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  • Antidoping: Licciardi, pene finto e urina pulita. Ma l'hanno beccato

    Antidoping: Licciardi, pene finto e urina pulita. Ma l'hanno beccato

    • Francesco Saverio Intorcia

    Il trucco nelle mutande era francamente troppo vecchio per eludere l'antidoping.
    Devis Licciardi, fondista dell'Aeronautica Militare, ci aveva provato sabato a Molfetta, dopo il campionato italiano di 10 km su strada: si era presentato al controllo con un pene finto negli slip, pieno di urina pulita. Domani dovrà rispondere alla Procura antidoping. Varesino, 27 anni, aveva da poco stabilito il nuovo personale sui 3mila siepi a Brugnera.

    Se condannato, sarà solo l'ultimo dei furbetti della provetta, una lunga lista di agenti segreti della pipì, armati di marchingegni da 007, ma anche ideatori di scuse fantastiche e imbarazzanti.

     

    Michel Pollentier, onesto gregario belga, vinse a sorpresa il Giro del '77. Lo beccarono l'anno dopo al Tour, all'Alpe d'Huez: sotto la maglietta, una vescica artificiale. Il trucco della peretta nell'accappatoio lo raccontò pure Carlo Petrini ("Nel fango del dio pallone"), che svelò anche il sistema del rubinetto: «Dottore, lo apro per avere lo stimolo», e intanto il giocatore riempie d'acqua la provetta, per diluire l'urina. Desueto ma non ancora tramontato, il kit con il pene di plastica si compra sul web: costa circa 130 euro, è disponibile in cinque diverse tonalità, si collega a un serbatoio di urina sintetica da inserire nell'ano. Con una carta di credito e senza tante domande si acquistano anche sieri diluenti a base di amminoacidi e fruttosio. Per pulirsi la vescica e la coscienza.

     

    Ci sono i metodi scientifici: l'ex medico dell'Us Postal Prentice Steffen raccontò a

    L'Equipe l'importanza dei "vampiri", medici che prelevavano il sangue prima della fascia oraria dei controlli, per abbassare l'ematocrito.

     

    Ma è nulla in confronto al capitolo delle giustificazioni più insolite (e spesso accolte) portate in giudizio. Il nandrolone, per dire, si nasconde dappertutto. Bucchi e Monaco del Perugia diedero la colpa alla carne di cinghiale, Fernando Couto a uno shampoo, Edgar Davids allo sciroppo per la tosse, Linford Christie all'avocado, il mezzofondista Dieter Baumann al dentifricio, il campione di bob Lenny Paul al ragù alla bolognese. Colpa delle fettuccine anche la positività di Peruzzi e Carnevale alla Fentermina: dichiararono di aver assunto pillole per smaltire la pastasciutta. Di recente, Alberto Contador se l'è presa con la bistecca spagnola.

     

    Ai Giochi di Atene, invece, i velocisti greci Kostas Kenteris ed Ekaterini Thanou sparirono e simularono un incidente in moto per prendere tempo: il loro uomo in laboratorio non poteva operare. La squadra Pdm, sospettata di doping, lasciò il Tour del '91: i ciclisti stavano male, maledetta aria condizionata.

    Spesso i valori anomali vengono motivati con la focosità a letto. Il marciatore spagnolo Daniel Plaza imputò tutto al sesso orale con la moglie incinta (stessa motivazione poi usata da una campionessa di ciclismo con testosterone in eccesso), lo sprinter Dennis Mitchell tirò in ballo una notte tutta sesso per il compleanno della moglie, LaShawn Merritt la necessità di alzare le prestazioni nel talamo, la nuotatrice Astrid Strauss un cestino di fragole un po' troppo afrodisiache, il ciclista tedesco Christian Henn una tisana della suocera per la virilità, stessa ragione per cui Adrian Mutu giustificò la cocaina (che Gilberto Simoni invece trovò nelle caramelle del Perù di una zia suora: assolto).

     

    L'importante è negare, anche se a casa o in macchina hai una farmacia: il ciclista lituano Rumsas disse che erano medicine per la suocera, il belga Vandenbroucke per il cane. Allo specialista di ciclocross De Clercq trovarono i diari di allenamento con le sostanze assunte: disse che stava lavorando a un romanzo. Una storia di fantasia, già.

     


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