capacità di non subire la partita, d’imporre la nostra forza, la continuità di risultati, che poi completa la nostra autostima, la consapevolezza di chi siamo e di dove vogliamo arrivare. Un salto di qualità mentale". Una promessa che Giampaolo aveva fatto a suo tempo: "Torniamo pure indietro, ad uno dei mille giorni: cosa dissi due anni fa, alla prima stagione? Datemi due anni e vedrete una grande Samp. Ci credevo, ci speravo. Però non puoi evitare il confronto con i risultati, è normale. Ho avuto la fortuna di avere un presidente come Ferrero e una società come la Sampdoria alle spalle: siamo cresciuti tutti insieme, anche a livello di strutture, mi auguro che i lavori a Bogliasco possano concludersi presto per sfruttarli al meglio. Non sono ipocrita, né voglio peccare di piaggeria. Con la società non è stato subito così, o meglio, tutto era nei limiti, ma la Samp, quando sono arrivato, era reduce da un campionato faticoso, aveva rischiato di retrocedere, ed è normale che il presidente fosse molto attento, molto presente, che s’informasse, anche se non ha mai fatto ingerenze, nemmeno nel momento che io reputo il più difficile della mia storia alla Samp, dopo l’uno a uno di Pescara, prima del derby, il mio primo derby, quello in cui ho fatto 'all in', mi sono giocato tutto, abbiamo vinto senza portare la squadra in ritiro il giorno prima, abbiamo svoltato ed è per quello che, anticipo la sua domanda, nei mille giorni è la vittoria che ricordo più volentieri. Perché è anche da lì che è partito tutto".

    Grandi elogi anche per la figura di Ferrero, che Giampaolo apprezza particolarmente. "Ferrero era un buon presidente, mi controllava, ma senza fiato sul collo. Giusto, dovevo guadagnarmi credibilità. Da quel derby è cambiato parecchio, mi ha consegnato le chiavi di Bogliasco, si fida, non chiede mai niente di tecnico. Se per un calciatore gli dicessi, o me o lui, mi risponderebbe con il suo modo scanzonato: che mi chiedi, tu, no? Ma io non mi presto a certi giochini. Ogni decisione deve essere condivisa. C’è la società e poi ci sono io. E sopra ad ogni cosa c’è la Sampdoria. Lo ripeto sempre nello spogliatoio: mai un interesse mio o di un singolo giocatore può permettersi di andare contro l’interesse del club. Qualunque sia, è meno importante". Imprescindible in tutto ciò la figura di Osti: "Carlo? A 36 anni, senza ancora il patentino, mi ha consegnato il Treviso, mi ha messo sulla panchina di una squadra di serie B. Assieme al mio staff è quello che conosce meglio il mio modo di pensare il calcio. La Samp ha uno scouting eccezionale, scova giocatori potenzialmente fortissimi, ma alla fine il giudizio di Osti è  fondamentale. Ne compra uno e mi dice: questo è adatto al tuo gioco, è quello che ti serve. Un esempio per tutti: Murru. Lo ha voluto fortemente. Arriva in ritiro, è spaesato, non è al meglio fisicamente, inizia e non ne azzecca una. Gli dico: ma chi mi hai portato? E lui: tu insegnagli e vedrai. Ora, dopo un anno e mezzo, è facile dire che Murru è un altro giocatore. Aveva ragione, è cresciuto tantissimo. E’ uno dei più forti esterni sinistri in circolazione e spero possa finire in nazionale".

    Spesso però Giampaolo si è 'lamentato' del mercato, e dei nuovi arrivi: "Quando dico che i miei giocatori sono bravi e di loro sono fiero, è perché so quanto sia difficile la mia idea di calcio. Per giudicare devo allenarli, tutti i giorni. Rilancio: dopo qualche settimana, Andersen non giocava mai, di lui ho detto, è il nuovo Skriniar, difensore che oggi l’Inter valuta cento milioni. Siamo migliorati molto, ma ho avuto la fortuna di disporre di giocatori fortissimi, Muriel, Torreira, Schick, Bruno Fernandes, Skriniar, Quagliarella, Barreto. Sarebbe bello se la Samp potesse tenerli tutti, per il salto di qualità mentale che fa un club che non vuole solo valorizzare: ma sono scelte della proprietà, non di un allenatore che ha trovato in Andersen e Praet due calciatori che migliorano la mia stessa idea di calcio. Lei ha citato Ekdal, eccezionale. E Linetty? Cresciuto pure lui, come Sala, Colley, Ramirez, Defrel, Caprari, Bereszynski, Saponara, Tonelli, il bambino Vieira, Gabbiadini che si sta mettendo in linea con il nostro calcio".

    Anche in questo caso, non si può negare a Giampaolo una domanda sul futuro: "Non dovrei rispondere, lo ho imposto ai miei calciatori. Il futuro per tutti è la Samp, del mercato si parla a giugno. La Samp non deve essere lo strumento per la gloria personale, ma il mezzo per quella collettiva. Non ho ricevuto offerte, non ne cerco, i soldi nelle mie decisioni sono sempre entrati poco e questo riguarda anche l’anno di contratto con la Samp che ancora ho. Sto bene qui. Non ci sono problemi di motivazioni, spesso abbiamo rifatto la squadra, gli stimoli si trovano sempre, vanno equlibrati con gli obiettivi. Né di rapporto con i giocatori, il gruppo è sano. Devo solo stare attento a non “sporcare” il mio rapporto con la società e con la squadra, non posso permettermi un’uscita dalla porta di servizio. Mai. Vediamo come finisce la stagione, poi ci metteremo a tavolino e capiremo cosa vogliamo fare. La Samp sarà sempre la mia priorità. Tecnica e morale".

    Giampaolo ha anche alcuni giocatori con cui sente di doversi 'scusare': "Diversi. Ai giocatori dico sempre: siate irreprensibili nei comportamenti e mettetemi in difficoltà nelle scelte. Così se non giocano, è colpa mia. Senza farlo apposta sono costretto a non ripagarli. Uno? Capezzi. Perché è passato. Sul presente aspetto: Ferrari, non ha mai sbagliato una seduta, Rafael, Belec. Eccezionali. Ma la stagione non è finita - conclude -c’è tempo per chiedere scusa".  

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