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  • Antonioli, dai guanti ai guantoni

    Antonioli, dai guanti ai guantoni

    Dai guanti ai guantoni, dai pali alle corde: prima difendeva la porta dagli affondi degli attaccanti, adesso Francesco Antonioli si deve guardare da ganci e jab di pugili provetti. La boxe è la nuova passione di “San Francesco”, il calcio invece un vecchio amore al quale forse si sta rassegnando a dover rinunciare.
    Antonioli innanzitutto, quando è iniziata questa passione?
    «Ho iniziato a settembre, alla fine della mia prima estate da disoccupato e ormai è qualche mese che due volte a settimana mi vado ad allenare in palestra».
    Come mai proprio la boxe? Era una sua vecchia passione?

    «Sinceramente no, non era uno sport che conoscevo. Ho iniziato per curiosità e dopo aver provato mi sono accorto che mi trovavo bene. In più si fatica, ci si allena bene e questo mi permette di tenermi in forma».
    Lei parla di ‘tenersi in forma’. Spera ancora di trovare squadra?
    «Francamente ho un po’ perso le speranze. Ho una certa età e sono fermo da ormai un po’ di tempo. Non è mai facile rientrare nel giro: più passa il tempo e più è dura. Io comunque mi rimetterei in gioco solo ed esclusivamente per una squadra».
    Di che squadra sta parlando?
    «Il Cesena, senza dubbio. Non ho più intenzione di spostarmi, di andare lontano da qui. Se torno, è solo per una chiamata dei bianconeri. Ormai però ho perso le speranze e anche se mi farebbe molto piacere, ma non voglio farmi illusioni».
    Quando Bisoli è tornato a Cesena sperava in una chiamata?
    «Io sono rimasto sempre con i piedi per terra, anche perché non c’è mai stato nulla di concreto. C’erano state delle voci, ma non c’è mai stato un contatto reale. In più adesso Belardi sta facendo benissimo e non credo che ora i bianconeri abbiano bisogno di me».
    Sta seguendo il campionato bianconero?
    «Certo, io adesso mi sento e sono cesenate a tutti gli effetti. L’inizio è stato difficile, ma il campionato è ancora lunghissimo e c’è tempo per risalire e migliorare».
    Pensa che Bisoli sia l’uomo giusto per i bianconeri?
    «Assolutamente sì. Il mister conosce la piazza e la piazza conosce lui. È la persona più adatta per superare queste difficoltà, ed ho tanta fiducia nel suo lavoro».
    Come mai Bisoli non è mai riuscito ad imporsi anche in serie A?
    «Nella massima serie gli allenatori hanno meno tempo per far vedere quanto vale il loro lavoro. C’è meno tempo e presidenti e tifosi hanno meno pazienza. Questo può essere il motivo per cui le sue due ultime avventure non sono andate per il meglio».
    Forse ha pagato il fatto di trattare tutti allo stesso modo, non badando troppo ai ‘nomi’. Con lei come si è comportato?
    «Mi ha sempre trattato come tutti gli altri. Senza fare alcuna distinzione, solo perché avevo alle spalle una carriera importante. Penso che questo sia un suo grande pregio: il nome non conta, conta solo quello che un giocatore fa vedere in allenamento. Questo fa sentire tutti importanti ed uno dei segreti per mantenere il gruppo unito. Il gol vittoria contro il Grosseto con cross di Tabanelli e gol di Rodriguez è l’emblema del suo modo di lavoro».
    Per chiudere, che idea si è fatto del campionato di Ravaglia?
    «Nicola ha avuto molta sfortuna. Innanzitutto ha giocato nel momento peggiore della stagione, quando andava tutto storto. In più è arrivato Bisoli che non lo vede troppo bene e che ha trovato in Belardi un punto fermo su cui ricostruire la difesa».


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